Calabria zona rossa, Fil-Cnal: 'Una scure sulle speranze degli esercenti'

Il commissario nazionale alla Sanità Giuseppe Martorano della Fil-Cnal ha commentato l'istituzione della zona rossa in Calabria

Anche il commissario nazionale alla Sanità Giuseppe Martorano della Fil-Cnal ha commentato l’istituzione della zona rossa in Calabria. La decisione presa dal Governo, attraverso l’ordinanza del Ministro Speranza, è entrata in vigore oggi, 6 novembre 2020.

La nota di Fil-Cnal

“La Calabria penalizzata da anni di incuria e di commissariamento della sanità: questo nuovo lockdown cade come una scure sulle speranze di imprenditori ed esercenti della nostra regione. I nuovi “giacobini” responsabili di questo giro di “teste” non vanno ricercati però solo tra le file del Governo: gravi sono anche le responsabilità di una amministrazione regionale che nei mesi estivi non ha speso un solo euro delle risorse messe a disposizione per la sanità”.

Nella nota della Fil-Cnal, si legge ancora:

“Chi oggi grida allo scandalo, additando il Governo come unico responsabile, dovrebbe chiedere conto ai vari governatori oltre che naturalmente al Commissario ad acta Cotticelli e ai commissari e sub commissari che negli ultimi 10 anni hanno retto le sorti della sanità calabrese.

Ovviamente siamo sempre convinti che in Calabria andava superato il commissariamento e pertanto siamo fortemente contrari al reitero del Decreto Calabria che altro effetto non avrà se non allungare l’agonia di un sistema ormai al collasso. Abbiamo da tempo (e per tempo) denunciato e smascherato un modus operandi che di fatto ha azzerato la sanità regionale, operando tagli lineari o cercando di imporre modelli affatto consoni alla nostra realtà: ma invece di essere ascoltati siamo stati spesso additati come “Cassandre”.

Ora non c’è più tempo, la pandemia ha mostrato tutti i limiti della capacità sanitaria calabrese, declassandoci a zona rossa nonostante il numero dei contagi sia tra i più bassi in Europa”.

Martorano conclude:

“Bisogna intervenire subito con assunzioni e stabilizzazioni di personale medico e infermieristico (ma anche amministrativo spesso carente nelle Aziende Provinciali), ampliando le terapie intensive e i posti covid, anche usando strutture dismesse ma ancora in grado di funzionare; bisogna pensare al presente ma anche al futuro, in una regione ultima in Europa per Livelli Essenziali di Assistenza, dove il diritto alla salute è negato da decenni”.