Falcomatà deluso per il rinvio degli Stati generali: 'Nuovo DPCM? Non possiamo fare quello che ci chiedono'

Ai microfoni di CityNow il primo cittadino chiarisce la sua posizione sull’ultimo decreto

Avrebbe dovuto essere una settimana significativa e decisiva per la neo amministrazione targata da Giuseppe Falcomatà, e nonostante l’intervento dell’ultimo Dpcm, probabilmente continuerà ad esserlo.

Sarebbe stata significativa (e lo è tuttora) perché con la convocazione degli Stati generali, il riconfermato primo cittadino avrebbe voluto dare dimostrazione concreta di quanto detto nell’immediato della sua rielezione, e cioè dare un segno di cambiamento e di rinnovamento all’azione amministrativa di Palazzo San Giorgio. Una esigenza che lo stesso Falcomatà ha rintracciato negli esiti della tornata elettorale appena conclusasi con il ballottaggio e a cui non sembra disposto a derogare.

E di conseguenza, sarebbe stata decisiva (e lo sarà da ora in avanti) perché anche dal confronto con i cittadini, le loro idee, e le loro esigenze, Falcomatà avrebbe potuto trarre utili indicazioni per il futuro assetto della sua nuova giunta comunale. Almeno così ha fatto intendere lo stesso sindaco.

Raggiunto telefonicamente, l’inquilino di Palazzo San Giorgio non ha nascosto la propria delusione per aver dovuto ‘sconvocare’ gli Stati generali:

“Sabato avevamo ricevuto oltre 250 richieste di interventi all’assemblea, segno di una grandissima voglia di condividere idee e progetti, ed essere protagonisti del futuro della città. Anche per questo non vogliamo assolutamente perdere questa opportunità e nel rispetto del nuovo Dpcm abbiamo chiesto a cittadini, ordini professionali e associazioni di inviare sulla mail del Comune il proprio intervento”.

Tutte le idee saranno raccolte su una piattaforma web del comune chiamata “Io partecipo”, in modo tale da non perdere il filo delle varie discussioni che erano in programma.

“Fare l’assemblea in streaming sarebbe stato difficile. Come difficile sarebbe stato tenere alta l’attenzione dei partecipanti. Ma la nostra iniziativa continua, e l’idea rimane quella di inserire le proposte in una sorta Libro bianco, una “Agenda 2020 – 2025″ che intendiamo istituzionalizzare. Sarà una traccia da seguire e integrare nel programma di mandato elaborato all’atto di presentazioni delle liste”.

Insomma, per dirla con il primo cittadino, due percorsi che si integrano e intrecciano tra di loro.

“È una prima, grande, dimostrazione di come la città può essere protagonista del proprio futuro. Un modo di mettere tutti nelle condizioni di assumersi le proprie responsabilità, condividere percorsi, e sentirsi pienamente responsabili dell’attuazione dei programmi. L’obiettivo è e rimane quello di far capire dove stiamo andando, qual è l’idea di città che vogliamo costruire, ed io ho sempre detto che la migliore è quella dei cittadini”.

Nuovo Dpcm? Serve condivisione e responsabilità

Come detto il varo del nuovo Dpcm, in vigore proprio da ieri, ha costretto il primo cittadino a rinviare, o meglio far svolgere in forma diversa, gli Stati Generali. La presa di posizione dei sindaci rispetto al contenuto del Decreto ha comunque fatto sollevare un polverone, con polemiche questa volta dirette ai sindaci, tacciati di venir meno alle proprie responsabilità quando c’è da assumere decisioni scomode e impopolari.

Falcomatà chiarisce la sua posizione, che poi è anche la posizione dei sindaci che si ritrovano nell’Anci nazionale:

“Con il nuovo Dpcm si è ottenuto il ripristino di una cosa che esiste già per legge. Ma non può essere demandato ai sindaci il controllo di pubblica sicurezza, soprattutto perché mancano risorse e mezzi necessari. Le disposizioni di eventuali chiusure devono essere assunte all’interno del Comitato per l’ordine e la sicurezza, coinvolgendo Prefettura, Questura, Forze dell’ordine, e prendendo decisioni anche collegiali e non demandate al singolo sindaco”.

Insomma per Falcomatà è soprattutto un problema di metodo:

“Perché non possiamo apprendere da una conferenza stampa serale cosa spetta ai sindaci, senza che le misure introdotte siano state prima concordate. Oggi non siamo nelle condizioni di fare quello che ci chiedono. Non si può parlare di ottenere risultati, riportando le competenze ad ognuno, sennò si tratta di un vero e proprio scaricabarile.

Nel primo lockdown è emersa la necessità di mettere fine ad un diluvio di ordinanze dei sindaci, questa scelta invece rischia di fare il contrario. Basta pensare alla nostra Città Metropolitana e ai suoi 97 sindaci: se tutti, nel proprio territorio, a volte distante pochi chilometri da un altro, emettono 97 ordinanze diverse, dove si andrà a finire?”.

Il primo cittadino chiede quindi “condivisione e responsabilità”, guardando oltr’alpe all’esempio francese, dove si sono assunte decisione simili ma concordate preventivamente con i sindaci.

I primi cittadini italiani, da parte loro, provano a dare una dimostrazione di compattezza avanzando le proprie rimostranze all’interno dell’Anci, che è deputata a discutere queste cose e interfacciarsi con il Governo. E proprio in queste ore il presidente De Caro si sta confrontando con l’esecutivo.