Un uomo solo, non al comando. Il futuro di Reggio ancora 'sospeso'

Falcomatà non vince, l'opposizione esulta, Reggio perde. Impossibile sperare in futuro migliore

“L’attesa del piacere è essa stessa piacere”. Il celebre aforisma del filosofo tedesco Gotthold Ephraim Lessing non può certamente adattarsi alla sentenza di secondo grado del Processo Miramare. Le speranze di assoluzione per gli imputati aumentavano con il passare delle ore, all’interno della Corte d’Appello le voci si rincorrevano: ‘Se ci mettono così tanto, significa che non c’è unità di intenti nel collegio e soprattutto che si vuole riformulare la sentenza di primo grado‘.

Invece è stato un nulla di fatto: quasi nove ore di camera di consiglio, con la montagna che ha partorito il topolino. Ancora condanne per tutti, con pene leggermente inferiori rispetto alla sentenza di dodici mesi fa. Pagata a caro prezzo l’ingenuità della prima giunta Falcomatà, definita dagli stessi legali difensivi nel corso delle udienze d’appello, ‘un’amministrazione giovane ed inesperta’.

La lunga attesa, ha permesso alle sale della Corte d’Appello di riempirsi di un drappello di fedelissimi di Falcomatà. Diversi i rappresentanti delle liste civiche, presenti anche i due sindaci f.f. del Terzo polo Brunetti e Versace. Con un pizzico di sorpresa, sia nel corso della mattinata che in serata è spuntato l’ex vicesindaco Demetrio Naccari Carlizzi.

Assente il Pd locale, che ha preferito tenersi alla larga della Corte d’Appello. I due segretari dem (Morabito per il provinciale, Bonforte per il cittadino) hanno marcato visita, con il primo che nella giornata di oggi ha inviato il tradizionale comunicato stampa di sostegno. Assenti anche il capogruppo del Pd Giuseppe Sera e un esponente di rilievo e dalla lunga esperienza quale Mimmetto Battaglia. In questo caso però la sorpresa, complici i rapporti tutt’altro che idilliaci, sarebbe stata vederli al fianco di Falcomatà.

Gli ulteriori 12 mesi di sospensione, costituiscono un doppio fardello dal peso enorme. A livello personale, Falcomatà dovrà gestire i delicatissimi equilibri dell’amministrazione, continuando però a rimanere fuori da Palazzo San Giorgio. Un’impresa non semplice, e che infatti nel corso degli ultimi 12 mesi ha causato diverse frizioni, malumori e mal di pancia all’interno della maggioranza.

I rapporti tra forze politiche sono completamente diversi rispetto ai giorni che seguirono la condanna in primo grado. Azione ed Italia Viva (i partiti dei due f.f.) costituiscono oggi il Terzo polo, con la distanza dal Pd che aumenta giorno dopo giorno. Al Governo si è appena insediato un esecutivo di centrodestra, mentre la Regione Calabria, che dodici mesi fa muoveva i primi passi, è saldamente nelle mani di Roberto Occhiuto.

Un vento di burrasca e del tutto contrario rispetto alla direzione che sperano di prendere l’amministrazione comunale e metropolitana, a Brunetti e Versace il delicato ruolo di equilibri. La battuta-verità che circolava ieri nelle sale della Corte d’Appello (“Se Falcomatà verrà assolto, il Comune tornerà ad essere guidato dal Pd”) riassume perfettamente l’imbarazzo e le complicazioni da gestire.

Il primo problema da affrontare, riguarda il possibile rimpasto all’interno della giunta. E’ risaputo che in caso di assoluzione, Falcomatà avrebbe operato un abbondante restyling all’interno di Palazzo San Giorgio, ricostruendo un esecutivo a propria immagine e somiglianza. L’ex assessore Rosanna Scopelliti, ‘casualmente’ ieri presente per tutto l’arco della giornata al fianco del sindaco sospeso, da tempo viene data in prima fila in caso di rimpasto. Con la conferma della condanna per Falcomatà però, gli scenari cambiano: difficile che ci sia una ristrutturazione della giunta a guida Brunetti, ma nulla è da escludere categoricamente.

In attesa di capire le mosse del centrodestra, ancora silente a quasi 24 ore dalla sentenza e già in passato forse troppo morbido quando era il caso di azzannare politicamente l’avversario ferito, va ricordato che al rientro di tutti gli esponenti attualmente sospesi la bilancia della maggioranza penderà pericolosamente verso il pareggio.

Saverio Anghelone riprenderà il proprio posto, attualmente tenuto in caldo dal consigliere Gianluca Califano transitato nel frattempo tra i banchi della maggioranza, mentre l’ex vicesindaco Armando Neri non vede l’ora di aggiungersi tra gli scontenti, passando al fianco di Mario Cardia nelle fila dell’Udc. Nelle ultime ore inoltre, crescono le voci che vorrebbero anche l’ex assessore Nino Zimbalatti in procinto di lasciare la maggioranza, una volta rientrato a Palazzo San Giorgio. Tre consiglieri (più Cardia) in meno per la maggioranza, tre in più per l’opposizione. Tradotto: numeri risicatissimi, tendenti allo 0, per tenere in piedi l’amministrazione comunale.

Falcomatà non vince, l’opposizione esulta: Reggio perde

Ragionamenti ed ipotesi, scenari possibili e strade da percorrere. Quasi sempre, purtroppo, in nome del bene supremo: la poltrona. Mantenere il posto che si occupa, tirando a campare, sperando che il domani possa sorridere. Non si capisce bene come e grazie a chi.

La nuova condanna in secondo grado, nell’ambito del Processo Miramare, riconsegna alla città un’amministrazione ‘sospesa’ e pericolante, che non vuole sapere di staccare la spina e disegnare nuovi orizzonti.

Così facendo, a perdere non è il centrosinistra e il centrodestra si guarda bene dal potersi dire vincitore. L’unica sconfitta è Reggio Calabria, città che continua a navigare a vele spiegate nell’oceano dell’immobilismo.

Conosciamo bene gli obiettivi dei diretti interessati ma è tutt’altro che una consolazione. Quello di Falcomatà, è di presentarsi alle regionali calabresi del 2026 con alle spalle il mandato chiuso da sindaco in carica. L’obiettivo dei vari esponenti politici locali, senza distinzione di colore tra chi amministra e chi no, è arrivare a fine legislatura, facendo il meno danni possibile.

La responsabilità di guidare il presente della città e tratteggiarne il futuro però, è di chi amministra e continua a farlo da 8 anni. Impossibile sperare in futuro migliore: la fiducia vola via, rapida. Come quella di un uomo solo, non al comando, circondato da qualche amico sincero, tanto opportunismo e poco altro, che lascia tristemente Piazza Castello quando le lancette sono vicine alla mezzanotte e un nuovo giorno sta per iniziare. Ma non per Reggio Calabria…