Gratteri contro Nordio: 'Le intercettazioni con me costano il 50% in meno'

"Il Ministro della Giustizia sbaglia. L'intercettazione telefonica costa 3 euro al giorno, cioè due caffè in un bar elegante". Gratteri torna a parlare di Nordio, riforma Cartabia e rapporto tra mafia e politica

Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, di nuovo ospite a “Di Martedì”, trasmissione di La7 condotta da Giovanni Floris.

Ad animare l’intervento del magistrato calabrese sono state in particolar modo le dichiarazioni del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Nel corso dell’intervista televisiva, però, il Procuratore è tornato a parlare anche di riforma della Giustizia e del rapporto tra mafia e politica.

Gratteri a Di Martedì La7

Il tema delle intercettazioni

“Il Ministro Nordio durante la campagna elettorale ha detto che le intercettazioni costano troppo, che devono essere limitate o addirittura abolite. Criticato per le sue dichiarazioni, e fattogli presente che nel programma di Fratelli d’Italia questo capitolo non c’era, ha detto che non si riferiva a quelle ambientali, ma a quelle fisse.

L’intercettazione telefonica costa 3 euro al giorno, cioè due caffè in un bar elegante. Con questo costo è possibile intercettare una persona per 24 ore.

Lui dice che il mafioso non parla al telefono. Ma sbaglia. Un mafioso che dice al suo interlocutore “ci vediamo al bar” oppure “al solito posto” per me investigatore e pubblico ministero è un dato importantissimo perché si potrebbe trattare dell’esecutore materiale di un reato

Io un anno e mezzo fa ho fatto un listino abbassando il costo delle intercettazioni del 50%. Listino a cui poi si è adeguata anche la Procura di Napoli, di Milano e oggi è stato adottato anche dal Ministero della Giustizia”.

Se da una parte il costo è stato abbattuto, il vulnus sul rischio di dare in pasto all’opinione pubblica aspetti della vita privata degli intercettati potrebbe rimanere. Un aspetto, anche questo, illustrato dal magistrato calabrese:

“Questo pericolo non esiste più – ha assicuro il capo della Procura di Catanzaro. Ci sono due leggi che impediscono agli inquirenti in conferenza stampa di riportare i nomi degli arrestati, pensi riportare sui giornali pezzi di intercettazioni. Non è più possibile.

Ho fatto conferenze stampa in cui ho potuto dire solamente “abbiamo arrestato 200 innocenti”. Le ho fatte volutamente, anche quando nessuno faceva più conferenze, proprio per dire ai giornalisti, quando c’è stata la riforma, voi dove eravate? Perché a quel punto mi dicevano “Procuratore ma così non si capisce, non possiamo fare il nostro lavoro”. E allora dite ai vostri editori di battere i pugni in Parlamento, ma io non mi prendo un procedimento disciplinare per violare una legge che impedisce di informare la collettività”.

Tetto al contante

Gratteri si è poi soffermato sul tetto al contante, altre tematiche scottante e molto discussa legata al Governo Meloni:

“L’Italia si è adeguata al resto d’Europa. Io sono contrario ovviamente. Meno contante c’è, più si riduce il rischio di evasione, sia per i grandi evasori che per quelli che potremmo chiamare piccoli “mazzettari”.

Gratteri ha comunque sottolineato che la tangente oggi non è più scambio di denaro, è divenuta “più raffinata. Si tratta per esempio di consulenze o ancor di più assunzioni di parenti o amici”.  

Mafia e politica

“Un politico sta sul territorio in campagna elettorale per 4-5 mesi, un capomafia, invece, è presente 365 giorni l’anno. Per quanto le sue risposte siano viziate, drogate, sbagliate, ma sono pur sempre risposte. Lo abbiamo visto soprattutto durante il periodo del Covid, mentre i politici si trasformavano in virologi nelle trasmissioni, il mafioso dava risposte a famiglie che da tre generazioni vivono in nero e guadagnavano massimo 30/40 euro al giorno. Noi abbiamo notato – ha concluso il Procuratore – che gli accordi con il diavolo si fanno gli ultimi giorni prima di votare quando arriva la sindrome del “non farcela”.