Miramare, cadono le accuse per la Marcianò: l'ex assessore ne esce a testa alta

La sentenza della Corte d'Appello dà ragione all'avv. Marcianò: assolta con formula piena. Pienamente accolta la tesi dell'avv. Milasi

Ne esce indenne dal processo in Appello sul caso ‘Miramare‘, l’avv. Angela Marcianò.

Cadono le accuse di falso e abuso d’ufficio. Nel primo caso perchè il ‘fatto non sussiste’, nel secondo perchè ‘non commesso’.

La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha chiarito la posizione della prof.ssa Angela Marcianò.

Ricordiamo come l’ex assessore, l’8 luglio 2019, è stata licenziata a sua richiesta nelle forme del rito abbreviato definito con sentenza di condanna ad un anno di reclusione per entrambi i titoli di reato (concorso in abuso d’ufficio e falso).

Avverso quella sentenza, l’avv. Renato Milasi, ha proposto ricorso in appello nel novembre del 2019, mentre le posizioni degli altri imputati sono state giudicate in ordinario dibattimentale avanti al Tribunale collegiale.

Il caso Miramare riguarda la concessione tramite affidamento diretto del noto e centralissimo albergo, senza bando pubblico né avviso alcuno, all’imprenditore Paolo Zagarella, ritenuto amico del sindaco oggi sospeso Giuseppe Falcomatà.

Angela Marcianò dunque ne esce a testa alta, contrariamente a quanto avvenuto per tutti gli altri imputati, condannati lo scorso 8 novembre dai giudici della prima sezione che hanno confermato la condanna, anche se le pene sono stata ridotte.

“Il giorno successivo la lettura del dispositivo di condanna, è stato notificato alla prof.ssa Marcianò, ed a me quale suo difensore in primo grado, il decreto di citazione a giudizio in appello, avanti alla seconda sezione penale della Corte d’Appello in Sede, Pres. Tarzia, Consiglieri Lauro e Di Landro, e l’appello è stato discusso il 2 dicembre 2002, PG Ignazitto, applicato al processo dal Procuratore Generale, il quale ha chiesto la conferma della condanna per l’abuso d’ufficio e l’assoluzione per il falso ideologico – spiega ai nostri microfoni l’avv. Milasi – Insieme al mio collega di difesa, avv. Prof. Diego Foti, del Foro di Messina, sono stati discussi i motivi di gravame”.

In particolare gli avvocati hanno sostenuto in primis come la prof.ssa Marcianò era stata giudicata e condannata in applicazione del vecchio testo dell’art.323 del codice penale, poi rimodulato significativamente nel luglio 2020 con restrizione dell’area di reità. Vi era stata poi, sulle posizione dei concorrenti materiali del reato di falso ideologico, una sentenza definitiva di assoluzione, della quale non era sicuro che spiegasse effetti anche sulla posizione da esaminare.

Il Collegio dopo una lunga camera di consiglio, in accoglimento dei punti di censura della difesa, e respingendo le deduzioni del S. Procuratore generale applicato, che invocava la conferma della condanna, ha deciso invece per l’estraneità dell’appellante prof.ssa Marcianò dalla commissione del reato di abuso d’ufficio (la delibera Miramare del 16 luglio 2015), e per l’insussistenza del fatto in relazione al reato di falso ideologico.

Adesso si attendono tra 90 giorni le motivazioni per comprendere meglio i motivi che hanno spinto la seconda sezione penale all’assoluzione dell’ex assessore della prima giunta Falcomatá Angela Marcianó.