Caso mense scolastiche, la denuncia di una mamma: ‘Servizio caro e poco adatto ai bambini’
"Le figure istituzionali ci chiedono sempre e solo di tacere, ma noi genitori siamo stanchi di restare inascoltati". La lettera
07 Novembre 2025 - 17:01 | Riceviamo e pubblichiamo

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una mamma, inerente il caso mense scolastiche comunali a Reggio Calabria. Dopo la segnalazione del consigliere Cardia e la replica dell’assessora al ramo Briante, anche i genitori hanno scelto di far sentire la propria voce, illustrando non il singolo episodio dell’istituto De Amicis, ma tutta una serie di questioni inerenti il servizio dedicato ai piccoli studenti reggini.
““Parcheggiatori di figli”. “Genitori dalla lamentela facile”. “Cosa li fate mangiare a fare a scuola? Teneteveli a casa invece di farli stare in classe fino alle 16”. Così, in questi ultimi giorni, sui social e non solo, sono stati etichettati i genitori dei bambini che frequentano il tempo pieno, come se avere esigenze di lavoro o personali fosse una scelta e non una necessità. E anche se fosse una scelta, dove sta il problema?
Il silenzio imposto e il diritto di essere ascoltati
La cosa peggiore è il silenzio. Quando intervengono le figure istituzionali, ci chiedono sempre e solo di tacere, per evitare che Comune e scuole, ormai diventate aziende di produzione di massa e non più “vivai” culturali per i nostri bambini, subiscano danni d’immagine.
«Si diffida chiunque dalla diffusione di ulteriori notizie false e non corrispondenti alla realtà» – ha dichiarato l’assessore Anna Briante, in risposta al polverone sollevato nei giorni scorsi. E io mi chiedo: ma siamo davvero arrivati a questo punto? Come si può intimare il silenzio a dei liberi cittadini?
Noi genitori siamo stanchi di restare inascoltati.
Il caso del De Amicis
Quanto accaduto nei giorni scorsi alla scuola “De Amicis” di Reggio Calabria è solo la punta di un iceberg, che riguarda molte scuole cittadine dotate del servizio mensa pubblico. Un servizio che, da anni, si paga a peso d’oro e che dimentica troppo spesso che a mangiare sono bambini.
Il pollo crudo servito di recente può essere un’evenienza, ma non dovrebbe mai capitare.
Chi era preposto al controllo della cottura come ha potuto far arrivare a scuola carne cruda, notoriamente pericolosa per la salute?
Se le insegnanti del De Amicis non avessero segnalato il problema, i bambini avrebbero mangiato quel pollo, oppure sarebbero rimasti a digiuno. E il fatto che il giorno successivo i NAS non abbiano riscontrato irregolarità non smentisce la notizia del giorno precedente, come invece l’assessore lascia intendere parlando di “notizie non veritiere”.
È evidente che la ditta responsabile della mensa si sia comportata in modo impeccabile durante l’ispezione, ma quando i riflettori si spegneranno tutto tornerà come prima.
Segnalazioni ignorate e menù discutibili
Il Comune, tramite l’assessore, ha dichiarato che non sono mai arrivate segnalazioni da genitori o docenti. Peccato che non sia così. Molti hanno smesso di segnalare per esasperazione, perché è come combattere contro i mulini a vento.
Basta guardare i menù per capire che qualcosa non va, nonostante le rassicurazioni sul fatto che siano stati stilati da un nutrizionista.
E allora mi chiedo: quale nutrizionista può ritenere un secondo completo un piatto di insalata con formaggio spalmabile? O considerare un insaccato una fonte proteica adeguata per dei bambini?
O ancora, proporre provolone e carote come pasto equilibrato?
In quelle mense non mangiano adulti a dieta, ma bambini. E dopo i primi piatti, solo un paio di volte a settimana vengono serviti carne o pesce, mentre spesso i secondi sono formaggi o insaccati.
Il diritto di parlare e di pretendere rispetto
Noi genitori, spesso offesi, derisi e bistrattati da chi ci etichetta come “parcheggiatori di bambini”, sappiamo bene cos’è una mensa scolastica e non pretendiamo piatti gourmet. Ma i 100 euro al mese che spendiamo per i pasti dei nostri figli non sono bruscolini. Abbiamo il diritto di segnalare disservizi e di rivolgerci alla stampa se le nostre voci restano inascoltate, perché ci sono bambini che pagano 5 euro a pasto e mangiano solo pane, acqua e un po’ di pasta. E questo è irrispettoso verso le famiglie che mantengono il servizio mensa.
Non omertà, ma responsabilità
Quando accadono episodi come quello del De Amicis, bisognerebbe fare un passo indietro, chiedere scusa e capire come migliorare il servizio. E invece la colpa viene riversata sui genitori, o su chi, avendo un ruolo pubblico, ne dà voce, come se l’omertà fosse l’unica strada da seguire“.
| Monia Sangermano |
