Salute mentale, l'adattamento e i suoi disturbi: come riconoscerli e affrontarli

Nuovo appuntamento con la rubrica curata dagli esperti dell'istituto di Neuroscienze di Reggio Calabria. L'approfondimento del dott. Messina

“La vita delle persone è costellata di eventi difficili o stressanti. Perdere una persona cara, perdere un lavoro, affrontare gravi malattie o altri eventi traumatici sono tutti esempi di esperienze di vita molto impegnative e verso cui ogni individuo risponde diversamente.

Le risposte più classiche a questi stimoli esterni determinano nell’individuo forti emozioni e un senso di incertezza e disorientamento. La differenza sta dunque nella capacità degli stessi di adattarsi
positivamente in funzione di tali eventi; un alterata risposta a tali stimoli può determinare l’insorgenza di un disturbo dell’adattamento.

La sopravvivenza e la capacità di “adattarsi”

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In psicologia, l’adattamento è definito come la capacità di dare risposte appropriate al mutare delle situazioni. Tale capacità consta di due elementi cardine:

  • Essere in grado di notare il cambiamento (e dunque identificare l’evento scatenante);
  • Essere in grado di trovare nuovi approcci e alternative per rispondere a questo cambiamento.

Già Darwin definiva nella sua teoria evoluzionistica il concetto di adattamento ritenendo che la vita, per come la conosciamo oggi, si basasse sulla “sopravvivenza del più adatto”.

I più “adatti” in particolare riusciranno ad adattarsi meglio ai cambiamenti ambientali e trovare alternative più funzionali per rispondere agli stessi.

Gli individui che non riescono ad adattarsi sono soggetti a una condizione prolungata di shock, che può avere conseguenze a lungo termine sul loro benessere mentale e fisico. Un esempio estremamente attuale lo troviamo con la recente pandemia di Covid-19, dove ci siamo tutti trovati davanti ad un mondo che non riconoscevamo più ed abbiamo dovuto far fronte a molti
cambiamenti.

In ambito tanto scolastico quanto lavorativo infatti, coloro i quali hanno dimostrato una maggiore capacità di adattamento sono riusciti a superare questo periodo più brillantemente ed anche alla luce
dell’esperienza appresa, saranno più propensi ad ottenere buoni risultati in futuro ed a fronteggiare con maggiore abilità le avversità che la vita presenterà loro.

Il disturbo dell’adattamento e la salute mentale

Per quanto concerne l’ambito della salute mentale, alterate risposte a stimoli ambientali determinano la
comparsa di quelli che vengono definiti appunto “disturbi dell’adattamento”.

Si parla di disturbo qualora la reazione allo stimolo è più intensa rispetto a quella che ci si potrebbe attendere, tenendo sempre conto delle specifiche variabili individuali e della soggettività personale.

Tali distrubi si manifestano con una frequenza in aumento tra il 5% e il 20% nella popolazione generale, il che li rende un argomento estremamente importante ed attuale.

I sintomi di un disturbo di adattamento in genere esordiscono poco dopo l’evento stressante e si caratterizzano per la comparsa di un umore particolarmente basso e di quote d’ansia significative e
spesso ingiustificate.

Nel momento in cui si nota la comparsa di tali sintomi, certamente può essere utile rivolgersi ad uno specialista psichiatra che, attraverso una prima visita, sarà in grado di ricostruire, da un punto anamnestico, la storia del paziente, risalire alle cause che hanno determinato il disturbo e definire il
percorso terapeutico più adatto e funzionale alle caratteristiche del paziente.

Disturbo di adattamento: quali sono le cure?

È bene notare come non esista un unico approccio che permetta di intervenire su questo tipo di disturbo. Un primo strumento può certamente essere quello psicoterapico che permetterà al soggetto di
acquisire una maggiore consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante, riuscendo ad attingere alle proprie risorse interne, riducendo stress, noia, collera, ansia o tristezza, emozioni negative che
normalmente vengono avvertite dalle persone traumatizzate e che possono provocare sofferenza intensa
e difficoltà relazionali, lavorative ed affettive.

Può risultare utile praticare stretching e attività fisica, ma anche operare tecniche di rilassamento guidato (es. mindfulness, yoga).

Se il malessere dovesse perdurare, si potrà anche valutare l’impiego temporaneo di un trattamento farmacologico che, riducendo la sintomatologia (ansia, alterazioni dell’umore, irritabilità ecc), darà un
indubbio beneficio alla qualità di vita del paziente, ripristinando le normali attività esistenziali”.

Dott. Vincenzo Messina