Reggio, in Consiglio il Covid non unisce: maggioranza e opposizione si votano i propri ordini del giorno

Passa quello del centrosinistra. Il centrodestra punta l’indice sui metodi di formazione della Task force

Non è bastata una lunga sospensione in aula, a maggioranza e opposizione, per trovare un accordo sull’approvazione di un ordine del giorno unitario rispetto al tema del Covid e sull’agire del primo cittadino Giuseppe Falcomatà.

In Consiglio comunale il Covid non unisce

Centrodestra e centrosinistra sono rimasti sulle rispettive posizioni, perdendo un’occasione per dimostrare alla città che la massima assemblea cittadina è capace di mettere da parte personalismi e guerre di posizioni quando la battaglia è palesemente comune. Si vota per schieramenti – il centrodestra si è astenuto e Pazzano ha votato favorevolmente con la maggioranza – per impegnare il sindaco ad attivare una sede stabile di confronto con le Autorità di Governo e Regionali, affinchè la struttura commissariale dell’Asp così come rideterminata a seguito del nuovo Decreto, sblocchi tutte le azioni sopra richiamate ottemperando alle disposizioni specifiche in relazione alla Legge 60/19 e ai Decreti del Commissario Cotticelli e alle ulteriori disposizioni regionali, con particolare riferimento alle assunzioni del personale sanitario e tecnico ed al completamento della dotazione delle Terapie Intensive e dei posti di Semi-Intensiva, insieme alla realizzazione di ospedali Covid.

La voce della minoranza

La minoranza da parte sua non ha voluto ritirare il proprio ordine del giorno, presentato da Demetrio Marino, trovando il voto contrario della maggioranza che ha respinto il documento (15 contrari, 2 astenuti, 8 favorevoli), certificando la sostanziale e netta contrarietà del centrodestra ai metodi con cui il sindaco Giuseppe Falcomatà ha proceduto alla formazione della Task force che è rimasta a lungo al centro del dibattito.

La seduta durata più di tre ore e mezza ha partorito questi risultati, rimanendo impantanata per gran parte in una discussione che al di là dei giudizi sull’operato di questa o quella parte politica in tema di sanità, ha fornito alcune indicazioni ai cittadini che sono scesi in piazza per esprimere il loro disagio a fronte della dichiarazione della zona rossa calabrese.

Il sindaco Falcomatà che ha aperto i lavori ha spiegato come la giunta ha già approvato lo schema di bilancio 2020 e come al suo interno siano state individuate nell’ambito di finanziamenti comunitari, risorse e misure di sostegno per le famiglie e le imprese, ma anche al mondo del sociale e della cultura: 2,5 mln per le imprese che hanno avuto perdite di fatturato; 1,4 mln per chi ha dovuto sospendere le proprie attività (associazioni); 1,5 mln a sostegno della cultura; 1,7 mln per la realizzazione di infrastrutture e servizi socio sanitari. Tuttavia, ha denunciato il primo cittadino, esistono ancora ulteriori misure che languono nei cassetti degli uffici della Regione Calabria: su tutte gli 8,7 mln dell’asse 3 Por competitività e sviluppo da destinate ai comuni.

L’unità che è mancata in aula, sembra invece ritrovata tra le tre maggiori città della Calabria. È lo stesso Falcomatà a dirlo:

“Ho già contattato i sindaci di Catanzaro e Cosenza. L’emergenza ci deve vedere uniti per una battaglia di territorio scevra da condizionamenti di carattere politico partitico. Ci siamo confrontati per avere risposte chiare dalla Regione. Abbiamo chiesto al Governo di avere subito le risorse economiche per le famiglie calabresi, per il Centro Covid e per le assunzioni nella sanità”.

Il dibattito

Il primo a prendere la parola è stato Giuseppe Giordano che ha portato all’attenzione dell’aula l’ordine del giorno (primi firmatari Giordano, Carmelo Versace e Lucia Nucera) poi approvato a maggioranza, che impegnerà il sindaco ad attivarsi per risolvere gli aspetti e le criticità della rete sanitaria.

Federico Milia, giovane capogruppo di Forza Italia, ha puntato l’indice sulla Task force, intravedendo “una gestione a nostro avviso sconcertante perché è stata chiesta unità d’intenti di tutte le forze politiche, e noi responsabilmente avevamo deciso di votarla all’unanimità salvo apprendere qualche giorno dopo non solo che era stata stabilita e scelta ma l’abbiamo appreso dai giornali. Non entro nel merito delle persone, ma delle modalità, del tutto isolate senza coinvolgimento politico e del territorio. Questo ci ha lasciato di stucco. Ci duole che abbia vinto il colore politico. Ci aspettiamo che l’atteggiamento cambi”.

Giuseppe Marino (Pd) chiede però di tornare sui temi della seduta e sulla questione sanitaria. A Milia dice che “se vogliamo cambiare questa terra, dobbiamo fare in modo che sanità non sia considerata da politica un elemento di conquista e colonizzazione. La Task force è un gruppo tecnico di supporto al sindaco. Non sono stati scelti discrezionalmente e non sono legati a nessuno schieramento. Considero una caduta di stile la vostra, per averli chiamati personaggi. Ci sono nella vita istituzionale gruppi di lavoro che non sono oggetto di rappresentanza politica ma in cui si riunisce la città per tutelare l’interesse dei cittadini”.

Da parte sua Filomena Iatì replica a Marino sostenendo che “per partecipare ad una riunione bisogna essere invitati”. Ma di più la Iatì si è detta “delusa” quando ha riferito di essere prima stata invitata ad indicare un nominativo che avrebbe potuto far parte della Task force, e dopo averlo fatto, quando è venuta a sapere che in sostanza le nomine erano di esclusiva competenza del sindaco. La stessa consigliera di opposizione, espressione del gruppo “Per Reggio città metropolitana”, non le manda a dire quando, mani in tasca e testa alata, afferma di non essere “una marionetta al vostro servizio, avete di fronte una testa pensante”. La Iatì ha quindi esposto la sua articolata ricetta per uscire dall’emergenza e dalla “zona rossa”, mostrando di essere ferrata sulla materia dedicando, infine, un passaggio anche all’Hospice “Via delle stelle” che – dice – non può essere dimenticato, chiedendo i tamponi per gli operatori.

Carmelo Versace evidenzia la sofferenza del tessuto produttivo reggino, “aggravata oggi dall’incapacità della classe politica regionale e statale che hanno proiettato la nostra comunità nell’ennesima crisi economica e sociale”. Così lo stesso ha concluso con il proporre di allargare il metodo della task force rendendo protagonisti i commercianti e le associazioni di categoria nell’ottica della collaborazione tra pubblico e privato.

Demetrio Marino (FdI) confida che avrebbe voluto, a proposito della Task force, un confronto con tutti i sindaci dell’area metropolitana, dicendosi anch’egli deluso del non coinvolgimento della minoranza: “non ci fideremo più”, avverte, annunciando la presentazione di un ordine del giorno in cui propone al Consiglio comunale di impugnare il dpcm con cui la Calabria è stata dichiarata zona rossa, per costituire insieme alle espressioni della classe dirigente calabrese, dai sindaci ai parlamentari, poi un tavolo tecnico con il governo per uscire dalla classificazione di zona rossa.

Per Nino Castorina (Pd), che boccia subito l’ordine del giorno della minoranza, il punto è che il disastro della sanità coincide con la voglia della politica di metterci dentro le mani.  Poi chiarisce che ogni consigliere comunale ha la facoltà di partecipare alla task force in quanto espressione della città. Dicendosi deluso anche dal governo nazionale amico, invoca una strategia seria e convincente sottolineando che l’attenzione sui nomi della task force non è di interesse collettivo quanto quello di  conoscere la strategia per le azioni da veicolare, in particolare “comprendere quali siano le misure premiali da attuare per i cittadini al contempo sostenibili con il mantenimento del livello dei servizi essenziali”. Chiede quindi l’unanimità, affinché il Consiglio adotti un unico ordine del giorno, quello proposto dalla maggioranza, per consegnare al sindaco un mandato forte espressione della classe dirigente della città.

Saverio Pazzano (La Strada) invita ad interpretare il covid come un’esperienza collettiva, e ad affrontarlo come un’emergenza complessiva. Perché si tratta di un’emergenza nelle emergenze già esistenti, come i rifiuti o la carenza idrica. “Non farlo – dice – sarebbe un fallimento”. Quindi sull’esperienza di altri comuni propone l’istituzione di una commissione consiliare straordinaria temporanea sul Covid, quale strumento di intermediazione permanente.

Sulla proposta l’ufficio di presidenza evidenzia, citando l’art 19 del Regolamento di funzionamento del consiglio comunale e l’art 41 dello statuto comunale, che la materia rientrerebbe già nelle tematiche ordinarie di competenza in seno alle commissione ordinaria salute e sanità.

Sarà Giuseppe Marino, successivamente, a proporre di rinviare la questione per un migliore approfondimento.

Per Massimo Ripepi (FdI) quanto successo con la formazione della task force è un copione già visto. Invita quindi l’organo consultivo a relazionare nella commissione competente quanto di volta in volta sarà deciso. Poi rivolgendosi al sindaco afferma: “Dobbiamo unirci, non per ossimori, per rispondere alle esigenze e alle richieste dei cittadini. Ecco perché deve esserci comunione d’intenti”.

Il capo dell’opposizione Nino Minicuci (Gruppo misto) si approccia alla questione task force in maniera differente ai propri colleghi di minoranza, facendo i complimenti al sindaco Falcomatà per aver scelto le “migliori risorse” senza lottizzare il nuovo organismo. Minicuci boccia quindi il provvedimento del governo facendo un discorso comparativo con altre regioni e infine ha invitato il sindaco ad emanare un’ordinanza di apertura per tutte le attività discostandosi dalla zona rossa.

Antonino Maiolino (FI) evidenzia invece l’imprecisione dei dati espressi dalla maggioranza nella riunione consiliare in ordine ai dati sanitari, così come l’assenza in aula consiliare della task force e dei componenti della giunta.

Infine, Nicola Malaspina (RA) respingendo l’idea che ha aleggiato in aula circa una sorta di voglia lottizzazione della task force, ha invitato l’aula a tenere fermo lo sguardo sul territorio e alta l’attenzione al grido di aiuto dei cittadini. Si appella quindi all’onestà intellettuale di ognuno quando chiede di riconoscere che sul tema sanità la politica ha fallito.