Palazzo di giustizia, Reggio Futura contro La Svolta: 'Mistificano i fatti'

La lunga nota dell'avv. Palmara in risposta al gruppo La Svolta. Di seguito la storia del palazzo di giustizia reggino

“Certo che a leggere la nota de “La Svolta” sulla questione del Palazzo di Giustizia, ci sarebbe da credere di essere su “Scherzi a parte”, anche se su questa misera vicenda, purtroppo, c’è ben poco da ridere”.

Sono le parole dell’avv. Italo Palmara, Presidente del gruppo Reggio Futura in merito alla recente nota riguardante il palazzo di giustizia, divulgata da “La svolta”.

“Sapevamo che a sinistra sono indiscutibilmente campioni mondiali di mistificazione, ma mai ci saremmo aspettati che si potesse arrivare a livelli da fantascienza. E invece c’è da restare basiti di fronte alla nota de “La Svolta” sulla questione del Palazzo di Giustizia (in risposta alle corrette considerazioni espresse nei giorni scorsi dal Consigliere Massimo Ripepi)…

Ma forse, per meglio essere compresi da chi legge, prima di approfondire i contenuti della nota in questione, è preferibile fare un breve excursus sulla costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria”.

La storia del palazzo di giustizia di Reggio Calabria

“Il Palazzo è un’opera che parte nel 1994 con la Giunta di Italo Falcomatà che istituisce un bando per un progetto dal costo complessivo di 100 miliardi di lire. Ma il progetto, causa mancato reperimento dei finanziamenti necessari, rimane un sogno chiuso nel cassetto. Nel 2003, però, la subentrata amministrazione di centrodestra guidata da Giuseppe Scopelliti, grazie a una efficace sinergia con il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Valentino, riesce a reperire le risorse necessarie per poter appaltare l’opera e così il Governo Berlusconi stanzia 87 milioni di euro. Dunque, nel 2004 l’opera viene appaltata e l’anno successivo c’è la posa della prima pietra alla presenza del ministro Castelli. I lavori vanno avanti e, nonostante l’insorgere di qualche contenzioso, il Sindaco Demetrio Arena (nel frattempo subentrato a Scopelliti alla guida dell’Amministrazione Comunale) nel 2012 consegna ai Commissari l’opera con uno stato di avanzamento dei lavori che si attesta all’80%.

Da quel momento però il trend cambia radicalmente: e infatti, con l’avvento della gestione commissariale prima, e con la successiva inefficace amministrazione di Giuseppe Falcomatà dopo, l’opera si ferma, i costi lievitano alle stelle e sforano di 20 milioni.

Milioni che, a quel punto, devono essere reperiti se si vuole ultimare l’opera. Ebbene, anche in questo caso ci pensa un governo di centrodestra a sbrogliare la matassa ingarbugliata dall’Amministrazione Falcomatà: nel novembre 2014 la giunta Regionale (seppur orfana di Scopelliti, dimessosi qualche mese prima), grazie alla determinazione degli assessori Arena e Fedele, riesce a stanziare 17 milioni in favore di Reggio per il completamento del Palazzo di Giustizia.

A quel punto il più sembra fatto e così i restanti 3 milioni vengono stanziati dal Governo Renzi (che, come da prassi a sinistra, applica la tecnica comunicativa dell’«offro io e paghi tu »).

Il resto è storia recente: l’inconcludente amministrazione Falcomatà jr. ci mette due anni prima di riuscire a fare il bando di 36 milioni di euro, operazione che abortisce immediatamente, i lavori si fermano già ai preliminari e il Comune si ritrova chiamato in giudizio dalla ditta appaltatrice che reclama un sostanzioso ristoro dei danni. In poche parole, per i reggini, oltre al danno la beffa!

Questa è la sacrosanta ricostruzione di questa triste vicenda e sfidiamo chiunque a smentirci documentalmente.

E però, a fronte di tanti danni causati dalla cattiva gestione dell’amministrazione Falcomatà, qualche giorno fa finalmente abbiamo appreso una buona notizia: grazie a un protocollo d’intesa tra il Comune di Reggio e il Ministero della Giustizia, i lavori di completamento del Palazzo verranno espletati (e pagati) dal Governo. Questa è certamente una nota lieta per i reggini e in particolare per tutti gli operatori della Giustizia costretti fino ad oggi a lavorare in condizioni precarie e spesso poco dignitose.

Ma a guardare il rovescio della medaglia non può non evidenziarsi che questo protocollo altro non è che il timbro apposto sulla certificazione di incapacità e inadeguatezza di questa Giunta a porre in essere qualunque tipo di opera.

È un po’ come se Tizio crea ex novo una macchina alla quale mancano solo le ruote, poi subentra Caio che non solo lascia la macchina senza gomme per anni, ma si fa anche chiamare in causa dal gommista per il mancato ritiro dei pneumatici. Alla fine Caio si rivolge a Sempronio riconoscendo che non è in grado nemmeno di montare quattro ruote e gli chiede di rendere marciante la macchina.

Ci domandiamo: se questa amministrazione non è nemmeno in grado di completare un’opera già realizzata all’80%, come le si può affidare il compito di fare uscire Reggio da una situazione di degrado che essa stessa ha causato? Alla luce di quanto Reggio ha visto e subìto negli ultimi sette anni, come si può mai sperare che questi signori ci tirino fuori da uno stato di scadimento che non conosce eguali nella storia della nostra città? Dunque il plauso che Ripepi fa all’Amministrazione per questo protocollo d’intesa non è né ironico né polemico, è solo una presa d’atto della incapacità congenita di questa amministrazione a portare avanti anche i compiti più elementari.
A questo punto l’auspicio di Reggio Futura è che analoga procedura venga adottata per tutte le “incompiute” (e sono tante…) che l’Amministrazione Falcomatà ha lasciato strada facendo, a partire dal Waterfront per finire al completamento del Parco Lineare Sud e del Tapis Roulant.

Nel frattempo invitiamo chi ama Reòggio a incrociare le dita nella speranza che questa amministrazione limiti i danni al minimo sindacale fintanto che non lascerà Palazzo San Giorgio. Ecco, quello sì che sarà un bel giorno, una vera e propria “Svolta” per Reggio”.