Zona rossa in Calabria, Spirlì punta il dito: 'Governo incapace di trovare una guida'

"Se la Calabria dovesse rimanere zona rossa, la responsabilità sarebbe solo del Governo". Le parole del presidente facente funzioni Spirlì

Lo scenario che si prospetta per la Calabria, in queste ultime ore, come spesso accade, non è dei migliori. Mentre Piemonte e Lombardia potrebbero diventare “zona arancione“, nulla si è saputo, invece, sul destino della regione meridionale.

A questo proposito, il presidente facente funzioni Nino Spirlì ha puntato il dito contro il Governo, incapace, in oltre tre settimane, di fornire una guida sanitaria a quella stessa regione che ha preferito commissariare, per l’ennesima volta dopo 11 anni.

Spirlì punta il dito contro il Governo: “La responsabilità della zona rossa è vostra”

«A questo punto, se la Calabria dovesse rimanere zona rossa, la responsabilità sarebbe solo del Governo, incapace di dare una guida alla sanità regionale».

Lo afferma il presidente facente funzioni della Giunta regionale, Nino Spirlì, in merito alle ultime vicende della sanità calabrese e, in particolare, alla mancata nomina del coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, quale commissario ad acta.

Dopo la telefonata, intercorsa lo scorso 25 novembre, tra lo stesso Spirlì e il presidente del Consiglio Conte, durante la quale era stata annunciata la nomina a commissario di Narciso Mostarda, sulla questione, spiega la Presidenza della Regione, «è calato il silenzio, nonostante, per il bene dei calabresi, dalla Giunta regionale fosse arrivato un parere favorevole».

«Il Governo non è riuscito a dare una amministrazione alla Sanità calabrese e ha pure rifiutato la nostra disponibilità ad affiancarlo nella gestione del comparto. Così la poltrona di commissario ad acta è ancora vuota, e i cittadini, nel caso in cui la zona rossa dovesse essere prorogata, si ritroverebbero a pagare per colpe altrui».

“La favola degli ospedali al collasso si è smentita da sola”

«Tutto quello che i Calabresi avrebbero dovuto fare in queste settimane – aggiunge Spirlì –, è stato fatto. Hanno rispettato il distanziamento, usato tutti i dispositivi di protezione individuale richiesti e abbassato le saracinesche delle loro attività commerciali, rischiando il tracollo. Quanto alla favola degli ospedali sull’orlo del collasso, si è smentita da sola, in quanto – a parte qualche periodo di maggiore afflusso, come accade dalle Alpi fino a Lampedusa e Pantelleria – negli altri giorni la disponibilità di posti in terapia intensiva e sub-intensiva e di letti ordinari c’è sempre stata.

Lo spauracchio della morte alle porte degli ospedali, quindi, è stato solo un espediente per rappresentare la Calabria come uno Stato del quarto mondo in cui inviare medici missionari o salvatori muniti di super poteri». «Resta l’amarezza, accompagnata dalla consapevolezza che, in terra di Calabria – conclude il presidente –, i grandi geni nascono e, per quanto riguarda molti, restano. Mi auguro solo che il Governo, adesso, rifletta seriamente sulle proposte che abbiamo avanzato più volte ma che, purtroppo, non sono mai state ascoltate o prese in considerazione».