Rifiuti, impianti a mezzo servizio e discariche inesistenti frenano l’uscita dall’emergenza

Sambatello, Siderno e Gioia Tauro vanno ammodernati, ma quello che pesa – in attesa di Melicuccà - è l’assenza di discariche di servizio


Impianti e discariche rappresentano il tasto dolente di un settore in perenne emergenza. Immaginare di superare la situazione attuale senza la piena funzionalità dei primi e la presenza delle seconde è davvero arduo.

E d’altra parte, gli impianti pubblici presenti nell’Ato RC, di proprietà della Regione Calabria e dalla medesima concessi in uso alla Comunità d’Ambito, necessitano di consistenti interventi di riefficientamento e ammodernamento. In ogni caso il sistema “ereditato” risulta incompleto e non in grado di assicurare l’autonomia organizzativa e operativa necessaria.

Con queste premesse, la relazione sul Ciclo integrato dei rifiuti sul territorio metropolitano, affronta il tema caldo degli impianti e delle discariche presenti nella provincia reggina. E qui si conclude l’approfondimento che CityNow ha inteso dedicare alla scottante e “maleodorante” tematica.

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Un fiume di denaro per gli impianti

Partiamo da una certezza: il costo complessivo per la gestione degli impianti per l’annualità 2020 è stato pari a circa 26 milioni di euro. Cifra in linea, nonostante le criticità, con le annualità precedenti.

Ma chi paga? Naturalmente i cittadini, perché per ogni comune la legge stabilisce che il costo del servizio relativo ai rifiuti deve essere coperto da una puntuale tariffa. La Città Metropolitana in materia di rifiuti gestisce in nome e per conto dei comuni, e la capacità finanziaria per la gestione soprattutto degli impianti dipende dai flussi finanziari che i Comuni devono garantire all’Ente. La non costanza di questi flussi finanziari pregiudica quindi l’efficienza del sistema.

“L’Ato – si legge nella relazione metropolitana – deve rapidamente dotarsi di un sistema tariffario chiaro, che sia in grado di garantire la copertura dei costi. Costi che purtroppo, data la situazione incerta e precaria in cui versa il sistema impiantistico, variano con la necessità di dover sopperire alle emergenze quali la collocazione degli scarti di lavorazione fuori dai siti regionali o addirittura nazionali, oppure di dover conferire ingenti quantitativi di frazione organica in impianti lontani centinaia di chilometri dal territorio dell’Ato”.

Dunque, l’altra certezza è che rimane determinante e vitale che i singoli Comuni insistano sulla riscossione del tributo per assicurare il necessario flusso finanziario che permetta all’Ato, di conseguenza, di gestire il funzionamento ordinario degli impianti.

Dal pubblico (che manca) al privato

Gli impianti pubblici, attualmente in uso all’Ato Città Metropolitana di Reggio Calabria, non risultano sufficienti a soddisfare il fabbisogno relativo al trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani.

In particolare, nel 2020, l’Ato ha prodotto circa 115mila tonnellate di rifiuti indifferenziati (RUR) e circa 30mila tonnellate di frazione organica (FORSU).

“Per quanto riguarda l’indifferenziato – si legge nella Relazione –  la capacità di trattamento dei tre impianti (Sambatello, Siderno e Gioia Tauro) è teoricamente sufficiente a soddisfare i bisogni del territorio, al netto dei disservizi legati alla vetustà di alcuni di essi (in particolare Sambatello) e a qualche sofferenza che si registra nel periodo estivo. Gli scarti prodotti dal trattamento effettuato in tali impianti sono destinati in parte al termovalorizzatore di Gioia Tauro ed in parte allo smaltimento in discarica (circa il 50% dei quantitativi in ingresso)”.

La mancanza di impianti pubblici di trattamento della frazione organica è stata colmata direttamente dall’ATO, ricorrendo ad impianti privati (Vazzano nel vibonese e Rende). La mancanza impianti pubblici di trattamento della frazione secca proveniente da Raccolta Differenziata è stata colmata direttamente dai comuni, provvedendo alla individuazione di impianti privati dove poter conferire.

In conseguenza di ciò i rifiuti raccolti in maniera differenziata (organico, vetro, carta, multimateriale, ecc.) vengono trattati presso impianti e piattaforme private.

“Ne consegue che, nelle more del completamento del sistema impiantistico pubblico, la ridotta capacità di trattare l’organico da RD (deficit allo stato di oltre 20.000 t/a) e di smaltire gli scarti in discarica (deficit complessivo di circa 60.000,00 t/a al netto delle quantità avviate a recupero energetico), costringerà l’ATO a fare fronte alle proprie necessità ricorrendo anche ad impianti privati fuori dai confini regionali per le quantità che gli impianti pubblici regionali non saranno in grado di ricevere”.

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L’impianto di Sambatello

Ad oggi l’impianto di Sambatello tratta il rifiuto urbano indifferenziato con una potenzialità di circa 60 mila t/a. L’impianto è prevalentemente al servizio del Comune di Reggio Calabria e dei comuni dell’area dello Stretto e dell’area grecanica. Al momento tratta circa 170 tonnellate al giorno di rifiuto indifferenziato utilizzando anche impianti mobili, e produce scarti nella misura del 50% circa dei quantitativi in ingresso. Presso l’impianto è attivo un servizio di trasferenza di rifiuto tal quale verso gli impianti della Regione Puglia per un quantitativo di 150 t/g, allo stato confermato fino al 9 maggio 2021.

“Sono stati consegnati, anche se solo parzialmente in attesa delle approvazioni regionali, i lavori relativi all’appalto che ne prevede la trasformazione in Impianto di valorizzazione e recupero spinto di M.P.S., da RD e RU residui, da avviare alla filiera del riciclaggio, con annessa piattaforma di valorizzazione della frazione organica (FORSU). I lavori (valore 40 milioni di euro) dovrebbero essere ultimati in circa 2 anni. Il nuovo impianto sarà dotato anche di una piattaforma per il trattamento della FORSU di potenzialità pari a 15.000 t/anno, oltre che di una piattaforma per il trattamento e il recupero della frazione secca”.

L’impianto di Siderno

L’impianto di Siderno è prevalentemente al servizio dei comuni della Locride. Ha una linea operativa per il rifiuto urbano indifferenziato (potenzialità di 40 mila t/a); una per l’organico da raccolta differenziata (potenzialità di 18 mila t/a compresi sfalci e potature); e una per il secco differenziato (potenzialità 15mila t/a – carta, cartone, plastica, vetro).

Anche per questo impianto sussistono delle criticità, date principalmente dall’incendio che nel settembre del 2020 ha parzialmente compromesso la capacità dell’impianto, cui si è sopperito, dopo le prime settimane, con impianti mobili per il trattamento dell’indifferenziato.

Proprio a causa dei danni registrati si è ridotto il volume dei rifiuti trattati dall’impianto che oggi lavora su 120 tonnellate al giorno di rifiuto indifferenziato e 60 a settimana di frazione organica. La quantità di frazione secca trattata è pari a circa 9mila t/a. Produce scarti nella misura del 40% circa dei quantitativi in ingresso.

Tuttavia i lavori di ripristino non sono ancora avviati a causa del contenzioso instauratosi tra il gestore e la compagnia assicurativa. La data utile potrebbe essere l’11 maggio e comunque è stato stimato che dal momento in cui inizieranno i lavori serviranno almeno due mesi per completare i lavori che prevedono la valorizzazione e il recupero spinto dei rifiuti nonché l’ammodernamento della linea per il trattamento della frazione organica. E’ stata effettuata dalla Regione Calabria la Conferenza dei Servizi per l’approvazione del progetto definitivo; in tale conferenza il Comune di Siderno ha espresso parere non favorevole. Nelle more, la Città Metropolitana ha proceduto a sostituire il biofiltro che causava non pochi problemi odorigeni.

La situazione a Gioia Tauro

Nella città del Porto insistono due impianti. L’impianto con trattamento meccanico biologico tratta il rifiuto urbano indifferenziato con una potenzialità di 40mila t/a, al servizio dei comuni della Piana. Al momento tratta circa 130 tonnellate al giorno di rifiuto indifferenziato e produce scarti nella misura del 40% circa dei quantitativi in ingresso.

Il 17 marzo scorso la Città Metropolitana ha trasmesso alla Regione quattro possibili localizzazioni per l’impianto di trattamento della frazione organica: una nella stessa area, due ipotesi riguardano il territorio del comune di Seminara e riguardano due locali confiscati alla criminalità organizzata, e uno di questi può ospitare una discarica di servizio; un’altra infine è stata individuata nell’area industriale di Gioia per la realizzazione di un Biodigestore anaerobico, ma non ci sono risorse al momento.

C’è poi il Termovalorizzatore. L’impianto WTE (Waste to energy) è costituito da due identiche linee operative dalla potenzialità complessiva 120.000 t/a di CDR/CSS. È un impianto strategico al servizio di tutti gli ATO della Regione Calabria. Al momento è attiva una sola linea che tratta circa 60.000 t/a.

Sull’impianto sono in corso dei lavori di riefficientamento della Linea 1, mentre per la Linea 2 i lavori dovrebbero completarsi a fine maggio. Sono previsti lavori di revamping dell’impianto (valore 8,5 milioni di euro). La Città Metropolitana è in attesa che la Regione Calabria trasmetta il progetto da avviare alle successive fasi amministrative del procedimento d’appalto ed esecuzione.

Le discariche di servizio

In questo caso siamo all’anno zero, perché nessuna discarica di servizio, né pubblica né privata, è attiva sul territorio metropolitano dell’Ato. La città Metropolitana prova a correre ai ripari prevedendo degli interventi sulla discarica di Motta San Giovanni, per la quale sono previsti lavori per 8,5 mln di euro, ma si rimane in attesa dell’appalto da parte della Regione.

Interventi sono previsti anche sul territorio della Locride. In questa fase si sta individuando l’area capace di ospitarla in base al dettato del Piano regionale dei rifiuti. I più ottimisti prevedono che la questione si possa chiudere entro maggio, ma intanto per la realizzazione di questo impianto, non risultano risulta ancora definita la fonte di finanziamento da parte della Regione.

Infine, c’è grande attesa per la discarica di Melicuccà. A maggio del 2020 sono state eseguite le indagini integrative per la bonifica della discarica già esistente. I lavori di ripristino del primo lotto, circa 90.000 mc, sono stati già progettati, appaltati e consegnati il 19 agosto 2020. A gennaio 2021, dopo numerosi solleciti e diffide, è stato risolto il contratto alla ditta originariamente aggiudicataria. Il completamento dei lavori è stato quindi affidato alla ditta risultata seconda in graduatoria. È stata, altresì, chiusa la conferenza dei servizi necessaria per avviare la progettazione dei lavori di bonifica della vecchia discarica e di completamento di una nuova vasca per la capacità di circa 300.000 mc. Recentemente sono state affidate al CNR le indagini per valutare le possibili interferenze dell’utilizzo della discarica con i prelievi per uso idropotabile sul fosso Vina, i cui esiti sono attesi per fine aprile.