Mediterranean Life, Pazzano dice no: 'Non è un modello di turismo sostenibile'

Pazzano e La Strada chiedono manforte alle associazioni ambientaliste: "Il progresso non sta nella cementificazione"

Con la mozione approvata in Consiglio comunale da maggioranza e centrodestra, viene spianata la via al progetto Mediterranean Life. Piuttosto che puntare su una visione di città armonica, che riconcili i residenti col territorio costiero e attragga un turismo a misura di persona, si punta allo stravolgimento dei paesaggi culturali urbani.

Troverete venti voti a favore e un solo voto contrario! La storia dirà chi difende questa terra, il suo ambiente, i sogni di chi è rimasto, di chi vorrebbe tornare. E chi, invece, rincorre modelli di sviluppo che già si sono dimostrati fallimentari.

Si opterebbe così, ancora una volta, per la costruzione di cattedrali nel deserto – solo il topos desertico può infatti far reggere il risibile paragone con Dubai –, che finirebbero per completare la trasformazione del nostro fronte a mare in un nonluogo, creando l’ennesima barriera cementizia tra la città e il mare, allo stesso modo delle tante incompiute e raffazzonate opere del decantato waterfront cittadino.

Si è giunti addirittura, da parte della maggioranza, a dire sì a un emendamento del consigliere Ripepi che ha l’ardire di provare a far finanziare eventualmente il Mediterranean Life coi fondi PNRR.

Dove sarebbero la transizione ecologica e il turismo sostenibile? Nell’ulteriore consumo di suolo? In un’opera invasiva e mastodontica disancorata dal contesto?

Unica voce di opposizione in Consiglio, di fronte all’ormai consolidato consociativismo tra centrodestra e centrosinistra, quella di Saverio Pazzano e de La Strada, che, in coerenza con quanto affermato fin dalle prime avvisaglie del progetto in questione, chiedono a gran voce ben altra capacità di visione quando si tratta di prendere decisioni capaci di ridisegnare il volto di intere aree della città.

Chiediamo alle associazioni ambientaliste di far sentire la propria voce di fronte al consueto fariseismo dell’amministrazione comunale.

Non siamo aprioristicamente contro l’iniziativa privata o le legittime aspirazioni di crescita degli imprenditori. Ma non è compito dell’iniziativa privata immaginare la Reggio del futuro. Qualsiasi intervento di vasta portata sul panorama urbano deve inserirsi in un progetto organico di città, che, oggi più che mai, appare francamente non esserci.

Si punterebbe, con opere come il Mediterranean Life, a fare di Reggio una metropoli mediterranea proiettata verso il futuro? Ebbene, il progresso non sta certo dalla parte dell’ulteriore consumo di suolo o di una cementificazione indiscriminata, ma da quella di un’urbanistica rispettosa dell’ambiente e delle comunità, capace di rigenerarle attraverso la progettazione di spazi vivibili e sostenibili. Una struttura come il Mediterranean Life risulterebbe in questa prospettiva già obsoleta, essendo ancorata a un immaginario totalmente sganciato dalle nuove logiche dell’abitare e del viaggiare. Quest’ultime sono infatti improntate a un turismo “slow”, all’offerta di esperienze e di stili di vita, che non vanno stravolti con urbanizzazioni alienanti, ma valorizzati secondo un’estetica che tenga insieme cultura e natura. La “green city” che abbiamo in mente è caratterizzata dalla dimensione della cura, che significa progettazione e manutenzione degli spazi urbani, realizzazione di architetture “minimaliste” a basso consumo di suolo, di una mobilità gentile su infrastrutture leggere. Solo questo può far traghettare Reggio verso la contemporaneità, creare posti di lavoro duraturi e un turismo integrato con la quotidianità della città.