Rinascita-Scott entra nel vivo, le parole del 'pezzo da 90' Bonaventura: 'Nella 'ndrangheta da quando sono nato'

Al processo i primi interrogatori con le parole del collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura. Il pentito risponde alle domande

Un lungo viaggio negli ultimi 40 anni di storia criminale calabrese: una storia che parte dal traffico delle sigarette, attraversa un paio di guerre di ‘ndrangheta e finisce con la dissociazione e il percorso da collaboratore di giustizia. Ci sono le dichiarazioni di Luigi Bonaventura, ex pezzo da 90 del crimine organizzato crotonese, a tenere banco nel maxi processo Rinascita-Scott che, archiviate le schermaglie in punto di diritto iniziali, è entrato nel vivo.

SALTO NEL BUIO

E il racconto dell’ex reggente dei Vrenna-Bonaventura è un salto nel buio nelle dinamiche del crimine organizzato calabrese, con le sue cariche (forma e sostanza di un identico progetto criminale) e i suoi equilibri, che cambiano e si rimodulano di tanto in tanto.

«Faccio parte della ‘ndrangheta da quando sono nato» racconta Bonaventura interrogato dal sostituto procuratore Annamaria Fristaci. Una militanza per “diritto di nascita” rinforzata da estorsioni, omicidi e rapine che lo portano, negli anni, a scalare le gerarchie del clan fino alle soglie della Santa, quando lo zio del collaboratore di giustizia, in punto di morte, lo nomina reggente della famiglia. E che le cariche (in molte intercettazioni vengono chiamate “i fiori”) abbiano funzione primaria nelle dinamiche dei clan, Bonaventura lo rimarca parlando del ruolo del “crimine”, che cambia e si sposta, se serve, in funzione dei nuovi scenari che si presentano. Negli anni ‘60 la dote venne conferita a Luigi Vrenna direttamente da San Luca anche grazie ai contatti “reggini” che la cosca crotonese aveva intrecciato con i De Stefano sul traffico delle bionde che arrivavano al largo della città pitagorica, e con i Tripodi sulla copertura alla latitanza di don Mico.

GLI INVISIBILI

E poi ci sono le cariche degli “invisibili”, che seppure formalmente non siano mai passati attraverso il rito canonico dell’affiliazione, risultano a tutto e per tutto a disposizione del clan di riferimento e funzionano da cerniera tra il mondo delle professioni e quello della criminalità classica.

Una figura, quella degli invisibili, venuta fuori anche in diverse inchieste della distrettuale antimafia reggina, e che rappresenta “l’elite” di quella zona grigia fatta di professionisti, politici e finanzieri su cui convergono diverse indagini delle antimafia di tutto il Paese.

A Crotone, racconta ancora il collaboratore di giustizia, gli invisibili sarebbero Tonino e Raffaele Vrenna «che hanno iniziato con l’edilizia e poi sono entrati nel calcio».

Lo stesso Bonaventura avrebbe ricoperto nel Crotone il ruolo di mediatore con la tifoseria occupandosi poi dei servizi di sorveglianza.