Verso le Comunali, dal Senato l'ok all'Election day: c'è la data ma mancano ancora i candidati

Secondo l'impostazione del Governo si vota il 20 e 21 settembre. E il centrodestra ora deve decidere...

Il Senato dopo una seduta tribolata ha detto si al Dl Elezioni. L’aula ha votato la fiducia posta sul provvedimento con 158 voti favorevoli (erano presenti in 162), senza contrari e astenuti. L’opposizione di centrodestra, come accaduto ieri, nel voto che è stato annullato per mancanza del numero legale, non era presente in aula, ma il Decreto è diventato legge.

Un iter molto travagliato

Le date individuate, che sembrano ormai quelle definitive, dovrebbero essere quelle di domenica 20 e lunedì 21 settembre. Che sembrano essere il risultato di un compromesso tra le varie istanze presentate durante la discussione.

D’altra parte , l’Oms avrebbe suggerito all’Italia di votare quando ancora le temperature sono di un certo tenore senza aspettare l’autunno, periodo in cui l’Organizzazione mondiale della sanità ha previsto una seconda ondata di contagi di Covid.

Ma non c’era solo la raccomandazione dell’Oms, perché il centrodestra ha lottato affinchè si votasse nell’ultimo week end di settembre (27 e 28) per evitare di dover svolgere la campagna elettorale a ridosso del Solleone.

Nel mezzo anche la posizione assunta dai governatori uscenti che avrebbero preferito una data addirittura a luglio – ipotesi subito bocciata – o in alternativa ai primi di settembre, per evitare la probabile concomitante riapertura delle scuole.

Senza dimenticare le istanze dei comitati referendari che non hanno visto di buon occhio l’accorpamento di tutti gli impegni elettorali rinviati a causa dell’emergenza Covid.

Per cosa si vota

D’altra parte giova ricordare che nelle intenzioni del Governo, sin da subito, c’è stata la volontà di accorpare le elezioni regionali, quelle amministrative e quelle referendarie.

Si voterà infatti in sette regioni (Toscana, Veneto, Campania, Liguria, Puglia, Valle d’Aosta e Marche), in circa 1050 Comuni (19 i capoluoghi), e per il referendum confermativo sulla riforma del taglio dei parlamentari che, voluta dal Movimento 5 Stelle, prevede una sforbiciata di 115 senatori e 230 deputati.

Ovviamente, per ciò che ci riguarda più da vicino, vale la pena ricordare che dopo il rinvio delle consultazioni di primavera, si voterà anche a Reggio Calabria per il rinnovo del Consiglio comunale. Ma se la data del voto adesso appare chiara, non così limpida sembra ancora la situazione rispetto alle candidature in campo. L’unica certezza – a parte l’uscente Giuseppe Falcomatà – ad oggi è rappresentata da Saverio Pazzano che proprio in mattinata ha presentato la squadra che lo accompagnerà in questa avventura elettorale.

Al netto dei diversi aspiranti candidati civici – Nino Liotta, Fabio Putortì, Maria Laura Tortorella e non ultimo Klaus Davi che ha dato appuntamento a Siderno per eventuali novità – il centrodestra sembra impantanato in una “non scelta” che dura dal giorno dopo della vittoria delle regionali.

I nomi che sono stati accostati allo schieramento sono tanti, i partiti hanno messo ognuno per se a disposizione dei nomi, per il momento solo sussurrati, che arriveranno sui tavoli romani. Da Eduardo Lamberti Castronuovo a Massimo Ripepi, passando per Giuseppe Bombino (ancora osteggiato), Franco Musolino, Franco Sarica, e Angela Marcianò, l’opinione pubblica ha l’imbarazzo della scelta. In tal senso continua il toto nomi tra smentite e attese.

La verità è che la scelta del centrodestra reggino è legato allo sblocco delle candidature regionali sulle quali sembra non ci sia ancora la quadra. A Roma, si deciderà prima quale dei partiti della coalizione esprimerà il nome – in tal senso gli accordi prevedevano spettasse a Fratelli d’Italia – misurando al contempo il gradimento degli alleati. Ma stando così le cose la scelta definitiva, anche per un fatto di equilibri nazionali, sarà fatta dai segretari nazionali. Tutto fa supporre che siamo agli sgoccioli.

Se lo augura anche il popolo di centrodestra.