Op. Atto Quarto: gli ordini dal carcere e gli accordi tra Libri, De Stefano e Tegano

Uno degli indagati è risultato ricoprire una sorta di veste di ministro degli esteri. Novità sul tentato omicidio Baggetta

In ordine agli assetti del gruppo criminale, l’attività investigativa messa in campo dalla squadra mobile di Reggio Calabria ha posto in evidenza, nell’ambito dell’operazione “Atto Quarto” la persistente operatività di MANGIOLA Edoardo, capo del locale di Spirito Santo, già detenuto perché tratto in arresto nel corso dell’operazione Malefix, che attraverso l’utilizzo di telefoni cellulari abilmente modificati e introdotti all’interno degli istituti di pena ove era recluso, con la fattiva collaborazione del figlio MANGIOLA Beniamino, continuava a dare disposizioni ad alcune dei più fidati sodali quali PALMISANO Francesco, SICLARI Domenico, BELFIORE Caterina e BARBARO Ernesto.

Nonostante l’accertata operatività del predetto MANGIOLA, il suo stato di detenzione e quello del capo cosca LIBRI Antonio, a cui, con l’ordinanza eseguita oggi vengono contestati nuovi episodi estorsivi, hanno imposto di affidare la reggenza della cosca a VOTANO Antonino, vertice della ndrina di Vinco e Pavigliana.

L’indagine, inoltre, ha fatto emergere l’operatività, in seno alla cosca LIBRI, di un’ulteriore articolazione, ossia quella di San Cristoforo, territorio limitrofo a quello di Spirito Santo, al cui vertice, secondo la ricostruzione investigativa, è posto DOTTA Filippo, che in virtù del suo ruolo è deputato anche alla gestione delle attività estorsive.

Nella medesima area territoriale è stata censita, dopo la sua scarcerazione, l’attivismo criminale di BIANCHETTI Claudio, vero e proprio braccio operativo della cosca, che per come documentato dalle indagini si relazionava costantemente ed in maniera riservata, con l’attuale reggente VOTANO Antonino.

Nel territorio di Gallina, invece, anch’esso sotto l’influenza della cosca LIBRI, i referenti sono stati individuati nei fratelli QUATTRONE Emanuele e QUATTRONE Vittorio, che per la gestione degli affari illeciti si sono relazionati, fino al suo arresto, con LIBRI Antonio e, successivamente, con VOTANO Antonino, ZIMBATO Cristofaro e BIANCHETTI Claudio.

Sul medesimo territorio ulteriori soggetti affiliati sono risultati essere POLIMENO Demetrio e POLIMENO Domenico che nell’arco temporale compreso tra il dicembre 2018 ed il dicembre 2020, su mandato dell’allora capo cosca LIBRI Antonio, inteso Totò, si erano resi responsabili di una serie di estorsioni.

Ulteriore territorio sottoposto all’influenza della cosca LIBRI è quello delle frazioni preaspromontane di Terreti, Straorino ed Ortì, dove il sodalizio opera nel settore delle estorsioni, in simbiosi con i componenti della cosca MORABITO intesi “i Grilli”, attraverso i sodali SERAFINO Carmelo e SERAFINO Pietro Danilo.

Gli accordi con la cosca Tegano De Stefano

L’indagine ha ricostruito ancora il ruolo di uno dei più fidati collaboratori di LIBRI Antonio, CHIRICO Giovanni, che in una sorta di veste di ministro degli esteri è stato delegato soprattutto a gestire i rapporti con gli esponenti della cosca TEGANO, ma anche quello di GULLI’ Antonino, originario di Roccaforte del Greco, già esponente della cosca ZAVETTIERI egemone su quel territorio, rivelatisi essere tra i più fidati luogotenenti di LIBRI Antonio.

Con particolare riferimento agli accordi con la cosca DE STEFANO – TEGANO, le interlocuzioni con gli esponenti apicali della stessa, Carmine DE STEFANO (poi tratto in arresto nell’operazione Malefix), Michele CRUDO (genero del boss Giovanni TEGANO) e Mariano TEGANO ( figlio del boss Pasquale TEGANO), questi ultimi colpiti dalla odierna misura cautelare, sono stati mediati, tra gli altri, dal sodale BILARDI Davide, anch’egli affiliato al sodalizio arcoto e attinto da misura cautelare nel presente procedimento.

A riprova del carisma e delle significative relazioni criminali della cosca LIBRI sono stati censiti, infine, solidi rapporti con le articolazioni di ndrangheta sia del mandamento tirrenico sia del mandamento Ionico.

Oltre al reato di associazione mafiosa ad alcuni degli indagati vengono contestati diversi episodi estorsivi ai danni di imprenditori impegnati nella realizzazioni di lavori ed appalti nei territori di influenza criminale della cosca.

Ad alcuni imprenditori, di converso, viene contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ritenendo che gli stessi avevano stretto un vero e proprio rapporto sinallagmatico con la cosca, versando somme di denaro o assumendo personale segnalato in cambio di protezione e aiuto ad acquisire commesse ed espandere le proprie attività, in alcuni casi anche al di fuori della provincia di Reggio Calabria.

Il tentato omicidio Baggetta

Altra vicenda criminale su cui le indagini hanno fatto, seppur parzialmente, luce è il tentato omicidio posto in essere il 17 maggio del 2017 a Reggio Calabria in pregiudizio di BAGGETTA Antonio. Per tale fatto risultano indagati MANGIOLA Edoardo e DOTTA Filippo, che avrebbero avuto il compito di procurare ed occultare le armi ed il motociclo (poi rinvenuti e sequestrati dagli investigatori della Polizia di Stato) utilizzati per portare a compimento il delitto.

Da evidenziare, infine, che MANGIOLA Edoardo, ancora durante lo stato di detenzione, è risultato attivo anche nel traffico di stupefacente, in particolare cocaina. Sfruttando, infatti, la possibilità di comunicare dal carcere attraverso un telefono abusivamente detenuto, incaricava il figlio Beniamino di recuperare circa 800 grammi di cocaina in un garage sito nel Nord Italia, che veniva poi commercializzata con l’aiuto dei coindagati DI MAURO Sebastiano e SICLARI Domenico.

Alla fase esecutiva dell’operazione hanno fornito ausilio personale della S.I.SCO di Reggio Calabria, della Divisione Anticrimine e dei Commissariati distaccati, delle Squadre Mobili di Bologna, Brindisi, Catanzaro, Cuneo, Verbania, Verona e Udine, Crotone, Cosenza, Enna, Catania, Messina, Siracusa ed equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine di Calabria e Sicilia.