Mimmo Tavella: ‘Reggina, la mia vita. Il saluto all’avvocato Agnelli e quel siparietto con Totti…’

C’è chi la storia la scrive da protagonista e s

C’è chi la storia la scrive da protagonista e sotto le luci dei riflettori, chi invece protagonista della storia lo è stato comunque, ma dietro le quinte. Quelle figure non appariscenti ma fondamentali, quei personaggi senza i quali il meccanismo organizzativo rischia di incepparsi. Nel suo lunghissimo percorso, la Reggina ha avuto la fortuna di avere con sè per ben 26 anni Mimmo Tavella, non un magazziniere, ma “il magazziniere”.

Un viaggio bellissimo il suo, caratterizzato da mille storie, tantissimi incontri, amicizie, rapporti, che una sola intervista fa grande fatica a raccogliere, ma ci abbiamo voluto provare. Sono cinque i personaggi che hanno caratterizzato questa sua lunga storia di amore con la Reggina, iniziata nel lontano 1983:

Ero legato da una forte amicizia con Franco Mondello, il grande mediano amaranto purtroppo scomparso qualche anno fa, abitavamo uno affianco all’altro. Privo del mezzo, mi chiedeva spesso una mano di aiuto per accompagnarlo agli allenamenti e per me era motivo di orgoglio in quanto grande tifoso della Reggina, ma anche un piacere.

In quel periodo non lavoravo e proprio a conclusione di stagione, mi propose una collaborazione con la società. Bisognava rispettare le gerarchie ed allora la prima consultazione avvenne con il capitano Sciannimanico e poi il mitico dottore Franco Iacopino, quest’ultimo sempre al mio fianco dal primo fino all’ultimo giorno, un uomo dalle grandi doti umane. Ricordo il colloquio con lui in via Giudecca, quasi come fosse adesso e questa frase che mi è rimasta ben impressa nella mente, proprio di Franco Iacopino: “In questo momento la Reggina non può spendere per te più di centomila lire”. Non era un problema di soldi, accettai subito ed il mio primo ritiro a Roccaraso.

In quella Reggina, oltre ai calciatori più conosciuti, ricordo benissimo i reggini come Scevola, i fratelli Mucciola, il portiere Azzarà, Cicciarella, lo storico massaggiatore Catalano, simpaticissimo, diventato personaggio per i suoi ingressi in campo insieme al dottore Smorto.

Presidente Nava, persona squisita. Il mio esordio è stato con la vittoria del campionato di serie C2. Ricordo mister Tobia, metteva sotto la tuta un pantalone bianco per scaramanzia, se succedeva che lo dimenticasse, bisognava fare l’impossibile per recuperarlo.

Anni complicati dal punto di vista economico con una nuova retrocessione e poi la successiva promozione fino al fallimento. Poi la svolta, grazie all’ingresso in società di quel gruppo che in seguito ha segnato la storia della Reggina con a capo il presidente Pino Benedetto e Lillo Foti amministratore delegato. Gli unici ad essere rimasti della vecchia società il sottoscritto ed il dottore Iacopino.

Per chi non lo sapesse, e sinceramente non so se si tratta di un record, comunque siamo noi due ad aver ottenuto promozioni in tutte le categorie. Due in C, due in B e due in serie A. Grande soddisfazione”.

Mimmo, possiamo dire che da quel momento, si è aperto un nuovo ciclo e nuove prospettive per tutti.

Assolutamente si. Allenatore Albertino Bigon a supporto Gabriele Martino che allora allenava la Berretti. Si intuiva subito che le cose erano totalmente cambiate da punto di vista economico e societario. Ricordo alla prima trasferta sul campo del Siena con mister Bigon che mi aiutò a comporre i borsoni dei calciatori, mostrando grandissima umiltà nonostante i suoi trascorsi da calciatore. Quella stagione si concluse con il sesto posto in classifica.

L’anno dopo arrivò Scala, eccellente allenatore e uomo di notevole spessore. Quella fu una stagione esaltante conclusasi con lo spareggio di Perugia contro la Virescit e la promozione. Aneddoto su Scala quando nell’elenco dei convocati escluse Barbui invitandolo ad andare in tribuna. La reazione del ragazzo fu tra lo stupore ed il dispiacere e con molta spontaneità disse al tecnico: “Mister, proprio oggi che c’erano i miei genitori in tribuna… e Scala: meglio, andrai a fargli compagnia, li vuoi lasciare da soli?”.

Da qualche anno il S. Agata è al centro di discussioni dopo il fallimento della Reggina Calcio. In quella struttura tu ci hai passato tantissimi anni.

Il S. Agata è stata per lungo tempo la mia vera casa. Conosco ogni angolo di quella struttura. Ricordo il primo sopralluogo quando era ancora discarica con l’avvocato Pino Benedetto, il grande Stefano Viola che poverino adesso non c’è più. Con il centro sportivo ancora in costruzione, il presidente volle realizzare la prima amichevole fra di noi sul campo in terra, si era davvero una grande famiglia”.

In più di 25 anni di Reggina, quanto cose potresti raccontare?

Tantissime, ma è complicato ricordarsi tutto. Qualcosa ho già detto, se penso all’avvocato Benedetto, con il quale c’è ancora un legame molto forte, mi vengono in mente tra le altre, due cose in particolare. La prima quando mi mandò a prendere la cazzuola. Non ne conoscevo il significato ma dissi di si, poi tornai indietro e trovai il coraggio per chiedere spiegazioni e solo dopo aver capito che parlava della “manicola” mi avviai verso il deposito.

Poi il caffè, per scaramanzia voleva glielo servissi sempre con la mano destra. Quando ciò non avveniva per distrazione lo capivo subito, perché mi arrivava senza preavviso la sua pesante mano sul viso (ride).

L’avvocato Benedetto voleva che il gruppo di magazzinieri, massaggiatori e dottori mangiassero nel tavolo dei dirigenti. Una volta a Como arrivò Luciano Moggi e lui pretese che gli restassimo accanto.

A proposito di Moggi, attendo ancora paghi una scommessa che si fece in una sfida ai calci di rigore. Mi avrebbe dovuto dare 500 euro nel caso in cui ne avessi parato almeno uno su cinque. L’ho fatto e un attimo dopo mi disse: “Li darò a Lillo Foti..” Mai visti”.

E di Lillo Foti cosa mi dici?

E’ stato il mio presidente per 18 anni. Non ci ha mai fatto mancare nulla, anni straordinari. Competenza, capacità manageriali, persona di grande umanità, conoscitore profondo di calcio ed anche simpatico. Aneddoti ne potrei raccontare tantissimi che ci riguardano. Per esempio partita decisiva a Napoli per la promozione in serie A, tanto per intenderci la gara terminata con il punteggio di 1-1 con il gol di Savoldi. Foti la mattina mi chiede di comprare dei sigari.

Con la tuta della Reggina mi avvio dall’albergo verso il tabacchino e vengo circondato da un gruppo di napoletani e leggermente spintonato, ho avuto la forza di non reagire, ho rischiato veramente molto. Da quel momento, mi sono sempre preoccupato di avere i sigari di scorta per il presidente, per ogni evenienza. E’ stato lui in un determinato periodo a pretendere che dimagrissi, ci ero riuscito diventando un figurino, o quasi. Ci teneva moltissimo all’ordine ed alla pulizia del centro sportivo, se c’era qualcosa che non andava ci convocava, mai un rimprovero in pubblico. Ma di racconti ce ne sarebbero davvero tanti”.

Passiamo ai calciatori, ne hai visti una infinità, ma su tutti?

Risposta facile, il giocatore più forte in assoluto per me è stato Francesco Cozza. L’ho visto crescere, è arrivato a Reggio all’età di dodici anni, un rapporto di amicizia forte con lui che si mantiene ancora. Lui in assoluto, ma da Reggio ne sono passati tantissimi come Amoruso, Pirlo, Baronio, Nakamura, Perrotta, Taibi, ne dimentico sicuramente tanti. Con Leon c’era invece un rapporto di grande affetto.

Su Perrotta, poi diventato un grandissimo calciatore e campione del mondo nel 2006, mi piace ricordare la sua umiltà. Andava a scuola di pomeriggio, la mattina si impegnava a darmi una mano nel preparare gli spogliatoi, credo che questo oggi sia difficile che accada”.

E gli allenatori?

Anche in questo caso dalla Reggina ne sono passati tanti ed ognuno con caratteristiche diverse. Ho già detto di Bigon, mentre Ulivieri lo ricordo per la sua particolare simpatia. De Canio mi ha impressionato sulla metodologia e la precisione, ma era molto rigido, Mazzarri un perfezionista, Zoratti una bravissima persona. Nel 2009 si è conclusa la mia esperienza con la Reggina. Allenatore Walter Novellino, pochi mesi con lui, ma un ricordo particolare. Durante le esercitazioni della squadra, voleva la mia presenza in campo. Dovevo triangolare con i calciatori e farli andare al tiro, ma la cosa più curiosa era che nel momento in cui sbagliavo un passaggio, si arrabbiava di brutto (ride)”.

Poi ci sono la quella stretta di mano con l’avvocato Agnelli ed il siparietto con Totti

E si, all’esordio in serie A ho avuto il privilegio di stringere per primo la mano all’avvocato Gianni Agnelli, il quale era entrato negli spogliatoi del Delle Alpi, per congratularsi con la squadra dopo il pareggio ottenuto grazie alla rete di Kallon.

All’Olimpico di Roma, invece, un siparietto simpatico con Totti. Durante la fase di riscaldamento lo vedo avvicinarsi verso di me, mi chiedevo cosa volesse. Alza la mia maglietta, mi guarda e dice: ‘Dai su, dammi il pallone che dobbiamo riscaldarci’. Un simpaticone”.

Vedo un pizzico di emozione in questi racconti, stiamo parlando di un quarto di secolo della tua vita.

“La Reggina è stata la mia vita, per lungo tempo. Mi ha dato la possibilità di mettere su famiglia, mi ha consentito di fare tantissime esperienze all’estero, in Giappone, in Austria dove abbiamo giocato l’amichevole con il Real Madrid, poi la spedizione in Canada, a Chicago. Vedere i più forti calciatori al mondo da vicino, credo sia una fortuna di pochi.

Il giorno del mio matrimonio e vorrei ricordare tra i testimoni Nunzio Rappocciolo, con il quale ho condiviso gli anni più belli della storia della Reggina, il presidente Foti ha chiuso il centro sportivo per consentire a tutti di essere presenti. Bellissimo ed emozionante.

In questo lungo percorso ci sono anche delusioni sportive profonde, come la sconfitta a Pescara contro la Cremonese e soprattutto quella al Granillo con il Verona che ci fece perdere la serie A.

Nei miei ricordi più belli, ho lasciato per ultimo, ma di proposito, il grande direttore.

Gabriele Martino, è stato e lo è ancora il mio secondo padre. Un riferimento costante di vita, mi ha dato moltissimo ed insegnato tutto. Faceva da scudo tra noi ed il presidente, ma sempre a nostra difesa. Generosissimo, di grande umanità, anche a livello personale mi è stato sempre vicino soprattutto nei momenti di difficoltà”.