Le 'verità' di Seby Vecchio: "Scopelliti e Sarra facevano finta di amarsi"

L'ex Presidente del Consiglio comunale ne anche per l'avvocato Paolo Romeo: "Era il Dio della 'ndrangheta e della politica"

Scopelliti, Sarra, Caridi: sono loro i principali bersagli della deposizione in aula dell’ex presidente del consiglio comunale di Reggio, Seby Vecchio, il poliziotto arrestato in seguito all’operazione Pedigree 2 e divenuto il nuovo, temutissimo, collaboratore di giustizia. È lui a raccontare ai magistrati della distrettuale antimafia reggina di come la ‘ndrangheta sia stata in grado, grazie all’appoggio di buona parte del mondo politico e a quello degli ambienti di matrice massonica (legale e deviata), di condizionare l’amministrazione della città calabrese più grande e popolosa.

«Le assicuro che per il mondo della ‘Ndrangheta, della massoneria e dei servizi segreti deviati – ha riferito il teste al suo esordio da collaboratore di giustizia nel processo Ghota –  si deve trovare un nuovo nome per associarli tutti e tre assieme».

Un accrocchio di poteri che, grazie all’apporto di una figura come quella dell’avvocato Paolo Romeo, sarebbe comunque riuscito a trovare un “equilibrio” in grado di assicurare a tutti la propria fetta.

ALLA CORTE DEI CLAN

«Era già tutto preconfezionato, tutto deciso – spiega l’ex amministratore rispondendo in aula alle domande dei magistrati – Scopelliti rappresentava i De Stefano, Caridi i Fontana e i Tegano».

Nel racconto dell’ex poliziotto un ruolo importante lo giocano gli equilibri tra le forze in campo, che devono essere rispettati attraverso le nomine nelle partecipate e nella gestione degli imponenti appalti pubblici. E sono proprio gli equilibri incerti di questo presunto accordo masso-ndranghetistico che avrebbero portato alla riunione romana in cui si decise la ricandidatura per il secondo mandato a palazzo San Giorgio, di Peppe Scopelliti:

«Il via alla ricandidatura di Scopelliti a sindaco di Reggio nel 2007 è stato dato a Roma – mette a verbale Seby Vecchio –  dopo una riunione nel 2006 tra i due con l’onorevole Valentino. Il luogo era negli uffici del gruppo di Alleanza Nazionale. Sarra mi racconta di questa riunione in cui hanno messo in riga Scopelliti. Valentino, in maniera elegante, gli fece capire che doveva rendere conto non solo ai De Stefano».

DEUS EX MACHINA

Al centro del complicatissimo sistema descritto dall’ex presidente del consiglio comunale Seby Vecchio, ci sarebbe la figura di Paolo Romeo. Avvocato difensore del principe Valerio Borghese nel processo sul Golpe che avrebbe dovuto ribaltare l’ordine costituito nel 1970, considerato vicino agli ambienti dell’estrema destra, consigliere comunale prima e regionale poi, sbarca in parlamento nelle fila del Psdi. Condannato in via definitiva a tre anni per concorso eterno in associazione mafiosa, Romeo è uno dei principali imputati del procedimento Ghota.

«Conoscevo Paolo Romeo – ha riferito il collaboratore di giustizia –  Sapevo chi era. Quando l’ho incontrato era come se mio fratello incontrasse Ronaldo. Romeo era il Dio della ‘ndrangheta e della politica. Sarra non lo poteva vedere a Scopelliti. Ma le cose dovevano andare bene perché così era stato deciso da Paolo Romeo. Scopelliti e Sarra facevano finta di amarsi ma non è così. Lo facevano per mantenere la linea di equilibrio con la ‘ndrangheta, Scopelliti era l’espressione massima dei De Stefano e Sarra parlava per nome e per conto dei Condello».