Zona rossa, Falcomatà punta il dito contro la Regione: 'La Calabria ancora non ha un piano'

Ripassando una ad una le carenze sanitarie della regione, Falcomatà illustra i motivi per cui la Calabria, oggi, è in zona rossa

Questa mattina, venerdì 6 novembre 2020, si è riunito a palazzo San Giorgio, il secondo consiglio comunale del Falcomatà bis. Sempre da questa mattina, la Calabria, ai sensi del dpcm 3 novembre, è zona rossa e quindi anche la città di Reggio.

Consiglio comunale convocato d’urgenza

Per tale motivo, il presidente Marra ha ritenuto opportuno e necessario convocare una seduta straordinaria con all’ordine del giorno “l’emergenza Covid“, proposta già avanzata nella prima seduta dal consigliere Saverio Pazzano.

La Calabria non ha preso bene la notizia del nuovo lockdown annunciato in conferenza stampa dal Premier Conte, tanto che nella serata di ieri sono stati tantissimi i cittadini scesi in piazza a protesta un po’ in tutta la Regione.

È proprio da lì che parte il discorso del sindaco Giuseppe Falcomatà:

“Sono 3 i punti su cui dovremo lavorare: il profilo sanitario, quello sociale e per ultimo, ma non meno importante, quello economico. Proprio ieri, c’è stata a piazza Italia una protesta che ha visto protagonisti cittadini, famiglie, imprese che hanno manifestato in modo pacifico per i loro diritti. Come purtroppo, spesso, accade il sit-in è stato rovinato da alcuni imbecilli. Il comportamento di questi “pochi” ha portato anche al ferimento di un Carabiniere”.

Le risposte della politica locale

Nel suo lungo discorso alla platea, il sindaco ha ricordato ai presenti quale sia in verità il compito del Consiglio comunale:

“Abbiamo l’obbligo e il dovere di trasformare il dissenso e la rabbia di cui ieri siamo stati testimoni, in proposte e soluzioni per la nostra città. Richieste che devono essere chiare e concrete”.

Perchè la Calabria è zona rossa

È questa la domanda che da giorni ruota nella mente di ogni calabrese, alla quale Falcomatà risponde:

“Ciò è avvenuto non tanto e non solo per un preoccupante aumento dei contagi, ma per lo scarso livello di ospedalizzazione e per un problema strutturale che accompagna la nostra regione da decenni.

Nel campo della sanità, però, in questi otto mesi dovevano essere fatte tante cose, cose che non sono state fatte e oggi abbiamo bisogno di sapere il perché queste misure non siano state attuate. Ma soprattutto pretendere che vengano attuate nel più breve tempo possibile perché l’obiettivo chiaro: far uscire, il prima possibile, la Calabria dalla zona rossa.

La Calabria non ha un piano pandemico. La Calabria ha azzerato la medicina territoriale e questo è uno dei motivi che ha portato il governo a dichiarare la zona rossa. Non può finire tutto in ospedale. Non sono state implementate le cure domiciliari così come previsto nei vari decreti. La Calabria non ha svolto sino ad oggi indagini epidemiologiche e non ha tracciamento su quella che è l’attuale situazione di diffusione del virus sul nostro territorio”.

Che fine hanno fatto i nuovi posti di terapia intensiva e sub-intensiva

“La Regione avrebbe dovuto aumentare a 134 i posti in terapia intensiva ed a 136 i posti di terapia sub-intensiva degli ospedali calabresi. Inoltre, il dpcm del 14 marzo prevedeva l’obbligo per le regioni di aggiornare il piano del fabbisogno e consentiva, anzi obbligava, la Regione Calabria ad assumere 500 soggetti tra personale medico e paramedico a tempo determinato o indeterminato”.

Rispetto, invece, alle unità sanitarie territoriali, Falcomatà spiega:

“Delle 37 unità che dovevano essere attivate sul nostro territorio, siamo a conoscenza solamente di 6. In questo quadro sono sempre di più gli elementi che hanno portato alla dichiarazione della Regione Calabria come zona rossa. Come ad esempio, il fatto che la regione Calabria, ad oggi, non ha un centro Covid. È stato previsto? E se si, dove?

Lo stesso vale per i milioni di euro stanziati la scorsa primavera dalla Banca d’Italia messi a disposizione della nostra regione per aumentare i posti di terapia intensiva. Anche su questo non abbiamo notizie sullo stato di avanzamento. Non abbiamo notizie su “dove” siano finite queste risorse. La Calabria non ha attivato neanche le residenze Covid, chieste a gran voce non solo dal Governo, ma anche da tutto il personale sanitario ormai stremati. Ci chiediamo dove siano finiti gli 86 milioni di euro stanziati per la sanità calabrese che avrebbe dovuto colmare il Gap infrastrutturale.

Ogni ente deve fare la propria parte”.