Covid a Reggio, 70mila test rapidi in città. Task force al lavoro per la somministrazione

I tamponi rapidi hanno bisogno di un certificato di validazione che si dovrebbe ottenere in una settimana. Poi la somministrazione

Lo screening di massa annunciato a fine novembre dal sindaco Giuseppe Falcomatà comincia a prendere forma. Con tempi tutto sommato rispettati, i test antigenici attesi per la prima settimana di dicembre, sono infatti arrivati a Reggio Calabria che, quindi è la terza realtà, dopo la provincia di Bolzano e la Regione Abruzzo, a dotarsene.

Settantamila test per cominciare

Per l’esattezza sono stati consegnati 70.400 tamponi antigenici rapidi sui centomila circa richiesti. I tamponi rapidi sono della ditta coreana Biocredit e sono distribuiti dalla RapiGen. I test sono contenuti in diversi scatoloni custoditi a Palazzo San Giorgio, e una volta che la popolazione ne sarà sottoposta consentiranno di ricostruire il tracciamento e quindi di interrompere il contagio da Sars Cov 2.

Il progetto sullo screening di massa, è stato partorito della task force comunale che si riunisce ogni mercoledì per fare il punto della situazione e per mettere a punto la macchina organizzativa.

Il certificato di validazione

I test sono pronti per essere utilizzati ma all’interno della task force si vuole seguire per filo e per segno il dettato del bando di aggiudicazione dei tamponi fatto dal Ministero della Salute per conto del Commissario Domenico Arcuri.

Così il gruppo ‘testing&tracing’ coordinato dal virologo Fabio Foti si è messo all’opera per non lasciare nulla di intentato.

Ed è stato lo stesso a bloccarli per non commettere l’errore fatto dalle altre città italiane che hanno già avviato gli screening di massa. D’altra parte ha spiegato il virologo, tutti i tamponi che hanno vinto le gare indette dal Commissario Arcuri, sono validati dal Ministero della Salute dal Cts ma di fatto hanno solo una scheda redatta dal produttore che dà conto della sensibilità e della specificità del test.

In realtà, tutti i test di qualunque ditta (sono più di 15) prima di essere somministrati alla popolazione dovrebbero essere accompagnati da un certificazione di validazione da parte di un soggetto terzo, come un laboratorio pubblico regionale accreditato.

La validazione

Ma come avverrà questa validazione? Lo spiega Fabio Foti:

“Ci doteremo di 100 tamponi molecolari che, insieme ai nostri 100 test antigenici rapidi, saranno testati in una comunità chiusa su cento persone che avranno due tamponi a testa (uno molecolare e uno rapido). Dal confronto dei risultati si tireranno i dati occorrenti per dare una classificazione alla sensibilità e alla specificità del test. Se supererà il 97% nella sensibilità e il 90% nella specificità, otterranno il certificato di validazione. Se i risultati saranno più bassi lo segnaleremo al Ministero”.

Test antigenico, a chi verrà somministrato

Il processo di validazione dovrebbe concludersi in una settimana, con la speranza che nel frattempo venga completata la fornitura richiesta che farebbe salire il numero dei tamponi rapidi a centomila.

Con 100 mila tamponi l’idea della Task force è di lavorare su popolazioni selezionate come le Case circondariali, le Rsa, i centri diurni o le comunità alloggio. Mentre il secondo target attenzionato dovrebbe essere la popolazione scolastica. In questo secondo caso però bisogna trovare anche i soldi per pagare chi li dovrà eseguire, e cioè infermieri, medici e biologi, o anche farmacisti con delega.

In alternativa, come suggerito anche da Rubens Curia, da personale di Protezione civile o dell’esercito o comunque da medici che già hanno partecipato al bando ministeriale.

Se tutto procede per il verso giusto senza ritardi o intoppi, l’operazione potrebbe concludersi anche prima di Natale. Ma su questo non c’è ancora alcuna certezza.