E se (aspettando il Ponte) sullo Stretto arrivasse il traghetto elettrico?

Già utilizzati nel Nord Europa, i traghetti elettrici rappresentano il futuro. Una prima proposta per lo Stretto è arrivata

La discussione sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto procede con i suoi tempi, tra un’accelerata e uno stop. L’ultima novità di rilievo risale a quasi un mese, con il gruppo di lavoro del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili che ha annunciato il disco verde per la realizzazione dell’opera, possibilmente a più campate.

In un lungo documento, la squadra ministeriale ha tirato le conclusioni dello studio fatto, utile ad avere un contesto dettagliato che dovrebbe portare il Governo al definitivo “si” o “no” sulla realizzazione dell’attraversamento stabile tra Calabria e Sicilia.

L’esempio dal Nord Europa

E se, in attesa del Ponte, sullo Stretto arrivassero i traghetti elettrici? Innanzitutto, bisogna fare un passo indietro. Non si tratta di fantascienza: si, i traghetti elettrici esistono, e sono utilizzati in diverse nazioni.

L’E-Ferry Ellen è il primo traghetto completamente elettrico della Danimarca. La prova del traghetto elettrico è stata supportata dal programma Horizon 2020 finanziato dall’Unione Europea. Dopo 10 mesi di servizio, il traghetto elettrico ha soddisfatto o superato tutte le aspettative. L’efficienza energetica dell’intero sistema elettrico è dell’85%, secondo quanto comunicato dagli ideatori del progetto.

Dalla Danimarca ci si sposta in Finlandia, dove si segnala Elektra, traghetto ibrido della compagnia statale FinFerries, premiato come nave dell’anno 2018. La propulsione principale rimane quella elettrica, ma in condizioni di emergenza o particolarmente difficile è possibile attivare anche l’alimentazione diesel.

In tutti gli altri casi, è il cuore elettrico a spingere l’imbarcazione, compresi passeggeri e auto, a coprire la tratta (1,6 km) in soli 8 minuti. Grazie alla modalità di ricarica supercharge, in soli cinque minuti le batterie saranno pronte ad affrontare il percorso inverso.

I costi di investimento sono ancora leggermente più elevati per un traghetto elettrico, ma i risparmi in termini di operazioni compensano i costi di investimento dopo 4-8 anni, a seconda delle condizioni tecniche, applicabili alla rotta.

Elettrico ideale per lo Stretto

Ogni anno milioni di veicoli e passeggeri attraversano lo Stretto, il passaggio all’elettrico rappresenterebbe una rivoluzione epocale. Tra i requisiti principali di fattibilità e convenienza dei traghetti elettrici, c’è quella di dover compiere tragitti brevi. Con i 20 minuti di navigazione attuale dei traghetti sulla tratta Villa San Giovanni-Messina, il passaggio all’elettrico risulterebbe come una soluzione fattibile.

È possibile quindi ipotizzare l’arrivo dei traghetti elettrici sullo Stretto? Si, ma come sempre l’Italia purtroppo è in ritardo.  A differenza di quanto accaduto nel Nord Europa, non si segnalano negli ultimi anni veri e concreti progetti di questo tipo nel Belpaese. Solo promesse (come ad esempio quella del sindaco di Venezia di passare all’elettrico nel giro di pochi anni) e poco altro.

L’impulso più interessante è arrivato dal progetto Seaxbridge di Leonardo Spacone. La proposta prevede un retrofit in elettrico dell’attuale flotta di traghetti che assicurano il collegamento tra la Calabria e la Sicilia.

“Abbiamo stimato un costo di 3 milioni di euro a unità, comprese le spese di infrastrutturazione, ma trattandosi di una grossa flotta il prezzo potrebbe essere minore. Si ottiene un forte risparmio rispetto ad acquistare modelli nuovi”, le parole di Spacone.

Con un’alimentazione 100% rinnovabile, il traghetto elettrico poterebbe evitare 2.250 tonnellate di CO2 ogni anno.