Il talento e la preparazione del medico reggino Giovanni Zoccali al servizio del Regno Unito

Molto più di un'intervista, tante risposte legate alla vita vissuta. Numerosi gli obiettivi professionali raggiunti con Reggio sempre nel cuore

L’intervista ad un figlio della nostra terra. La Calabria ed il suo hinterland sono capaci di formare risorse umane che per necessità o volontà devono spendere altrove le proprie conoscenze per emergere. I collegamenti televisivi di questi giorni, in piena emergenza covid-19 dimostrano la capillare presenza di calabresi in giro per l’Italia e l’Europa: i cognomi che risuonano sono spesso molto familiari.

CityNow ha il piacere di dare voce ad un medico reggino legato al suo territorio, ‘di piazza Carmine’ per intenderci, il cuore di una Reggio Calabria alla quale, se dotata del giusto management ed adeguata organizzazione, non mancherebbe nulla per essere all’altezza degli altri competitors.

Il dottor Giovanni Zoccali ha snocciolato punti di forza e punti di debolezza del sistema sanitario italiano, grazie e soprattutto alla possibile comparazione con Londra, la metropoli dove si trova attualmente.

Come è cambiato lo stile vita nel Regno Unito in particolare a Londra?

Ritrovarsi a vivere e a lavorare in quello che è secondo me l’ombelico del mondo è stata una delle avventure più emozionanti e al tempo stesso più spaventose della mia vita.

La decisione è nata per soddisfare il desiderio di migliorarsi, di imparare e di emergere. Ho lasciato l’Italia da Specialista in Chirurgia Plastica e mi sono ritrovato nel Regno Unito ad iniziare da capo dal gradino più basso della gerarchia medica. D’altronde si sa per raggiungere il paradiso di deve scendere prima negli inferi.

Tagliare tutti i ponti con il passato, con il presente e con un futuro più o meno comodo è stato veramente duro.

A Londra il detto “o bevi o affoghi” è quanto mai più veritiero. Cambiare modo di vivere, ritmi di vita, usi e costumi è stata la chiave del successo. Iniziare a giocare seguendo le loro regole ufficiali e non, mi ha permesso di esprimere il mio potenziale raggiungendo posizioni prestigiose in Ospedali considerati templi della mia disciplina.

In UK devi essere veloce, competitivo ed efficiente o il collega/rivale ti annienta. Non si spreca tempo; il tempo è denaro, il tempo è opportunità di aggiungere una linea sul tuo CV. E qui per emergere il CV deve essere molto lungo e di peso. Devi imparare a reggere le frustrazioni e a non farti affossare dalla diffidenza che il nostro popolo suscita all’estero, devi essere sempre con il sorriso sul viso, anche quando vorresti esprimere la tua rabbia, qui non puoi. La vita a Londra è lavoro, si lavora in maniera sperso spersonalizzata, si segue la “policy” un protocollo. Londra con le sue distanze immani divora il tuo tempo libero negli spostamenti da e per il lavoro.

Però il weekend, quando sei off o non hai lavoro arretrato, lo usi per rallentare, per prendere un po’ di fiato, per tornare un po’ italiano e perché no un po’ più calabrese.

Lavoro e sanità in UK? Differenze con l’Italia (prima e dopo covid-19)

Il sistema sanitario italiano ha da invidiare solo ed esclusivamente la disponibilità di mezzi e di risorse che L’NHS ha. Il SSN è annoverabile tra le eccellenze mondiali solo perché i miei colleghi rimasti in patria dedicano tutte le loro energie per far funzionare un motore vecchio, poco efficiente e con molti pezzi logorati che andrebbero sostituiti (evitiamo di fare polemiche).

Per chi viene dall’Italia, fare il medico qui è facile!  Hai il necessario e talvolta anche il superfluo, hai figure professionali che collaborano con te che rendono il tuo lavoro più agevole. I sacrifici fatti vengono riconosciuti e ricompensati non considerati semplicemente dovuti e giustificati, come purtroppo accade in Italia, dal modo di dire: “fare il medico è una vocazione!!” Bullshits (scusate l’inglesismo) ma il medico è un professionista che per compiere il suo lavoro deve avere a disposizione strutture ed equipaggiamenti e colleghi per garantire una turnazione compatibile con la vita. Anche i medici ne meritano una.

Ma non si creda che sia tutto oro quello che luccica: la burocrazia è tantissima, (sinceramente anche più di quella italiana), gli orari sono massacranti, i pazienti poco educati sono presenti anche qui. Come in patria il personale sanitario è gestito da manager che fanno della sanità un business spremendo i medici ed infermieri oltre il limite nel tentativo di incrementare la produzione riducendo le spese e come in Italia si sta osservando un abbandono del sistema pubblico da parte del personale a favore di quello privato.

Lo scoppio della pandemia sta impattando drammaticamente sul funzionamento del NHS. L’attività elettiva è stata ridotta al minimo indispensabile solo le urgenze e le emergenze vengono garantite al fine di concentrare gli sforzi nella cura dei malati covid. Per esempio nella mia disciplina è garantito il servizio di traumatologia e il servizio di chirurgia oncologica con le ricostruzioni permesse solo se funzionali. Il tutto per ridurre la durata dell’ospedalizzazione ed il relativo rischio di contaminazione nosocomiale. Siamo passati ad un sistema paragonabile ad uno militare, corsi su come comportarsi, come gestire il paziente e su come proteggersi.

Da italiano è un vanto sentire i colleghi parlare dell’esempio Italia con ammirazione e rispetto. Ogni tanto essere italiano è considerato un vanto anche qui.

Mantieni i collegamenti con l’Italia (famiglia, affetti, amici) grazie alla tecnologia?

Certamente! Ho lasciato Reggio quando avevo 19 anni e mantenere i contatti con gli amici e la mia famiglia è stato fondamentale. All’epoca era difficile e costoso ma le tecnologie si sono evolute divenendo più fruibili. Da quasi sei anni vivo oltremanica e i nuovi mezzi di comunicazione permettono di tamponare la nostalgia e la distanza; talvolta permettendo di prendere parte ad eventi che altrimenti avrei vissuto solo nei racconti di altri.

Come ritieni le decisioni del governo britannico? E le decisioni del governo italiano?

Le decisioni dei governi sono dettate dalla tipologia delle persone che compongono una nazione. Gli inglesi sono completamente diversi dagli italiani e il covid ha investito le due nazioni in momenti differenti quindi non sono confrontabili in maniera oggettiva.

Sono fortemente deluso dal comportamento scoordinato, ambiguo, contrapposto e mutevole dei nostri politici.  Assolvibile, solo parzialmente, all’inizio della storia per le scarse conoscenze disponibili sull’argomento ma poi diventato di nuovo un meccanismo di propaganda (da ambo i lati). Il governo britannico di contro ha avuto una unica voce, il suo primo ministro, che per quanto opinabile ha dettato lui le linee guida e tutti ci si sono adeguati… con la mente del dopo, forse quelle parole… “make you ready to loose the loved ones” ha instillato la paura nella popolazione britannica che ora segue senza problemi le restrizioni. (le persone continuano ad andare nei parchi perché non è ancora vietato). In italia invece abbiamo dovuto aspettare di vedere il numero dei morti aumentare a dismisura per capire che la vita sociale doveva arrestarsi “se non vuoi che un chirurgo plastico si prenda cura della tua polmonite”.

Sono contento però della risposta tardiva italiana che ha ritrovato un popolo più unito anche al di fuori dei campionati di calcio. Un popolo che ha fatto del tricolore e del made in Italy un vanto, certi “mame” sui social networks hanno riacceso in noi l’orgoglio di essere italiani.

Da medico dico che l’approccio italiano, anche se applicato tardivamente, è quello che può dare effetti migliori: approccio che tutto il mondo ora sta seguendo.

Quali le misure da intraprendere, secondo te, per contrastare la pandemia?

Purtroppo la coperta è sempre corta. La medicina è al di fuori della politica… se vogliamo liberarci del virus dovremmo estendere le restrizioni per molto tempo ancora, probabilmente oltre l’estate, tutta l’Europa deve essere covid free altrimenti con la libera circolazione nazionale ed internazionale il rischio di riprese del contagio sono troppo elevate ed inaccettabili.

Purtroppo questo, se da un lato favorirebbe la gestione della pandemia, distruggerebbe la già compromessa economia nazionale ma anche la microeconomia del singolo. Dovremo trovare una via di mezzo e aprire piano piano ed essere pronti a fare dieci passi indietro se i contagi dovessero ripartire.

L’unico modo per allungare la coperta sarebbe quello di trovare una cura o un vaccino contro questo virus ma per questo ci vuole tempo e tanta energia. Scalda il cuore che tutto il mondo si stia concentrando a tal fine e che gli italiani rappresentano un punto cardinale.

Ultima, nota di colore. Quando rientrerai in Italia hai un desiderio particolare?

L’amore, il cibo, il sole, la mia terra ed il suo mare.