Processo Miramare, Falcomatà aspetta la sentenza e 'torna all'antico'?

Ipotesi, scenari e rischi a poche ore dalla sentenza del Processo Miramare. Rispuntano i nomi di Irene Calabrò e Paolo Brunetti

E’ fragoroso il silenzio che avvolge Palazzo San Giorgio. Non da giorni ma da settimane il sindaco Falcomatà, anche per stessa ammissione di diversi esponenti della maggioranza, viene visto come una presenza impercettibile. In vista della sentenza relativa al Processo Miramare, in molti si aspettavano di capire in quale direzione si sarebbe potuti andare, sia in caso di verdetto positivo che negativo. Invece nessun incontro, nessuna interlocuzione interna, nessuna proposta o ipotesi sul tavolo. Anche i big del Partito Democratico a livello locale e regionale, sussurrano a microfoni spenti di non aver ricevuto alcun segnale da Falcomatà, sottolineando la particolarità (per non dire stranezza) nell’atteggiamento del primo cittadino.

Se a livello locale Falcomatà pare essersi chiuso a riccio, nascondendo ogni sua possibile mossa, a livello nazionale sembra essere stato avviato un dialogo con il Pd. Boccia e Provenzano gli esponenti più vicini al primo cittadino, possibile che il dialogo proceda in quella direzione. A poche ore dalla sentenza relativa al Processo Miramare, i rumori di sottofondo alzano i loro decibel come fosse la partenza di un gran premio di Formula 1. Impossibile provare ad arginare voci e rumors che si rincorrono freneticamente, ancora più all’impazzata considerando la cappa di silenzio che avvolge l’amministrazione comunale.

Rischio calcolato per Falcomatà?

Sembra essere soltanto una la certezza, consolidatasi sempre più nelle ultime due settimane. Falcomatà, anche per non dare segnali da un punto di vista politico, aspetterà la sentenza prima di procedere con qualsiasi cambiamento. Decisione che però sembra accogliere qualche rischio. Se è vero, come è vero, che il primo cittadino sino alla notifica di sospensione da parte della Prefettura (che solitamente giunge entro qualche ora o il giorno successivo) può tecnicamente firmare atti e modificare l’assetto della giunta, è vero anche che in altri contesti questo tipo di condotta è stata bocciata dal Tar.

E’ il caso, ad esempio, di quanto accaduto a Villa San Giovanni nel 2017. L’allora sindaco Giovanni Siclari, nominò subito dopo la sua elezione e prima della notifica di sospensione Maria Grazia Richichi quale nuovo vicesindaco. A seguito di un ricorso presentato dalla minoranza però, il Tar decise per l’annullamento dell’atto di nomina del vicesindaco di Villa San Giovanni disponendo la nomina del Commissario prefettizio.

In sintesi, il Tar stabilì che non c’è bisogno della comunicazione al sindaco da parte della Prefettura perché è sospeso ‘di diritto’ una volta che viene letta la sentenza di condanna. Nel 2018 il Consiglio di Stato ribaltò quanto deciso dal Tar revocando la nomina del Commissario, senza però entrare nel merito della vicenda ma giustificando la decisione con un ‘vizio procedurale’ presente all’interno del ricorso presentato dalla minoranza. Da sottolineare però che nel corso degli ultimi anni, a livello nazionale, in casi simili rispetto a quanto accaduto a Villa San Giovanni ci sono state decisioni del Tar differenti e favorevoli rispetto alla validità di atti emessi dopo la sentenza e prima della notifica di sospensione.

I rischi sembrano aumentare nel caso della Città Metropolitana. Sia il sindaco Falcomatà che il vicesindaco Armando Neri infatti sono tra gli imputati del Processo Miramare, va da sè che in caso di condanna di entrambi servirebbe la nomina di un nuovo vicesindaco. A differenza delle amministrazioni comunali, non sembrano esserci precedenti per gli enti metropolitani anche perchè la figura del vice sindaco non è prevista nel Tuel (il testo unico degli enti locali) ma è stata inserita da statuto dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria. Secondo alcuni addetti ai lavori, in caso di condanna per Falcomatà e Neri non sarebbe da escludere del tutto la decisione da parte della Prefettura di nominare un Commissario Metropolitano con poteri da Sindaco e il mantenimento dell’attuale consiglio metropolitano.

Le tre ipotesi sul tavolo

Uscendo dal campo della giurisprudenza e tornando sul rettangolo di gioco della politica, in caso di condanna del primo cittadino quali sarebbero gli scenari più plausibili rispetto a possibili rimpasti, con particolare riferimento alla poltrona di vice sindaco? Le bocche cucite della maggioranza comunale (a dir la verità più per mancanza di informazioni e dialogo con il sindaco che per la volontà di non sbilanciarsi…) non aiutano a dissipare le incertezze.

Se Falcomatà opterà, come sembra emergere, per la sostituzione dell’attuale vice sindaco Tonino Perna, bisognerà capire se privilegerà una pista più ‘locale’ o un nome concordato con i vertici nazionali del Partito Democratico.

I profili interni all’attuale amministrazione in pole position sono sempre quelli degli assessori Irene Calabrò (la prima idea maturata da Falcomatà, già mesi addietro) e Paolo Brunetti. In quest’ultimo caso, rumors parlano di primi ragionamenti effettuati dal diretto interessato negli ultimi giorni con il partito di riferimento Italia Viva.

Sia Calabrò (eletta con il Partito Socialista) che Brunetti infatti non fanno parte del Partito Democratico, fattore che aggiunge incertezza e complicherebbe a dismisura gli equilibri già sottili della maggioranza. Quasi impossibile pensare ad un’eventuale nomina di Calabrò o Brunetti quale nuovo vice sindaco se non con il contestuale passaggio al Partito Democratico.

Il piano alternativo sembra prevedere il ricorso ad un profilo esterno a Palazzo San Giorgio e condiviso con i vertici del Pd, una figura di rilievo e spessore riconosciuto, capace di sopportare sulle spalle il peso di un’amministrazione che dovrebbe fare i conti con frizioni, fazioni e la prevedibile spinta in senso contrario dell’opposizione. In questo caso circolano i nomi di Mimmo Battaglia e Massimo Canale, fonti vicine ai diretti interessati però assicurano non sia arrivato alcun segnale in questo senso.

La terza via è quella del non decisionismo. Nel tentativo di preservare equilibrio che paiono poggiati sul filo del rasoio, con la maggioranza divisa in più anime e la neo formazione Democratici e Progressisti pronta a rivendicare spazi e voce in capitolo, Falcomatà potrebbe anche optare per il colpo di teatro: non modificare nulla, lasciando al prof. Tonino Perna il pesantissimo compito di traghettare l’ente comunale. Si tratta dell’ipotesi meno probabile ma non da escludere nel caos calmo che avvolge Palazzo San Giorgio. Poche ore soltanto e (finalmente) cadrà il velo…