Ne’ di Scopelliti, ne’ di Falcomatà. Il Waterfront è dei reggini (ma non basta)

Non bisogna dire 'grazie' nè a Peppe nè a Giuseppe. Al massimo, dovrebbero essere loro a dover ringraziare

Tra le rinomate caratteristiche dei reggini, quasi fosse un ‘virus endemico’, c’è quella di non essere mai contenti. La tanto attesa inaugurazione del Waterfront ha scatenato una serie di reazioni, non solo politiche, ma anche viscerali da parte dei cittadini.

La curiosità nello scrutare un’opera divenuta quasi leggenda complice il continuo essere evocata nel corso degli anni, doveva fare i conti con chi “ad una scalinata” preferiva un livello di servizi essenziali quantomeno sufficiente. Il problema non è, come scritto in uno striscione esposto durante l’inaugurazione, se il Waterfront debba essere di Scopelliti o di Falcomatà.

Per prima cosa, non bisogna dire ‘grazie’ nè a Peppe nè a Giuseppe. Al massimo, dovrebbero essere loro a dover ringraziare il fato e gli elettori per aver avuto l’opportunità di vestire i panni di sindaco in una città nobile e importante come Reggio Calabria. In secondo luogo, non vi è alcun dubbio o incertezza su chi deve rivendicare la paternità del Waterfront: è di tutti i reggini.

Lo è non solo in quanto patrimonio pubblico, ma perchè ogni reggino ha meritato quell’opera e ne merita tante altre, di simili e di più importanti. Lo merita perchè, seppur con mille difetti e talvolta complice dei tanti malesseri che la città soffre, i reggini sopportano da anni una situazione oggettivamente indecente.

Peppe Giuseppe

Non è facile essere cittadini di Reggio Calabria in questi anni.  Impossibile non provare imbarazzo, misto a vergogna, se si ospita un parente o un amico proveniente da altri luoghi, a causa dello stato pietoso in cui è ridotta la città. Verrebbe quasi istintivo tappare loro gli occhi nei percorsi che fuoriescono da Lungomare Falcomatà e Corso Garibaldi e giungono (quasi) in qualsiasi altra direzione.

Complimenti a Scopelliti per aver ideato il progetto tanti anni fa,  complimenti a Falcomatà per averla portata a termine confermando quanto sostenuto nell’Ottocento dal poeta inglese James Russell Lowell. “Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”.

Poco importa se da ‘poco utile’ e definanziata, l’opera è diventata il pilastro portante e collante tra primo e secondo tempo dell’amministrazione Falcomatà.  In questi casi, al contrario di quanto accade nei quiz televisivi, è l’ultima parola quella che conta.

Il Waterfront, così come è oggi, è un luogo da ammirare, che svela un volto affascinante e completamente nuovo dell’area a nord del lungomare reggino. Ma da solo non basta. Soltanto nella sua totalità, con la realizzazione del Museo del Mare di Zaha Hadid, il completamento del Parco Lineare e un Lido Comunale non più ecomostro ma gioiellino da mettere in vetrina, il progetto potrà dirsi davvero attrattivo e rivoluzionario per Reggio Calabria.

A quel punto, il lavoro sarà quasi a metà dal suo dovuto compimento. A cosa potrebbe servire infatti un Lungomare Falcomatà completamente rinnovato, capace di brillare di luce propria, se il resto della città continuerà a cadere a pezzi?

Se i fiumi di turisti provenienti da tutto il mondo, che Reggio Calabria può ambire ad ospitare grazie alle sue bellezze, non avranno strutture, servizi e infrastrutture degne di questo nome, potranno accontentarsi di una passeggiata al Waterfront? Difficile immaginarlo.

‘L’ambizione’ giustamente evocata da Falcomatà (seppur in occasione della bizzarra e inverosimile richiesta di disputare a Reggio Calabria la finale di Champions League…) può essere davvero un  fattore di rilancio e sviluppo, specie in una fase storica come quella attuale, particolarmente complessa. Ricca di difficoltà, ma anche con una concreta possibilità di costruire un futuro diverso che raramente si è avuta negli ultimi lustri.

L’ambizione che deve animare ogni singolo reggino, però, deve obbligatoriamente andare a braccetto con l’ambizione e le capacità amministrative delle istituzioni locali (Comune e Città Metropolitana) e regionali. Altrimenti, la sola ambizione dei reggini rischia di essere un qualcosa di bello e apprezzabile, ma in definitiva poco utile.

Esattamente come il Waterfront.