Pedigree, il ruolo di Domenico Morabito, collettore di voti per l’ex consigliere regionale Alessandro Nicolò

Nell’ordinanza di custodia cautelare i rapporti con il politico attualmente detenuto, e con Domenico Sconti

Nell’operazione “Pedigree”, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, non poteva mancare un richiamo agli interessi delle cosche nella politica. Lo stesso procuratore ha infatti sottolineato il ruolo di uno degli arrestati – Domenico Morabito – quale collettore dei voti raccolti dal sodalizio, in occasione delle competizioni elettorali, in favore di candidati graditi alla cosca, fungendo da mediatore tra costoro e gli altri associati. Nell’ordinanza di custodia cautelare si fa riferimento all’ex consigliere regionale Alessandro Nicolò. Il particolare lo si riscontra nella necessità di un incontro tra lo stesso Nicolò ed un altro degli arrestati, Domenico Sconti, “all’epoca già condannato e il cui rilievo criminale era ben noto”.

Gli inquirenti attraverso una serie di intercettazioni ed incontri, vogliono dimostrare l’intraneità e il peso di Domenico Morabito, nella cosca Serraino, in prevalenza operante nei quartieri Cardeto, Arangea e San Sperato. D’altra parte la forza criminale di Morabito deriva, per gli inquirenti, dalla capacità intimidatoria ed assoggettante dalla sua appartenenza alla ‘ndrina Tomaselli, organica alla cosca Serraino, e dal ruolo verticistico svolto in questa dai familiari della propria moglie, Monica Tomaselli.

“Dopo l’arresto di Maurizio Cortese nel 2017 – si legge tra i capi d’imputazione -, sia pure progressivamente escluso dalla diretta partecipazione alle dinamiche operative della cosca (in ragione dei sospetti nutriti sul suo conto dagli altri affiliati, che gli addebitavano delazioni alle forze dell’ordine e lo indicavano come possibile responsabile della cattura del capo cosca latitante), continuava a fornire — ab externo— un contributo concreto, specifico e determinante per il perseguimento delle finalità dell’associazione, nella sua articolazione facente capo a Cortese”.

Collettore di voti

Anche i rapporti con Alessandro Nicolò e Domenico Sconti sono ulteriori elementi che dimostrano, per gli inquirenti, l’intraneità di Domenico Morabito nella ‘ndrangheta.

Giova ricordare che Alessandro Nicolò è in atto detenuto in quanto arrestato nell’ambito dell’operazione Libro Nero, perché ritenuto espressione delle cosche reggine (nella provvisoria imputazione, condivisa dal Giudice per le indagini preliminari e dal Tribunale del Riesame, gli viene contestato di “avere fatto parte dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, in qualità di referente politico delle sue principali articolazioni territoriali (in particolare cosca LIBRI e cosca De Stefano-Tegano del mandamento di Reggio Centro), stringendo uno stabile e permanente accordo con gli esponenti di tali consorterie mafiose e assicurando agli stessi – che gli procuravano ingenti pacchetti di voti in occasione delle consultazioni elettorali (comunali, provinciali, regionali) – benefici di vario genere… e più in generale assumendo la funzione di uomo di riférimento delle cosche presso il Consiglio Regionale della Calabria, la Provincia di Reggio Calabria e il Comune di Reggio Calabria)

Le intercettazioni insomma confermano, per gli inquirenti, che era proprio Morabito a mantenere i rapporti tra Nicolò e gli esponenti apicali della cosca Serraino, al fine di assicurare al politico l’agognato appoggio elettorale della “famiglia” mafiosa.

Il 15 novembre 2014— pochi giorni prima delle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale — Morabito si sentiva telefonicamente con Nicolò. Il rapporto tra i due era di estrema confidenza, tanto che primo appellava “compare” il deputato regionale. Quest’ultimo manifestava insoddisfazione per le modalità con cui Morabito stava gestendo la campagna elettorale in suo favore e lo sollecitava a coinvolgere l’intera “famiglia” ai fini della ricerca di voti.

Morabito tranquillizzava l’interlocutore, assicurandogli il proprio appoggio e, in riconvenzionale, gli preannunciava la visita presso la sua segreteria di un tale “dottore“, raccomandogli un efficace intervento per la risoluzione di problematiche non esplicitate

MORABITO: vedi che sta venendo Nico con il dottore.(…) ascoltami Sandro, lui sta venedo al Matteotti (…) però ti raccomando

NICOLO’: non ti preoccupare stai tranquillo, ciao ciao.

Il “dottore” in questione era il medico Francesco Cellini, “dominus” della clinica “Nova Salus” di Villa San Giovanni e socio di fatto di Morabito.

A distanza di due giorni Morabito inviava un messaggio a Domenico (Mimì) Sconti avvisandolo che “il compare Sandro” aveva necessità di incontrarlo.

Per gli inquirenti Sconti è dirigente ed organizzatore della cosca Serraino, concorrente con Maurizio Cortese, nella gestione apicale del quartiere di San Sperato e dedito alla gestione delle dinamiche criminali coeve all’affermazione del predominio sociale, economico e del controllo territoriale da parte della cosca nell’area aspromontana, con specifico riferimento alla zona che ha come epicentro Gambarie d’Aspromonte.

Il giorno dopo il messaggio inviato da Morabito, Sconti si diceva disponibile ad incontrare Nicolò. Morabito non perde tempo e chiama Domenico Imbalzano, detto Nico, per disporre l’accompagnamento all’appuntamento con Nicolò di Sconti che nel frattempo aveva fissato l’appuntamento al bar “La mimosa” di Sant’Anna.

Sconti a quell’appuntamento ci andò, ma una serie di contrattempi fecero slittare l’incontro con Nicolò.