Sanità in Calabria, Azzarà: 'È un problema di competenza. Ciascuno deve fare ciò che sa fare'

Il naufragio della sanità raccontato dal Segretario Uil di Reggio Calabria: "Una serie di Schettino hanno consegnato questo fallimento alla storia"

“Non è una questione di ruoli, ma di funzioni. È un problema di competenza. Ciascuno deve fare ciò che sa fare. Il paradosso è che le persone competenti non sono controllabili, e in Calabria invece vogliono controllare tutto. Se poi i cittadini non vedono i propri diritti consacrati, a loro non importa niente”.

L’amara considerazione del segretario della Uil di Reggio Calabria, Nuccio Azzarà, dà la rappresentazione plastica di quanto sta accadendo in Calabria dopo lo scandalo delle apparizioni in tv dell’ormai ex Commissario ad acta della sanità Saverio Cotticelli. Il suo giudizio in merito è tranciante:

“Se può suscitare un minimo di pietas l’uomo Cotticelli, bisogna essere inflessibili di fronte all’istituzione, di fronte al Commissario, di fronte a chi per così tanto tempo ha rivestito un incarico talmente delicato e importante da aver fallito rovinosamente. Se noi ci ritroviamo oggi in queste condizioni e registriamo tanto dolore, tanta sofferenza, qualche morte e tanta mortificazione economica nella nostra regione, lo dobbiamo a lui, alle istituzioni governative e alla politica regionale che hanno voluto questa dimensione manageriale. Alla fine è sotto gli occhi di tutti questa caduta rovinosa, dell’incapacità, dell’essere inadeguati a governare un processo delicato come quello sanitario”.

Il pasticcio del Piano Covid: “La Caporetto delle istituzioni”

Il ragionamento di Azzarà mette in moto la catena delle responsabilità che non risparmia nessuno. Da buon sindacalista ricorda le denunce sull’incapacità di gestire la seconda ondata del virus fatte in tempi non sospetti.

“Avremmo potuto organizzarci per tempo” dice amaramente mentre ricorda che il Piano Covid non è altro che uno strumento tecnico organizzativo attraverso il quale si individuano misure tali per fronteggiare dal punto di vista sanitario, sul territorio, l’avanzare della pandemia.

E questo Piano c’è, ma non si vede. Ma vediamo perché.

Nel marzo 2020 la Protezione civile nazionale ha demandato alle Regioni la predisposizione del Piano Covid. Ma proprio in quell’atto si consuma il cortocircuito, perché la Protezione civile non si è ricordata che c’era due regioni, Molise e Calabria, che erano commissariate. E infatti di quel piano non se ne ha traccia. Indipendentemente da come siano andate poi le cose, lo avrebbe dovuto comunque fare la Regione.

Ma il mistero si infittisce quando si esce da questo primo equivoco.

Il Commissario Cotticelli predispone piano il 18 giugno, e lo integra il 3 luglio. Ma il Piano viene licenziato solo a metà dello stesso mese. Il Governo nazionale nel frattempo non demanda più Cotticelli alla realizzazione del Piano ma, stranamente, il Commissario Arcuri e il Commissario nazionale all’emergenza covid che, a sua volta, individua le direzioni delle Aziende sanitarie ed ospedaliere quali soggetti attuatori.

“Un naufragio completo – sottolinea Azzarà -. Una serie di Schettino messi assieme che hanno consegnato questo fallimento alla storia e stanno infliggendo ai calabresi una severa lezione”.

Il segretario della Uil condanna la palese improvvisazione con cui è stata gestita questa delicata fase prima della seconda ondata, rimarcando come il via libera per la realizzazione del Piano sia arrivato soltanto il 19 ottobre. “Hanno fallito” dice, domndandosi retoricamente cosa hanno fatto tutti questi personaggi da marzo a ottobre.

Zuccatelli e Strada: “Qualcosa non quadra”

Per Azzarà, che analizza la proroga del commissariamento e la nomina di Zuccatelli, “c’è qualcosa che non quadra”:

“La vicenda la valuto dal punto di vista di come vengono considerati i calabresi. Basta pensare che con il Decreto Calabria si stava confermando Cotticelli, persona ormai fuori controllo. Ma possibile che quando scatta lo scandalo a livello nazionale la figura individuata è Zuccatelli, un personaggio in cerca di autore? Questo è quello che riesce a produrre la politica la politica a garanzia dei diritti dei cittadini? Perché sprigionare una fantasia e mettere in moto un meccanismo di individuazione che è sempre il solito: clientelare, di appartenenza, di divisione di posti. In Calabria e più in generale nella nostra nazione”.

La domanda retorica che si pone Azzarà la dice lunga sull’opinione dello stesso sul neo Commissario Zuccatelli:

“Mi domando, ma tra tante persone, che sono ancora a lavorare in Calabria, o che hanno mostrato il loro valore in ambito nazionale, avevano proprio bisogno di trovare un 77enne che è fulminato sulla strada di Damasco? Ce lo portate a casa a rendere ancora più pesante questa situazione?”

Sulle voci che vorrebbero un coinvolgimento diretto di Gino Strada nell’organo commissariale Azzarà rimane perplesso:

“Gino Strada è un grande chirurgo, un medico importante, ma vorremmo capire se è la solita operazione di facciata. Come dire, per coprire un buco mettiamo una pezza? Vorremmo capire. Perché se fosse nominato commissario, la cosa si può anche apprezzare, ma se Gino Strada dovrebbe col proprio nome coprire questo ulteriore scandalo di Zuccatelli per me, da reggino, da calabrese, è un’operazione indegna, che non accetto”.

‘Ndrangheta e massoneria

Per Azzarà da tutta la vicenda di questi mesi emerge un’altra amara verità:

“Da ciò scaturisce un pensiero: che probabilmente, là dove si puote, non si vuole che la sanità in Calabria funzioni. Questo è il sospetto. Non si dovrebbe pensare male, ma come diceva qualcuno a pensare male spesso ci si azzecca”.

“Se è vero quello che dicono i nostri valenti procuratori che all’interno della sanità spaziano le più variegate entità che hanno a che fare con il malaffare, sicuramente non è solo per quel riguarda le grandi cifre economiche – la Regione spende 3,5 mld all’anno per la sanità -. Ci sono diversi processi che testimoniano la fusione tra ndrangheta e massoneria, i colletti bianchi, quell’area grigia che poi sovrintende e governa i nostri territori. È chiaro, poi, che nel momento in cui si nomina un commissario di un’Asp o di un’azienda ospedaliera, se non si fa affidamento su persone specchiate, oltre che capaci anche oneste… la risposta già c’è. Perché sono delle aziende che tra attività lavorativa e numero di dipendenti, rappresentano la vera realtà economica e occupazionale più importante della città è l’azienda ospedaliera e l’Asp con le proprie assunzioni, se si mettono in quei ruoli persone vicine politicamente, producono sicuramente degli effetti sul piano elettorale che sono di grande portata”.

L’inadeguatezza della politica

Durante la diretta con CityNow, scorrono le immagini dell’ultimo messaggio social del Presidente della Regione facente funzioni, Nino Spirlì, che ‘ordina’ l’aumento dei posti letto alle strutture ospedaliere.

“Ho una grande simpatia nei confronti del governatore facente funzioni Spirlì. È persona che quando comunica esprime un sentimento positivo. È anche una persona umile nell’esprimersi, e questo contravviene al cliché del politico di cui siamo abituati a vedere le malefatte. Molto probabilmente non ci siamo dal punto di vista pratico perché un’ordinanza, ancorchè non sia specificamente di sua pertinenza – perché in ambito sanitario la pertinenza giuridica è in capo al commissario ad acta – crea una sovrapposizione di ruoli, una confusione amministrativa, una confusione all’interno delle istituzioni che stanno spasmodicamente correndo ai ripari quasi proteggendosi da qualcosa che potrebbe accadere dal punto di vista giudiziario. Questi atteggiamenti non produrranno assolutamente nulla. Chi riconverte? Con quali strumenti, con quali risorse economiche e umane?”.