Piazza De Nava, Fondazione Mediterranea presenta esposto all'ordine degli Architetti

L'esposto punta i riflettori sulla "presunta violazione del codice deontologico e richiesta di apertura di un relativo procedimento disciplinare"

Fondazione Mediterranea ha presentato un esposto al Consiglio dell’Ordine professionale degli Architetti sulla presunta violazione del codice deontologico durante l’iter progettuale di demolizione di piazza De Nava.

Piazza De Nava, presentato un esposto all’ordine degli architetti

Al Presidente e al Consiglio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Reggio Calabria – Per conoscenza al Presidente e al Consiglio Nazionale

Oggetto: esposto su presunta violazione del codice deontologico e richiesta di apertura di un relativo procedimento disciplinare

Premesso che:

uno dei principi ordinistici riguarda la professione intellettuale che così recita “Una professione intellettuale è un’abilità specifica, fondata su principi indotti dalle scienze che vengono insegnati normalmente nelle università o scuole superiori che implica sempre la soluzione di un problema sulla base di quei principi”;

la professione di architetto è una professione protetta, con tutto quanto ne deriva, che, per l’elevato rischio sociale e per l’interesse pubblico connesso al suo legale esercizio, è indirizzata ai diritti fondamentale dei cittadini e alla tutela delle trasformazioni dell’ambiente e del paesaggio;

l’esercizio di detta professione comporta un’indispensabile componente etica;

il Codice deontologico, caratterizzante il sistema professionale, è lo strumento ordinistico finalizzato ad assicurare il corretto esercizio della professione e costituisce il portato sostanziale di una professione intellettuale “protetta”;

Il suddetto Codice deve garantire l’interesse collettivo e del cittadino, con la conseguenza che l’Ordine ha il compito di tutelare gli interessi della collettività degli iscritti e non del singolo iscritto.

Tutto ciò premesso, si chiede all’Ordine di analizzare dal punto di vista deontologico ciò che verrà esposto ed eventualmente intervenire per far sì che alcuni fatti di vita cittadina, fortemente influenzati nel loro decorrere da quella che a noi è sembrata una chiara violazione delle regole cui dovrebbe attenersi un iscritto all’Ordine, vengano riposizionati in una doverosa ottica etica ed estetica.

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Nel luglio del 2019, curato dal (omissis), viene presentato un progetto di fattibilità tecnica ed economica definito “Restauro e riqualificazione per l’integrazione con il Museo Archeologico Nazionale e il contesto urbano della piazza De Nava nel comune di Reggio Calabria”, redatto dall’arch. (omissis), con RUP l’arch. (omissis). Per la realizzazione del progetto sono stati assegnati cinque milioni di euro provenienti da risorse recuperate dalla programmazione 2007/2013. Si è svolta una gara per l’affidamento del progetto definitivo, che ricalca quello preliminare. Si vara la Conferenza dei servizi, decisoria e asincrona, cui viene ammessa a partecipare, su sua richiesta, la Fondazione Mediterranea in quanto portatrice di interessi diffusi. Dopo aver acquisito il parere della Commissione Regionale per il patrimonio culturale, la Conferenza si conclude con l’approvazione del progetto e la bocciatura di tutte le proposte di modifica suggerite. Il Segretariato avvia l’iter della gara per il progetto esecutivo e l’affidamento dei lavori.

Tutto secondo procedura, almeno così si presuppone. Ma occorre fare una precisazione.

La Fondazione Mediterranea – raccogliendo il comune sentire delle associazioni culturali e della cittadinanza, che ad amplissima maggioranza è fortemente contraria al progetto, e avvalendosi di qualificate consulenze, tra cui quelle del prof. Salvatore Settis e del. Prof. Alessandro Bianchi (all’uopo è disponibile un’ampia rassegna stampa) – si è opposta al progetto, che prevede la totale demolizione dell’esistente, motivando la sua posizione con una serie di considerazioni di ordine storico e urbanistico oltre che etiche e politiche, la cui analisi per brevità si rimanda alla lettura degli allegati: (omissis)

Benché trattasi di un progetto demolitivo di azzeramento della storia cittadina e della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi, che non ha alcuna motivazione né urbanistica né politica e che proviene proprio da chi dovrebbe avere la mission di tutelare e conservare e restaurare, la questione potrebbe essere limitata all’ambito etico ed estetico o politico e culturale. Il rifiuto della Soprintendenza a un doveroso confronto pubblico con la cittadinanza e il suo arroccamento su posizioni palesemente insostenibili lascia però molto perplessi e genera il sospetto che, da parte di funzionari dello Stato, vi possano essere interessi personali che, pur legittimi, collidono con quelli pubblici.

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Ma non questo il centro del problema che si intende oggi evidenziare con il presente esposto.

È il 20 aprile del 2021 e, in coda alla Conferenza dei Servizi decisoria e asincrona sul destino di piazza De Nava, prima che venga dato il placet conclusivo, si riunisce la Commissione regionale per il patrimonio culturale della Calabria, costituita da (omissis). Viene ascoltata (omissis), che risponde alle eccezioni presentate dalla Fondazione Mediterranea circa la perdita irreversibile di un pezzo di storia cittadina, di memoria collettiva e di identità dei luoghi che deriverebbe dalla demolizione della piazza prevista dal progetto. Cosa afferma (omissis)? Testuale dal Verbale, il n. 5 del 20 aprile 2021: “nessun materiale lapideo degno di pregio e testimonianza della storia territoriale sarà distrutto, ma verrà recuperato per essere riutilizzato nelle fasi di realizzazione dello stesso progetto … per pavimentazioni, bordure, gradini e cordonali”.

Un’arrampicata sugli specchi che susciterebbe l’ilarità perfino in un bambino appena uscito dal mondo affabulato della prima infanzia. In altri termini, mutatis mutandis, è come se si affermasse che, per mantenere l’identità storica di una Piazza Navona destinata a restyling (inglesismo che piace molto alla Soprintendenza), il materiale residuo della sua demolizione venisse usato “per pavimentazioni, bordure, gradini e cordonali” della nuova piazza. È come se assistessimo a una pièce in un teatro dell’assurdo.

Ebbene questo assurdo, su cui stanno sganasciando dalle risa gli urbanisti di molte università italiane (che figuraccia per la cultura reggina!), è stato approvato dalla Commissione, in cui era presente anche (omissis), che ha dato il via libera alla demolizione.

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Posto, quindi, che “una professione intellettuale è un’abilità specifica fondata su principi indotti dalle scienze che vengono insegnati normalmente nelle università o scuole superiori e che implica sempre la soluzione di un problema sulla base di quei principi” e che per la soluzione del problema identitario di piazza De Nava (omissis) ha usato soluzioni che non si rifanno a principi indotti dalle scienze e che non vengono insegnati in nessuna Università,

si chiede che l’Ordine professionale degli Architetti, che è tenuto a sanzionare questo tipo di comportamenti, intervenga dal punto di vista deontologico e, visto che il parere positivo della Commissione potrebbe essere stato viziato dall’accettazione di assunti antiscientifici, proponga un rinvio dell’inizio dei lavori finalizzato a una revisione del progetto per renderlo coerente ai dettami scientifici per come insegnati nelle Università italiane.