'Ndrangheta le operazioni contro il crimine della seconda metà del 2020

Riassumiamo le operazioni più importanti della seconda metà del 2020

Dopo il resoconto delle operazioni più importanti svolte dalle Forze dell’ordine nei primi sei mesi del 2020, ecco cosa è accaduto nella seconda parte. L’elenco delle indagini più importanti da luglio a dicembre.

LUGLIO

L’estate 2020 esplode riportando sotto i riflettori il dramma degli sbarchi. Il 10 luglio approda a Roccella, scortata da una motovedetta, una barca a vela in arrivo dalla Turchia. A bordo ci sono 70 migranti in fuga dal Medioriente, tra loro anche diversi bambini non accompagnati. Siamo nell’epoca della pandemia però, e le procedure ormai consolidate rispetto all’identificazione e alla prima accoglienza dei migranti questa volta vanno in affanno quando i tamponi dimostrano la positività di 26 persone al virus. Nessuno, a parte i medici della Croce Rossa e dell’Usca, è infatti dotato di dispositivi di protezione al covid, con il risultato che quasi 50 persone (tra agenti del commissariato, volontari della protezione civile e agenti della municipale, praticamente tutti quelli che si sono occupati della prima accoglienza e che non erano stati muniti dei Dpi) finiscono in quarantena preventiva in attesa dei tamponi molecolari. Un errore che non si ripeterà nei numerosi sbarchi che seguiranno.

A luglio arriva poi una sentenza molto attesa in città: Ciro Russo, l’uomo che ha tentato di uccidere la sua ex moglie Maria Antonietta Rositani appiccandole fuoco vicino alla scuola dove la vittima aveva appena accompagnato i figli, viene ritenuto colpevole e condannato a 18 anni di reclusione per tentato omicidio premeditato. Il coraggio e la forza dimostrati dalla Rositani, diventeranno monito ed esempio per le troppe donne vittime di violenza domestica.

AGOSTO

Tra una situazione dei rifiuti sempre sull’orlo di una crisi di nervi e un economia che prova a riprendersi dopo mesi di lockdown forzato, ad agosto, archiviata l’ennesimo commissariamento di un comune per infiltrazioni mafiose (questa volta tocca a Sant’Eufemia d’Aspromonte a seguito dell’indagine che ha decapitato di buona parte degli eletti, sindaco compreso, in consiglio comunale), il mese più caldo si chiude con l’arresto dell’ex direttore del carcere di Reggio, Maria Carmela Longo, finita ai domiciliari con l’accusa di avere favorito, durante il suo mandato sullo Stretto, i detenuti appartenenti alle cosche del reggino, garantendo loro una serie di privilegi e «concorrendo al mantenimento e al rafforzamento delle associazioni a delinquere di tipo ndranghetistico». Tra i detenuti che sarebbero stati in qualche modo privilegiati dall’ex direttrice anche l’ex sindaco della città e presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti.

SETTEMBRE

Il mese si apre con l’indagine sulle presunte irregolarità nei progetti di accoglienza ai migranti nel comune di Varapodio. Sul registro degli indagati della procura di Palmi finiscono il sindaco della cittadina pianigiana Orlando Fazzolari, tre piccoli imprenditori, e due funzionari della Prefettura di Reggio Calabria, uno dei quali, ironia della sorte, è accusato degli stessi reati che lui stesso, in seguito ad una chiacchieratissima “ispezione” a Riace, imputò a Mimmo Lucano allora sindaco della cittadina jonica decretando, di fatto, la fine del progetto d’accoglienza studiato nelle università di mezzo mondo.
A fine mese arriva la sentenza per l’indagine sui furbetti del cartellino al comune di Reggio: 26 condanne (e sei assoluzioni) per altrettanti dipendenti di palazzo San Giorgio che passavo il badge di presenza in ufficio per poi uscire da una porta laterale sprovvista di tornelli. Una situazione che minava «la regolarità dell’ufficio del servizio pubblico» e che si è conclusa con condanne comprese tra 8 e 18 mesi di reclusione.

OTTOBRE

Il mese si apre con un colpo durissimo inferto dalla distrettuale ad uno dei casati storici della città, i Serraino. All’alba del 15, squadra mobile e carabinieri del Ros eseguono in contemporanea una retata che, tra Reggio e Trento, segna l’arresto di 24 indagati tra capi e gregari della cosca, tra cui il presunto reggente, Nino Serraino.

Ma a fare rumore nell’indagine Pedigree 2 è sicuramente l’arresto di Seby Vecchio: consigliere di circoscrizione prima, assessore all’istruzione nella seconda giunta Scopelliti e presidente dell’assemblea di palazzo San Giorgio durante l’amministrazione Arena, il poliziotto in servizio al reparto ferroviario in Veneto – sospeso per motivi disciplinari – è accusato di associazione mafiosa.
Il mese si chiude con la sentenza della Cassazione che rigetta il ricorso della procura, sulla revoca della sorveglianza speciale di Giovanni Luca Nirta, che da quel giorno torna ad essere a tutti gli effetti, un uomo libero. Condannato a 12 anni per associazione mafiosa nel processo sulla decennale faida di San Luca, Nirta era stato obiettivo di un commando di fuoco che nella notte di Natale del 2006, aprì il fuoco uccidendo la giovane moglie del boss.

NOVEMBRE

Tra i mille problemi della sanità regionale che riemergono nella loro durezza durante il nuovo aumento di casi di infezione da covid, e che sfociano nella farsa durante il balletto per la nomina del nuovo commissario regionale, arriva come un asteroide l’indagine della distrettuale antimafia di Catanzaro che mette agli arresti (poi revocati dal tribunale della libertà) il presidente del consiglio regionale in carica, Mimmo Tallini. Il politico di lunghissima data (e recordman di preferenze) nell’ambito dell’ennesima inchiesta sulla gestione della sanità regionale, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo il Gip, Tallini «In qualità di assessore regionale fino al 2014 e quindi candidato alle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale del 2014 e successivamente quale consigliere regionale, forniva un contributo concreto specifico e volontario» in favore della cosca dei Grande Aracri.
Il mese di novembre si chiude con l’arresto di due giovani narcos intercettati a Locri dai carabinieri con 17 chili di cocaina purissima. A destare scalpore negli investigatori, il ritrovamento in una casa nella disponibilità di uno degli arrestati, di un bottino di quasi sei milioni di euro. Il denaro, custodito in sacchi di plastica e chiuso in bidoni a tenuta stagna, era stato sotterrato in giardino e ricoperto con materiale di risulta.

DICEMBRE

Il 2020 si chiude con l’ennesimo arresto eccellente in seno alla caracollante politica reggina. Due settimane fa infatti, gli agenti della Digos scoprono una serie di presunte truffe elettorali portate avanti durante le ultime elezioni per il rinnovo del consiglio comunale, e ai domiciliari finisce il recordman di preferenze in città, Nino Castorina, pezzo da 90 del Pd reggino che, secondo l’accusa, avrebbe fatto incetta di tessere elettorali di persone molto anziane e che mai si sarebbero presentate alle urne, per ottenere il massimo dei voti (falsi) possibili. L’indagine nata da uno spunto degli investigatori sul campo durante le votazioni, mise in luce il macabro piano di Castorina su cui si riversarono persino i voti di alcuni cittadini reggini già deceduti. Una storia dai contorni surreali che, ha più volte sottolineato il procuratore capo Giovanni Bombardieri, è solo agli inizi.

Ma nel mese di dicembre a finire sotto i riflettori della cronaca c’è anche il caso del consigliere comunale e Pastore cristiano Massimo Ripepi: ras di Fratelli d’Italia in città (e silurato dal partito su due piedi) non è formalmente accusato di nulla, ma il suo nome finisce in una vicenda che riguarda lo stupro di una minore, su cui lo stesso Ripepi (che si è più volte difeso sostenendo la propria innocenza ma che si è visto silurare anche dall’organismo che coordina le chiese cristiane presenti in città) avrebbe taciuto, non credendo al racconto della madre della vittima sullo zio stupratore. A complicare le cose, il fatto che tutti i protagonisti di questa vicenda tremenda, fossero parte integrante di una comunità religiosa oltranzista di cui lo stesso Tripepi – che i fedeli chiamano papà – è il riconosciuto leader.