Elezioni a Reggio, Avs: ‘La sinistra prenda esempio da Mamdani a New York’
L'affondo contro il cdx: "Reggio era quella delle spillette “vanzu sordi dal Comune”, delle società partecipate fallite per infiltrazioni e cattiva gestione, del welfare cittadino ridotto ai minimi termini, senza asili nido e con servizi essenziali aboliti dalla sera alla mattina"
10 Novembre 2025 - 11:03 | Comunicato Stampa

Zohran Mamdani è il nuovo sindaco di New York, i dem vincono anche in Virginia e New Jersey.
Ha vinto la sinistra, ha vinto un sindaco giovane: Mamdani ha 34 anni, è nato in Africa, ha origini sud asiatiche ed è musulmano. Ma soprattutto ha vinto parlando di accessibilità economica, congelamento degli affitti, trasporti pubblici gratuiti e asili nido universali, finanziati dalle tasse sui ricchi. In una parola, ha vinto parlando di temi che da sempre dovrebbero far parte del vocabolario della sinistra.
Ha vinto la sinistra che sceglie di fare la sinistra!
E “casualmente” quindi… la gente ha deciso che valeva la pena di votarlo e di votare.
Infatti si è registrata un’affluenza record di oltre 2 milioni di elettori – la più alta in oltre 50 anni – a premiare un uomo che ha deciso di parlare agli strati più vulnerabili della popolazione.
La sinistra e l’autocritica necessaria
Forse sarebbe il caso che la sinistra italiana, prima di alzare le braccia in trionfo per questo risultato americano, faccia un’analisi seria al suo interno e inizi a pensare e ricordare quando ha smarrito la sua anima, persa nella svolta neoliberale degli anni ’90, nella politica delle privatizzazioni “a tappeto” e macchiata della colpa di aver abbandonato i giovani nella palude del precariato, creando un esercito di lavoratori con condizioni di lavoro instabili o temporanee, basso livello di tutele e incerte prospettive di stabilizzazione.
Oggi il governo Meloni, a fronte di tutti i discorsi nazionalisti e sovranisti, ha annunciato l’intenzione di proseguire nelle liberalizzazioni, promuovendo le privatizzazioni selettive (Poste, Fs) e incentivando investimenti esteri, incurante del fatto che la visione italiana, in nome della quale, a partire dagli anni ’90, si è proceduto a ridurre la presenza pubblica in molti settori puntando sul mercato, ha fallito: creando non efficienza e riduzione del debito, ma povertà ed esclusione sociale.
Le domande scomode
La domanda che la sinistra deve porsi con molta sincerità è: “noi cosa abbiamo fatto per evitarlo? Che mezzi abbiamo messo in campo per evitare la situazione che oggi vivono milioni di famiglie in Italia?”.
Oggi il 44% dei minori sotto i 16 anni che risiedono nel Sud e nelle Isole è a rischio di povertà o esclusione sociale.
Stiamo rischiando di raggiungere i dati del Dopoguerra, con l’aggravante che oggi la disparità sociale tocca molti fattori e non è più solo fame o miseria materiale, ma povertà educativa, relazionale, digitale, economica persistente.
Tutte problematiche emerse violentemente con la pandemia e tutte ancora drammaticamente attuali, con un sistema sanitario nazionale smantellato e reso sempre più iniquo dall’autonomia differenziata, che non fa altro che rafforzare le regioni già ricche e lasciare indietro quelle più povere.
Un sistema di welfare sempre più debole, soprattutto al Sud, dove si registra un più basso livello di spesa pubblica pro capite e una maggiore fragilità dei servizi locali: servizi sociali, asili nido, assistenza agli anziani e centri di supporto familiare.
Senza contare che oggi lavorare non è più garanzia sufficiente per uscire dalla povertà, per la presenza di una situazione di accentuata vulnerabilità economica che aumenta ogni giorno il numero dei cosiddetti “lavoratori poveri”, soprattutto nel Nord Italia, dove vi è un’emergenza abitativa dovuta ad affitti altissimi, mancanza di regolamentazione delle locazioni e bassa percentuale di edilizia residenziale pubblica.
A questo punto i temi sono tanti e su questi la sinistra può provare a vincere, ma soprattutto a convincere.
Reggio Calabria e la sfida locale
E se proviamo a spostarci un po’ di più, da sindaco a sindaco, non possiamo non soffermarci sul prossimo appuntamento elettorale di primavera, quando la nostra città sarà chiamata a scegliere il successore di Giuseppe Falcomatà, sindaco dal 2014.
Il nostro invito è quello di guardare al passato, non a quello più recente perché rischieremmo soltanto di voler “buttare l’acqua sporca e il bambino”, ma a quello ante 2014, a quegli anni bui che portarono il Comune allo scioglimento per infiltrazioni mafiose nel 2012.
Il centrosinistra, nel 2014, ereditava una situazione drammatica: società partecipate in difficoltà, un bilancio comunale gravemente compromesso, debiti molto elevati derivanti da una gestione della cosa pubblica “allegra” e mai trasparente.
Basti pensare che fu difficile persino quantificare esattamente il disavanzo lasciato da Scopelliti nel 2010. A fronte di un iniziale disavanzo di amministrazione di circa 170 milioni di euro, la Corte dei Conti accertò un buco complessivo di circa 679 milioni.
Reggio era quella delle spillette “vanzu sordi dal Comune”, delle società partecipate fallite per infiltrazioni e cattiva gestione, del welfare cittadino ridotto ai minimi termini, senza asili nido e con servizi essenziali aboliti dalla sera alla mattina.
Erano gli anni della spazzatura che raggiungeva i piani alti dei palazzi, delle cooperative sociali pagate anche con 18 mesi di ritardo, periodi in cui gli operatori sostavano dietro “le porte del potere” per piatire un pagamento che avrebbe consentito loro di dare da mangiare ai propri figli.
Troppo spesso quelle voci restarono inascoltate e quelle porte chiuse.
Un appello per il futuro
Oggi ci sentiamo di chiedere a chi, a sinistra, deciderà di mettersi in gioco nella prossima competizione elettorale di ascoltare i cittadini, di sentire sulla propria pelle i loro bisogni, di avere una visione della città futura, di pensare in grande senza perdere di vista i bisogni reali, coniugando visione e realismo.
Chiediamo ai futuri candidati a sindaco di lanciare il cuore oltre l’ostacolo, agendo con coraggio e determinazione, mettendo tutta la passione e l’amore possibile in un progetto che dia alla nostra città l’opportunità di ripensarsi come comunità viva, solidale e moderna.
Chiediamo alla sinistra di credere fino in fondo in un obiettivo, mettendoci emozione e fiducia, andando oltre la paura e le limitazioni apparenti.
Ai nostri concittadini chiediamo di iniziare a fare dentro di sé un’operazione “nostalgia zero”, perché nessuno può guardare con rimpianto a una gestione “modello Reggio” fatta di gravi criticità contabili e amministrative, con profonde disfunzioni finanziarie e virtuosa solo in termini di immagine, fino ad epiloghi tragici e simbolici.
Possa, per la nostra città, la sinistra parlare da sinistra.
Perché quando lo fa… vince!
