I sindaci reggini appendono la fascia al chiodo. Intanto arriva la nomina di Longo

I sindaci avevano promesso di incrociare le braccia se non fosse arrivata al più presto la nomina di un commissario per la Calabria

I sindaci reggini hanno deciso di appendere la fascia tricolore al chiodo. La protesta, messa in atto da alcuni primi cittadini della Città Metropolitana, è la naturale conseguenza delle scelte del Governo che, a distanza di tre settimane dalla proroga del commissariamento non aveva ancora nominato una persona che aiutasse la Calabria ad uscire dal pantano dell’emergenza sanitaria.

Solamente la scorsa settimana i 400 sindaci della Calabria si erano riuniti all’esterno di palazzo Chigi per chiedere null’altro che il rispetto dei diritti della comunità che rappresentano. Neanche il tempo di dirlo che il Cdm sembra, finalmente, aver preso una decisione. Guido Longo è il nuovo commissario alla sanità in Calabria.

La protesta dei sindaci contro il Governo

È per questo motivo che i sindaci hanno scelto di non stare in silenzio e ribadire l’importanza di dare risposte immediate e concrete alla Calabria.

Pierpaolo Zavettieri

Primo fra tutti a puntare il dito contro chi aveva tanto promesso alla Calabria, salvo poi fare marcia indietro ogni due giorni, è stato il Presidente dell’Associazione Sindaci Area Grecanica. In un lungo post su Facebook Zavettieri ha scritto:

“Ci risiamo! Nella scorsa trasferta dei sindaci a Palazzo Chigi il Governo aveva assunto l’impegno, davanti ad oltre 200 comuni calabresi presenti, di garantire (unitamente alle altre priorità relative alla Sanità calabrese) “il coinvolgimento dei sindaci a cominciare dalla immediata attivazione delle Conferenze Sanitarie Aziendali e dalla convocazione urgente dei Presidenti delle suddette Conferenze al fine di definire congiuntamente agli organi regionali e nazionale le modalità e le linee principali di azione per uscire il prima possibile dal Commissariamento”.

La scandalosa lottizzazione politica però ha già difatto impedito l’avvio di questo nuovo percorso virtuoso, facendolo naufragare prima ancora che salpasse. La vicenda che attiene alla nomina del nuovo Commissario ad Acta con una serie infinita di fumate nere e finte fumate bianche non ha fatto altro che certificare la nostra teoria. Nessun coinvolgimento dei sindaci infatti in questa squallida ed altalenante scelta.

Se i sindaci, ognuno supportato dalla propria amministrazione e dai propri cittadini, non imporranno a se stessi la difesa strenua di quest’ultimo baluardo di civiltà rimarremo terra di nessuno o peggio saremo una colonia. Basti pensare che in “Calafrica” si vogliono mandare gli ospedali da campo e non si riaprono e si potenziano gli ospedali ed i reparti chiusi ed esistenti che hanno subito il totale depauperamento durante gli undici anni di gestione commissariale. I sindaci in modo compatto, magari questa volta con il pieno supporto di ANCI Nazionale, attuino delle azioni incisive per mettere in crisi questa scellerata gestione “monocratica”, esercitata dal Governo in spregio ad ogni principio costituzionale e democratico”.

Michele Conia

All’appello di Zavettieri ha fatto eco l’annuncio del sindaco di Cinquefrondi, Michele Conia che, nel pomeriggio di oggi, ha deciso di appendere fuori dal palazzo del Comune la fascia da primo cittadino:

“La Fascia Tricolore fuori dalla finestra perché fuori dall’Italia il Governo sta lasciando la Calabria ed i calabresi, così come non ha lasciato entrare a Piazza Montecitorio i Sindaci calabresi che, fino a prova contraria, rappresentano il popolo e la Repubblica. Le bandiere a mezz’asta per tutti i morti di Covid, ma anche per tutti i morti di malasanità nella nostra regione, per la morte dei diritti e per la morte della sanità e della Costituzione Italiana. Non accetto, in nome del mio popolo, tutto questo ed è solo l’inizio di una protesta che porterò avanti con i calabresi indignati e puliti. Pronto a dimettermi o ad ogni altra azione! Non meritiamo e non possiamo accettare tutto questo gioco sulla nostra pelle. Il tempo delle colonie è finito”.

Giuseppe Falcomatà

Anche il sindaco di Reggio Calabria ha commentato la vicenda, senza però adottare misure drastiche come quelle dei colleghi:

“Uno spettacolo che non fa bene all’organizzazione sanitaria in Calabria e soprattutto ai calabresi che continuano ad ammalarsi e sono sempre più disorientati e disillusi”.

Il sindaco della Città Metropolitana ha aggiunto:

“Sul Commissario in Calabria una telenovela infinita che non fa bene alla credibilità delle istituzioni. Avevamo chiesto rapidità, efficacia, competenza, per riempire il vuoto che si è creato. L’unica cosa che si è riempita sono i titoli dei giornali tra nomi e smentite”.

Vittorio Zito

Il sindaco di Roccella, invece, ha inviato una lettera all’attenzione del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio dei Ministri:

“Signor Presidente della Repubblica, Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, come Sindaco ho l’onore e il dovere di governare la mia comunità, di rappresentarne e tutelarne gli interessi, di esigere dai cittadini l’adempimento ai loro doveri civili e di tutelare i loro diritti di cittadinanza, a partire dal più importante: la sicurezza per la loro salute.

Ma in questa funzione ho anche un onore e un privilegio unico che non è riconosciuto a nessun altro rappresentante istituzionale, se non ai Sindaci:  indossare da civile i simboli della Repubblica, la fascia tricolore con il fregio della Repubblica Italiana. E posso farlo perché oltre a rappresentare la comunità, la legge mi affida anche precisi doveri come Ufficiale di Governo. Ma per quanto sta succedendo, per come si sta trattando la mia gente, non posso continuare un secondo oltre ad esercitare serenamente le funzioni di organo locale dello Stato.

Non posso farlo perché non posso essere il rappresentante locale di questa pantomima che da 3 settimane rende il Governo della Repubblica incapace di esercitare una sua prerogativa istituzionale e di adempiere ad un suo preciso dovere. Non posso essere il rappresentante locale di chi ci ha lasciati soli, senza alcun vertice decisionale al quale rivolgerci, senza direttive o regole uniformi per governare le legittime paure della nostra gente.

Non posso essere il rappresentante locale di chi sta abbandonando in trincea medici, infermieri e operatori socio sanitari che stanno facendo miracoli per contenere l’epidemia e curare i malati. Per questo, Signor Presidente della Repubblica e Signor Presidente del Consiglio del Ministri, da oggi e fino a quando non si insedierà e sarà pienamente operativo il nuovo Commissario per la Sanità in Calabria, fatto salvo il potere di ordinanza indispensabile a tutelare la salute dei miei cittadini, come forma di protesta non eserciterò nessuna delle funzioni di Ufficiale di Governo previste in capo al Sindaco. Continuerò a svolgere, come sempre e come mio preciso dovere, le uniche funzioni che oggi meritano di essere esercitate: quelle di rappresentante della mia comunità e della mia gente”.