Miramare, la difesa di Muraca: 'Delibera legittima, vicenda 'chiavi' inconferente'

Tra gli imputati più rilevanti, nel processo Miramare, c'è l'assessore Giovanni Muraca, che avrebbe consegnato le chiavi a Zagarella

Protagonista dell’udienza di oggi nel processo Miramare, anche l’avv. Sergio Laganà, legale di Giovanni Muraca.

Per l’assessore ai lavori pubblici del Comune di Reggio Calabria, così come per tutti gli altri imputati nel procedimento (ad eccezion del sindaco Falcomatà) l’accusa ha chiesto una condanna di un anno e otto mesi per i reati di abuso d’ufficio e falso.

“In questo processo abbiamo subìto un errato convincimento giuridico di natura moralistica. La costante domanda che abbiamo subìto è stata: ma come è possibile attribuire un bene del comune a un amico del sindaco? Certo, i testi e gli imputati hanno consentito ingenuamente interpretazioni da parte dell’Ufficio di Procura sulle loro dichiarazioni utilizzate per richiedere la condanna. Abbiamo infatti assistito spesso a contraddizioni e errori nelle ricostruzioni, a errori di natura tecnica amministrativa, nei ricordi di coloro che hanno a vario titolo deposto davanti al Tribunale. Ma questa circostanza può anche essere ribaltata a loro vantaggio: è chiaro che non si sono coordinati. L’invito al Tribunale è di trovare la pazienza di comprendere le circostanze rilevanti al di là dei limiti di coloro che sono stati escussi o esaminati”.

L’avv. Laganà, difensore di Muraca: ‘Delibera legittima!’

Secondo l’avv. Laganà è necessario domandarsi invece se la delibera 101 sia lecita o se invece sia l’oggetto dell’abuso d’ufficio.

“E’ questo il terreno su cui bisogna intervenire. Sia che si muova dall’analisi del soggetto proponente, sia che si muova dall’analisi della natura giuridica del bene da affidare, sia che si muova dall’analisi delle attività e delle modalità con le quali tali attività erano autorizzate, si giungerà sempre alla conclusione della liceità e legittimità della delibera”.

Le critiche all’accusa: ‘Interessi tra Zagarella e Falcomatà non dimostrati’

Il difensore reggino muove poi alcune note critiche alle tesi della Procura.

“E’ necessario andare oltre le suggestioni dell’Ufficio di Procura, peraltro, non sempre corrispondenti al dato probatorio emerso. Infatti, nella ricostruzione offerta appare una vistosa forzatura, non sostenuta da alcun elemento, la tesi secondo la quale si sarebbero potute organizzare le apericene al Miramare, la tesi che qualifica l’immissione in possesso del Miramare con la relativa consegna delle chiavi a Zagarella, per non dire della ipotizzata collusione tra Zagarella e il Sindaco. Oppure il sospetto manifestato, ma indimostrato, che dietro tutto si celassero gli interessi di un noto imprenditore turistico reggino”.

La difesa: ‘Assegnazione temporanea, a fini culturali e per ragazzi disabili’

L’assegnazione, per la difesa di Muraca, era temporanea e a fini culturali.

“L’assegnazione del Miramare è da riferire esclusivamente ad attività culturali e di animazione ed era in ogni caso a carattere temporaneo, nelle more della sua definitiva destinazione. Non sussiste inoltre alcun vantaggio economico poiché la vicenda sin dalla sua scaturigine, ontologicamente, non si inquadra tra gli atti della PA a contenuto economico”.

Infine l’avv. Laganà difende il proprio assistito e specifica come:

“Tutti erano consapevoli dell’interlocuzione con un’associazione onlus, a nulla rilevando che uno dei suoi componenti fosse Paolo Zagarella, compreso Muraca che offrì la disponibilità a seguire l’esecuzione della delibera per consentire la riapertura del Miramare. Tutti erano consapevoli del fatto che fosse un’azione meritoria, perché era proposta da un’associazione di ragazzi disabili. Tutti erano consapevoli che fosse un’azione conveniente per il Comune, perché era senza impegno di spesa. Tutti erano consapevoli che fosse un’azione che non avrebbe prodotto vantaggi economici, soprattutto dopo aver disposto espressamente il divieto di eventi con ‘sbigliettamento'”.

Muraca e la discussa ‘vicenda chiavi’

Una questione ulteriore che ha toccato la posizione di Muraca è la vicenda delle chiavi.

“Anche l’accusa ha ammesso che non sussistono norme o divieti che impediscano a un amministratore di detenere le chiavi di un immobile del patrimonio comunale – conclude l’avv. Laganà – Con riguardo alla presenza saltuaria dei rappresentanti dell’associazione ‘Il Sottoscala’ all’interno del Miramare, può pacificamente qualificarsi un’ipotesi di “atti tollerati” dall’Amministrazione Comunale. Certamente in questa ipotesi è esclusa qualsivoglia forma o situazione di possesso, in quanto anche la tolleranza può al massimo costituire una forma di detenzione non qualificata. Tutta la vicenda delle chiavi del Miramare e lo scandalo che ne è scaturito è totalmente inconferente sia per dimostrare l’elemento materiale del reato, sia per la sua consumazione, mai avvenuta, neppure nella prospettazione d’accusa. Quanto poi alla circostanza che Zagarella sarebbe stato visto da solo al Miramare non risulta per nulla decisiva o sintomatica del fatto che avesse le chiavi, piuttosto che l’accesso gli fosse consentito, prescindendo dal fatto che le avesse effettivamente.

L’avvocato conclude nell’interesse di Muraca chiedendo l’assoluzione del proprio assistito dai reati a lui ascritti a formula ampia.