Calabria - Più 'poltrone rosa' in Consiglio, ma la doppia preferenza non funziona

Raddoppia la presenza femminile all'interno dell'Ente di Palazzo Campanella, ma la percentuale è sempre bassa

Analizzati i dati riguardanti i partiti, le liste, centrodestra, sinistra e civici, è bene parlare anche degli effetti, se ve ne sono stati, della doppia preferenza di genere che ha esordito in Calabria proprio alle Regionali del 2021.

A conti fatti, il numero delle donne che, in questa legislatura, siederanno in Consiglio Regionale è il doppio di quello precedente, ma, forse, ancora troppo basso.

Donne in Consiglio Regionale Calabria

Con le elezioni del 26 gennaio 2020 sono entrate a far parte del Consiglio Regionale della Calabria: la prima presidente donna della storia Jole Santelli e le consigliere Tilde Minasi e Flora Sculco.

In questa tornata elettorale, invece, le neo elette sono:

  • Amalia Bruni, seconda classificata nella sfida tra Governatori con 219.389 preferenze ed anche l’unico della coalizione di centrosinistra;
  • Katya Gentile di Forza Italia (8.085 voti);
  • Valeria Fedele di Forza Italia (7.962 voti);
  • Pasqualina Straface di Forza Italia (6.512 voti);
  • Simona Loizzo della Lega (5.360 voti);
  • Luciana De Francesco di Fratelli d’Italia (4.564 voti).

Quasi tutte donne di destra (5 su 6) e nessuna del collegio reggino.

Nella Circoscrizione Sud, molti non erano a conoscenza della novità della doppia preferenza di genere e gli altri, forse, non ritenevano le proposte, avanzate dai partiti, sufficientemente valide per entrare a far parte dell’ente di palazzo Campanella.

La legge elettorale e le “poltrone rosa”

Fino allo scorso anno, la Calabria non era dotata di una legge sulla doppia preferenze di genere. Ad approvarla è stato il Consiglio, a guida del facente funzioni Spirlì, lo scorso novembre, mettendosi al riparo dall’intervento, con poteri sostitutivi, del Governo, che aveva minacciato di intervenire se la Regione non si fosse adeguata al più presto.

Il provvedimento “Norme in materia di rappresentanza e doppia preferenza di genere. Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 febbraio 2005 n. 1 (Norme per l’elezione del Presidente della Giunta regionale e del Consiglio regionale)” è stato predisposto al fine di adeguare la legge elettorale regionale al quadro normativa vigente in materia di rappresentanza di genere, e si pone l’obiettivo di garantire la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive.

La norma, approvata all’unanimità dall’ex Consiglio Regionale, però, non basta a garantire più poltrone rosa. Affinché il cambiamento diventi realtà sarebbe necessario un radicale rinnovamento di mentalità.

Perché la doppia preferenza non funziona

Per avere più poltrone rosa dovremo aspettare, dunque, il prossimo Governo Regionale e, quindi il 2026.

Il dato di 6/30, infatti, è un numero alquanto esiguo anche se, se si vuol vedere il bicchiere mezzo pieno, si tratta sempre del doppio della presenza rispetto alla precedente legislatura. Questa piccola conquista sarà forse merito della dicitura, contenuta nella legge: “Nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al 60%” e, di conseguenza, ad una maggiore attenzione nella costituzione delle liste da parte dei singoli partiti?

Quanto fatto fino ad ora, per garantire la parità di accesso alle cariche elettive, comunque, non basta. Sarebbe necessario, forse, approvare anche una legge che, nonostante l’apparenza, non favorisca, ugualmente, gli uomini.

In Calabria, così come probabilmente anche nel resto d’Italia, vige ancora la “regola”, di associare il nome di una donna a quello di un uomo. È così che le liste vengono confezionate ipotizzando come (e quanto) una candidata sia in grado di aiutare il candidato a cui viene “accoppiata”. I voti, insomma, si sommano, e ciò che ne risulta è una posizione più salda per il candidato uomo.

Qual è la soluzione? Forse un numero fisso di seggi in Consiglio per le donne, forse una maggiore sensibilizzazione degli elettori sul tema.