Gratteri: 'Si pensava che il Nord avrebbe cambiato il Sud. È successo il contrario'

Il magistrato calabrese è stato ospite di Tg2 Italia insieme a Klaus Davi: 'Più della Calabria, mi fa paura Milano. È una città di omertosi'

Dopo un aggiornamento con gli inviati sul conflitto in Ucraina, è stata la criminalità organizzata uno dei temi al centro della puntata di “Tg2 Italia”, in onda questa mattina venerdì 10 giugno alle 10.10 su Rai 2 e condotta da Marzia Roncacci. L’appuntamento, che ha visto la partecipazione del procuratore Nicola Gratteri e quella del massmediologo Klaus Davi, si è incentrato sui rischi, le mire e gli interessi delle mafie nel conflitto dell’est.

Gratteri e Davi a Tg2 Italia per parlare di contrasto alla criminalità organizzata

L’ombra della mafia sulla guerra

Da una parte il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro Nicola Gratteri, esperto di ‘ndrangheta e infiltrazioni mafiose. Dall’altra, il giornalista Klaus Davi, recentemente minacciato dalle cosche per le sue inchieste sulle attività illecite dei boss calabresi. Sono questi i due volti scelti dalla Rai per discutere di un tema scottante che, troppo spesso, però, passa sottotraccia: il contrasto alla criminalità organizzata.

È dalla “vicina” guerra tra Russia e Ucraina, che infuria ormai da oltre 100 giorni, che è partita la disamina di Gratteri che, in diretta nazionale, si è detto preoccupato per i carichi di armi non tracciati inviati nei paesi dell’Est.

“In televisione vedo armi che sono 10 volte più potenti di un bazooka e che potrebbero disintegrare un carroarmato. Forse, prima di inviarle, si sarebbe dovuto pensare ad inserire un GPS per capirne l’utilizzo. A questo punto nessuno di noi può sapere se queste armi vengano realmente utilizzate o se qualcuno stia imbastendo un piccolo tesoretto”.

Il concetto è che la criminalità organizzata sguazza nelle possibilità, invisibili ai più, create da un conflitto. A spiegarlo meglio al pubblico è stato il magistrato calabrese:

“Da quando esistono le guerre, esiste anche il mercato nero. E, da almeno da 100 anni, le mafie sono presenti dove si può fare speculazione. Le armi sono la cosa che più mi preoccupa di più, ma in realtà il loro zampino è ovunque, nel grano, nel ferro e in tutto ciò che può essere trasformato in un’occasione di far soldi”.

La presenza del procuratore al programma rai, annunciata già diversi giorni fa sui social, non è passata inosservata. Ad apprezzarla e spingerla maggiormente, secondo la conduttrice, sono stati proprio i calabresi:

“Dai messaggi che sono arrivati alla nostra redazione è chiaro che la Calabria, quella bella e buona, perchè non è tutto ‘ndrangheta, vuole questo. Vuole che si parli di mafia e che non passi tutto sottotraccia”.

A tal proposito è intervenuto il massmediologo Klaus Davi che ha fatto della Regione meridionale ed in particolar modo della provincia reggina una personale “crociata”:

“L’antimafia italiana è da anni che grida ai paesi esteri “imitateci, consentite le intercettazione”. Dobbiamo smettere di credere che la ‘ndrangheta sia un fenomeno circoscritto alla regione Calabria e capire, finalmente, che la mafia calabrese è multinazionale, poliglotta, con insediamenti in 5 continenti.

I suoi accoliti, molto prima degli altri, hanno intuito che l’Est era una facile terra di conquista e, questo conflitto, per loro è stato provvidenziale dal punto di vista economico”.

Il giornalista ha poi aggiunto:

“La ‘ndrangheta è tecnicamente molto avanti. Ha inventato le fake news, il manipolatore della campagna elettorale teorizzata dalla cultura anglosassone, io ho studiato le loro tecniche per capirle e fanno davvero paura”.

Il rapporto tra il magistrato ed il massmediologo

Uno in studio, l’altro in streaming, ma il confronto è d’obbligo per due persone che si occupano, anche se in modo differente, della stessa materia. E così Gratteri non nasconde la sua stima per il massmediologo:

“Klaus Davi – ha detto a Tg 2 Italia il procuratore di Catanzaro – è uno dei pochi che studia e non ripete a pappagallo ciò che sente in giro. Rischia andando a guardare negli occhi i capi mafia, gli va dato atto di questo coraggio che pochissimi hanno. Ci sentiamo abbastanza spesso e so che si tratta di una di quelle persone che sanno le cose di prima mano e non per sentito dire.

Confermo – ha aggiunto – il suo ragionamento. In Italia siamo di certo i più evoluti in materia di antimafia, ma non è comunque abbastanza perché resta sempre troppo farragginosa”.

Un attacco al “Governo dei migliori”

Gratteri, è poi tornato a parlare del Governo Draghi, così come fatto anche in alcune interviste rilasciate in altri programmi televisivi alcune settimane fa:

“Questo governo, nell’ultimo anno, non ha mandato messaggi di interessamento sul contrasto alla criminalità, organizzata o meno, ne tantomeno di voler risolvere i problemi della giustizia, che non sono quelli che ci apprestiamo a votare. Anzi – ha aggiunto il magistrato – mi aspetto anche delle riforme in senso opposto a quelle che, invece, servirebbero, come una riforma del sistema penitenziario”.

“La favola del Nord che avrebbe dovuto cambiare il Sud, è successo il contrario”

Durante la trasmissione condotta da Marzia Roncacci si è parlato anche dell’ultimo libro del procuratore Gratteri, “Complici e colpevoli”, ennesima denuncia di un sistema che ha “cullato” la ‘ndrangheta, facendola crescere e proliferare.

“Con il prof. Nicastro – ha raccontato il magistrato ospite di Tg2 Italia – scriviamo da oltre 20 anni e facciamo ricerche per i nostri libri. In questo lasso di tempo, abbiamo dimostrato che le mafie esistono perchè si rapportano con la popolazione, perchè si nutrono di potere ed economia”.

A tal proposito il procuratore ha sollevato un caso che tocca nel profondo gli italiani:

“Da quanto tempo si racconta la storiella che le mafie sono al nord per il soggiorno obbligato? Le mafie sono al nord per offrire forza lavoro in nero, costruzione di opere pubbliche al ribasso. C’è stato un abbraccio tra gli imprenditori mafiosi del sud e quelli ingordi del nord.

Paradossalmente, fino a 10 anni fa si pensava che il nord avrebbe cambiato il sud, invece è successo il contrario. C’è una connivenza che, alla fine, funziona ed alla quale non si vuol mettere fine a causa del business e dei soldi, che nel frattempo fa girare droga e armi”.

Sulla questione mafiosa al nord è d’accordo anche Klaus Davi:

“”Noi” del nord, dico così visto che vivo a Milano, dobbiamo affrontare la questione morale della mafia nel nostro territorio. Il nostro comune nemico è il silenzio. Io preferisco che se ne parli, sempre. Meglio persino alzare i toni. Quello che mi fa più paura del tritolo è il silenzio.

Volete sapere perchè la ‘ndrangheta è più insidiosa di cosa nostra? Perchè lavora del silenzio. Per questo, oggi più che mai, c’è bisogno di far “casino” attorno al tema del contrasto alla criminalità organizzata. Più della Calabria mi fa paura la mia città, Milano, perché è una città di omertosi”.