'La carica dei 137' sindaci a favore di Falcomatà: tutti d'accordo anche sul codice etico ?

Tra ipocrisia e memoria corta, la politica reggina offre un'altra pagina da dimenticare al più presto

Reggio Calabria vive tempi bui. La città naviga tra mille difficoltà, al passo di lumaca, mentre una coltre di rassegnazione ammanta ogni giorno di più i reggini. Non ci si stupisce più di nulla: si ha la (tristissima) sensazione che oramai qualsiasi cosa può essere fatta, mentre nulla riesce a scalfire l’impenetrabile corazza di sconforto che avvolge i cittadini.

Il paradosso è la cifra con la quale si può misurare l’andamento, tutt’altro che sereno e felice, dell’amministrazione comunale quantomeno nell’ultimo anno. Sopra Palazzo San Giorgio aleggiano in modo preoccupante i casi relativi al Processo Miramare (dieci giorni fa la sentenza d’appello, con la nuova condanna per Giuseppe Falcomatà e gli altri imputati), e all’inchiesta sui brogli elettorali, con l’udienza del prossimo 6 dicembre che farà da prologo all’inizio del processo.

Mentre l’opposizione ha provato (per la verità in modo flebile) a mettere alle corde la maggioranza chiedendo le dimissioni, il sindaco f.f. Paolo Brunetti ha assicurato che l’amministrazione andrà avanti serena, attendendo il rientro di Falcomatà. Così, mentre lo stupore è ormai un miraggio in riva allo Stretto, nell’ultima settimana, a Reggio Calabria, la polemica riguarda l’oramai celeberrima nota stampa pubblicata dalla Città Metropolitana, con la quale alcuni sindaci del territorio esprimono ‘vicinanza e solidarietà’ al sindaco sospeso.

I fatti li abbiamo già raccontati su queste pagine. Diversi sindaci locali erano contrari a dare una veste politica al comunicato, preferendo limitarsi alla critica verso la Legge Severino e la volontà di stimolare il Governo riguardo l’abuso d’ufficio. Una volta emessa la prima nota stampa, una mezza dozzina di sindaci ha pubblicamente preso le distanza dalle frasi di sostegno a Falcomatà, almeno altrettanti se non di più quelli indecisi sul da farsi. Dopo un weekend di riflessioni, quello scorso, si è scelto di non alimentare la polemica, preferendo che si placasse con il passare dei giorni, come sempre accade.

Di ieri la nuova ondata d’affetto nei confronti di Falcomatà, con la carica di disneyana memoria in sostegno del sindaco sospeso. E’ più che palese la duplice intenzione alla base dei comunicati emessi dalla Città Metropolitana. Da un lato, si trova la facile sponda degli amministratori riguardo un tema a loro caro, che mette a serio rischio l’attività amministrativa dei comuni nonché vede direttamente coinvolti i sindaci in prima persona.

Dall’altro lato, con il sostegno e la solidarietà di massa a Falcomatà, si punta a creare una ‘nuvola soffice’ che attutisca in parte quello che è l’effetto della sentenza d’appello del Processo Miramare. Il risultato della somma tra i due fattori porta alla crescente pressione che si vuole mettere nei confronti del Governo e del ministro Nordio in particolare, affinché si giunga al più presto alla riforma della Legge Severino.

Non è un mistero che, a livello cronologico, è questo il primo step che permettererebbe a Falcomatà di rientrare a Palazzo San Giorgio. In caso contrario, il rischio di dover aspettare altri 12 o 18 mesi (non è ancora chiaro infatti se la prima pena si sommi o meno alla seconda) è elevato considerate le incertezze e le tempistiche non brevi di un’eventuale prescrizione.

Si dovrà attendere per capire come e quando il sindaco attualmente sospeso potrà ritornare in sella, è possibile invece spostare le lancette indietro per evidenziare l’ipocrisia che (troppo) spesso regna sovrana nel bizzarro mondo della politica. In questo senso, è clamoroso l’autogol che la stessa amministrazione comunale ha provveduto ad infilare nella propria porta.

Nel 2016, nel corso del ‘primo tempo’, il sindaco Falcomatà presentava raggiante il codice etico, che blindava e inchiodava l’amministrazione comunale ad un vincolo etico nei confronti della città.

“In caso di condanna non definitiva per reati cui la legge associ la sospensione della carica, l’amministratore s’impegna a dimettersi”, e ancora “in caso decorrano i termini di prescrizione nel corso del procedimento giudiziario, l’amministratore deve rinunciarvi”, due passaggi dell’art.21 del codice etico presentato da Falcomatà qualche anno fa.

E’ indiscutibile come, alla luce del documento firmato dall’amministrazione comunale nel 2016, il sindaco Falcomatà avrebbe dovuto dimettersi per dare seguito con i fatti alle parole. Quest’ultimo, uno dei più bei esempi, e purtroppo sempre più rari, che la politica può offrire ai cittadini.

Sarebbe interessante capire, anche alla luce dell’imponente lavoro svolto da Città Metropolitana nel contattare centinaia di amministratori locali, chiedendo la condivisione di un documento di critica verso la Legge Severino, il pensiero degli stessi amministratori riguardo il codice etico e l’obbligo da parte delle amministrazioni di rispettare quanto promesso agli elettori. Probabile però che l’opinione in merito della carica dei 137 amministratori locali rimanga ‘Fantasia’, per rimanere in tema di grandi classici della Disney…