Ordinanza Punta Pellaro, la replica degli sportivi al biologo D’Aleo: ‘Scettici sulla sua lezione’

Gli sportivi contestano gli studi scientifici citati dal biologo reggino e chiosano: 'L'ordinanza crea certezza e stabilità'


Riceviamo e pubblichiamo la nota del gruppo sportivi velici di Punta Pellaro in risposta alla nota stampa del biolo D’Aleo.

“Gentile Professor D’Aleo,
Noi, sportivi velici e non di Punta Pellaro, venuti a conoscenza – tramite la lettura del Suo articolo di risposta al nostro – dei gravi episodi di insulti e persino minacce, desideriamo esprimere la nostra piena solidarietà nei Suoi confronti e condannare fermamente tutto ciò che esula da un dibattito civile e pacato.

Teniamo tuttavia a sottolineare che, sebbene siamo appassionati di sport e sostenitori di pratiche ecologiche, siamo anche professionisti in svariati settori, con competenze acquisite in diverse discipline universitarie. Questa nostra identità non implica affatto una mancanza di capacità o di volontà nel comprendere fenomeni che possano causare danni all’ambiente e agli animali presenti sul territorio, in particolare quello di Punta Pellaro.

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Accettiamo volentieri il confronto e siamo sempre aperti ad ascoltare professori che intravedono nel nostro sport un potenziale pericolo ambientale. A tal proposito, abbiamo approfondito con grande attenzione le fonti da Lei citate, proprio al fine di verificarne la validità scientifica in relazione alle asserzioni sul “disturbo” ambientale causato dall’utilizzo di imbarcazioni a vela e di kitesurf.

Ci capirà, Professore, se alla luce di quanto emerso dall’analisi delle sue stesse fonti, siamo un po’ scettici nell’assistere a una sua lezione di biologia su Punta Pellaro. Ovviamente, lungi da noi esprimere un giudizio definitivo basandoci unicamente su quello che, a nostro avviso, potrebbe essere un errore veniale nella citazione o interpretazione delle evidenze; del resto, come giustamente affermava Cicerone, “errare humanum est”.

Tuttavia, proprio perché Lei tiene a puntualizzare la scientificità dei suoi convincimenti, riteniamo opportuno evidenziare con altrettanta precisione alcuni aspetti cruciali riguardanti i riferimenti da Lei citati.

Premettiamo che appare strano che il titolo del lavoro da Lei indicato non coincida con quello del DOI sotto riportato (per essere chiari, non coincidono neanche gli autori). È una novità assoluta questa forma di citazione, di cui però prendiamo atto.

Abbiamo pertanto analizzato attentamente entrambi i contributi scientifici a cui Lei (forse involontariamente) ha fatto riferimento.

Sulla base di un’approfondita lettura di tali contributi, si rileva che le evidenze scientifiche da Lei riportate non appaiono pienamente coerenti con quanto da Lei asserito come certezza.

Si evidenziano in particolare i seguenti punti critici relativi ai lavori citati:

  • Il primo riferimento, “On the effects of kitesurfing on waterbirds – a review”, è stato pubblicato su una rivista non indicizzata, configurandosi come un punto di vista sulla letteratura esistente anziché fornire prove sperimentali definitive. La bibliografia di questo lavoro sembrerebbe inoltre focalizzarsi su ambienti e faune significativamente diversi da quelli di Punta Pellaro.
  • Il secondo riferimento, con DOI: 10.1080/09640568.2023.2228475, dal titolo “A review of the potential effects of recreational wind-powered craft on coastal habitats and wildlife”, si distingue per l’utilizzo del termine “potential” (potenziale), un aspetto che suscita particolare interesse.

Tutti gli autori dei lavori da Lei citati mettono chiaramente in evidenza che gli studi presentano alcune criticità, tra cui:

  • Limiti informativi: viene sottolineato che gli impatti sono ancora “poco compresi”.
  • Qualità delle fonti: molti degli studi su cui si basano le congetture non sono sottoposti a revisione paritaria, risultano in gran parte aneddotici o di ambito limitato, provenendo da poche località. Ciò implica che i risultati ottenuti in un luogo non sono sempre applicabili ad altri habitat e alle specie presenti in tali aree, a causa delle diverse condizioni ambientali e della sensibilità locale degli uccelli.
  • Oggetto degli impatti: gli studi citati forniscono indicazioni sui potenziali impatti negativi del kitesurf principalmente sugli uccelli acquatici.
  • Mancanza di dati quantitativi specifici: aspetti fondamentali, come i “livelli esatti di stimolo” (ad esempio, rumore, velocità) prodotti, non sono stati “formalmente quantificati”. In assenza di misurazioni precise, risulta scientificamente arduo stabilire un nesso causale diretto e quantificare oggettivamente il disturbo.
  • Per “diversi degli impatti previsti non ci sono informazioni disponibili” che siano specifiche per le attività ricreative con mezzi a vela o trainati dal vento. Affermare un disturbo certo in assenza di dati specifici costituisce un salto logico non giustificato dal punto di vista metodologico.

In sintesi, la letteratura scientifica attuale, come evidenziato dagli stessi studi da Lei citati, indica la necessità di ulteriori ricerche rigorose e quantificabili per comprendere appieno gli effetti che Lei ritiene certi.

Al contrario, un aspetto che emerge con chiarezza è l’estrema complessità nel separare gli eventuali effetti negativi delle attività degli sport del vento dalla semplice frequentazione da parte dei bagnanti. Ad esempio, uno degli studi citati nei lavori da Lei indicati, relativo alla Bassa Sassonia (Germania), sembrerebbe indicare l’assenza di effetti negativi del kitesurf sugli uccelli nidificanti, risultato probabilmente legato a un elevato livello di disturbo preesistente, indipendente dall’attività specifica del kitesurf.

Ciò suggerirebbe che l’inclusione di bagnanti nei tratti di costa attualmente dedicati alle attività del vento non offrirebbe alcun effetto significativo, se non quello di aumentare il livello di rischio per l’incolumità.

Continuiamo pertanto a essere scettici sulla sua lezione di biologia.

Inoltre, riteniamo opportuno sottolineare un’ulteriore palese forzatura nella dichiarazione sulla balneabilità del tratto oggetto di ordinanza. I prelievi effettuati per esprimere il giudizio sulla balneabilità, secondo le nostre informazioni, sono stati fatti a campione, ma non sui 180 metri di cui si discute, bensì a tratti distanti almeno 5/7 km. Per ARPACAL, “Punta Pellaro” va dal torrente Fiumarella fino a Bocale; pertanto, una valutazione basata su campioni così distanti non può essere estesa con certezza al tratto specifico di 180 metri in oggetto.

Essendo giunta l’estate, il nostro tempo da dedicare alla stampa è ormai terminato. Cogliamo l’occasione per ringraziare l’egregio e coraggioso lavoro svolto dall’Amministrazione Comunale per l’ordinanza che, finalmente, crea certezza e stabilità per tutti gli appassionati di sport velici d’Italia e oltre, che amano lo spot di Punta Pellaro.

Infine, Le ricordiamo, Professore, che se non si frequenta assiduamente un luogo non si può comprendere il volano economico e sociale che si è attivato da anni. Le consigliamo vivamente di osservare la crescita dei vari B&B, case vacanze, ristoranti, pizzerie, gelaterie e altre attività commerciali su Pellaro, testimonianza diretta di questa vivacità.

Con la massima stima scientifica e l’augurio di un’ottima stagione“.

Il Gruppo Sportivi Velici di Punta Pellaro