Reggio Futura: 'Falcomatà infrange il codice di avviso pubblico'

"Brunetti dovrebbe imporre le dimissioni a Falcomatà e spiegare ai reggini perché l’Amministrazione non si è costituita parte civile nel processo Miramare"

Ristobottega

Stamattina, presso i locali dell’Hotel Torrione si è svolta una conferenza stampa indetta da Reggio Futura, avente ad oggetto le gravi violazioni poste in essere dall’attuale amministrazione comunale in relazione al Processo Miramare e alle determinazioni prese dall’amministrazione dopo la condanna e la conseguente sospensione determinata dalla Legge Severino.

La conferenza è stata moderata dalla Prof.ssa Antonella Postorino. Per Reggio Futura sono intervenuti l’avv. Emanuele Genovese (vice presidente di Reggio Futura e vice presidente della Camera Penale di Reggio Calabria) e l’avv. Italo Palmara (presidente di Reggio Futura).

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Reggio Futura sulle violazioni del sindaco sospeso

La conferenza è iniziata con una breve clip contenente degli stralci della conferenza stampa con cui il Sindaco Falcomatà il 20 novembre 2014 ha ufficializzato l’adesione della sua amministrazione al codice etico di Avviso Pubblico.

L’amministrazione non si è costituita parte civile nel Processo Miramare

Successivamente ha preso la parola l’avv. Genovese, il quale ha illustrato una ad una tutte le violazioni del codice etico in cui sarebbe incorsa l’amministrazione Falcomatà nel corso del processo Miramare. Il vice presidente di Reggio Futura ha evidenziato che dopo il rinvio a giudizio (18 febbraio 2019) di Falcomatà e della sua giunta, a seguire i dettami della carta di “Avviso Pubblico”, oltre che i regolamenti comunali, l’Amministrazione avrebbe dovuto senza indugio “promuovere la costituzione di parte civile della propria amministrazione nel relativo processo” (art. 21 – Rapporti con l’autorità giudiziaria). Ha poi chiarito che la rinuncia alla costituzione di parte civile in un processo del genere, si palesa come una mancanza di tutela dei diritti della collettività e quindi come un tradimento del mandato amministrativo concesso dal voto. Ne consegue che la mancata costituzione del Comune di Reggio Calabria  ha privato in concreto l’Ente (e quindi la città) di una provvisionale, o addirittura di una liquidazione completa del danno.


Le mancate dimissioni

Genovese ha poi sottolineato che all’art. 21 del codice di Avviso Pubblico è previsto anche che “in caso di condanna non definitiva per reati cui la legge associ la sospensione della carica [e questo è il caso che riguarda Falcomatà], l’amministratore si impegna ad aderire spontaneamente e senza ritardi” alle medesime prescrizioni previste per il caso di condanna definitiva, ossia “a dimettersi”. E ciò invece non è avvenuto, per come è notorio. Ha detto infine che, sempre all’art. 21 si legge che “in caso decorrano i termini di prescrizione nel corso del corrispondente procedimento giudiziario, l’amministratore deve rinunziarvi”, mentre né il Sindaco né alcun componente della Giunta imputato nel processo Miramare ha mai formalizzato in giudizio una dichiarazione in tal senso. A questo punto, l’unica opportunità per non violare anche su questo punto  il codice di Avviso Pubblico sarà quella di formalizzare nel corpo dell’atto di appello una espressa dichiarazione di rinuncia alla prescrizione.

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Il microfono è poi passato in mano all’avv. Italo Palmara, presidente di Reggio Futura, il quale ha sottolineato la contrapposizione tra due momenti: prima l’enfasi con cui il Sindaco Falcomatà, al momento della ufficializzazione della sottoscrizione della Carta di Avviso Pubblico, aveva definito il suddetto codice “la stella polare” della sua amministrazione e si era detto rammaricato del fatto che “debba esistere un codice etico che vincola gli amministratori” a tenere un determinato comportamento perché invece “dovrebbe essere nell’animo di ognuno di noi che fa politica ottemperare a questo tipo di azioni”; poi la violazione sistematica di tanti dettami inderogabili contenuti nella carta.

Il Presidente di Reggio Futura ha poi fatto un parallelismo su come, di fronte a due vicende analoghe, l’attuale amministrazione di centrosinistra e le tanto vituperate “precedenti amministrazioni” di centrodestra abbiano tenuto un comportamento diametralmente opposto: quando il Gup ha decretato il rinvio a giudizio dell’ex sindaco e Governatore Giuseppe Scopelliti, Demetrio Arena, allora Sindaco di Reggio Calabria, pur non avendo sottoscritto alcun codice etico, ha ritenuto corretto anteporre il dovere istituzionale all’aspetto affettivo, e così si è costituito parte civile nel giudizio contro il suo amico e collega di partito Giuseppe Scopelliti. Al contrario, l’amministrazione Falcomatà, pur essendo vincolata all’obbligo della costituzione, secondo quanto previsto dall’art. 21 di Avviso Pubblico, non lo ha mai fatto.

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Secondo Palmara “diametralmente opposto è stato il comportamento di Falcomatà (attuale sindaco, temporaneamente sospeso) e l’ex sindaco e Governatore Scopelliti anche all’indomani della condanna in 1° grado: Falcomatà un minuto dopo la lettura del dispositivo di condanna ha dichiarato  ‘state tranquilli, l’amministrazione va avanti’, ‘insieme agli avvocati abbiamo già preparato il ricorso contro la sospensione’, ‘torneremo presto’ (il tutto in spregio al codice di Avviso Pubblico); per contro Scopelliti un’ora dopo la pronuncia del verdetto di condanna pronunciato a suo carico, pur non essendo vincolato da alcun codice etico, ha annunciato le sue dimissioni dichiarando che ‘le sentenze vanno rispettate’ e che ‘quando si è uomini delle istituzioni va fatto un passo indietro’”. Ha aggiunto Palmara “Ed è per questo che noi siamo fieri di essere ‘diversi, intimamente diversi, geneticamente diversi oltre che politicamente diversi’. Noi a differenza di Falcomatà, la ‘stella polare’ della coerenza e della correttezza non l’abbiamo mai persa, lui si”.


L’avv. Palmara ha poi trattato l’aspetto sanzionatorio del codice di Avviso Pubblico e ha rilevato che “all’art. 22 del codice di Avviso Pubblico, è previsto che in caso di mancato rispetto delle disposizioni contenute nel suddetto codice, l’amministratore deve ‘assicurarne l’ottemperanza ovvero sanzionarne l’inadempimento’ , e dunque, nel caso di specie, il f.f. Brunetti dovrebbe imporre le dimissioni a Falcomatà e spiegare ai reggini perché l’Amministrazione Comunale non si è costituita parte civile nel processo Miramare. È infine previsto che ‘in caso di ritardo o inerzia dei soggetti sopraindicati nell’assumere le misure previste dal Codice in caso di inadempimento, i gruppi politici in Consiglio, i cittadini e i portatori di interessi sollecitano gli amministratori al rispetto delle corrispondenti disposizioni’.

La battaglia in Consiglio comunale

Dunque, ci auguriamo che, alla luce di tutto ciò, da domani ogni schieramento politico rispettoso della legalità  – che sia di maggioranza o di opposizione poco importa – si batta in Consiglio Comunale per l’applicazione di quanto previsto da Avviso Pubblico, e dunque per le dimissioni di Falcomatà. Analogo invito rivolgiamo ai cittadini onesti, traditi da chi per anni ha dato lezioni a tutti sul rispetto delle regole, salvo poi essere il primo a non rispettarle. Da ultimo, un pensiero va ai ‘portatori d’interessi’. Ci domandiamo: di fronte alla nostra denuncia e alle evidenti e innegabili plurime violazioni del codice etico, che posizione prenderà l’ANCI, ossia l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani che ha assegnato a Falcomatà la delega alla Legalità? E l’associazione “Libera” – che per il tramite di un suo referente territoriale il 20 novembre 2014  sedeva al tavolo della conferenza stampa in cui Falcomatà ha annunciato l’adesione ad Avviso Pubblico – prenderà le distanze da Falcomatà e dal suo modo di ignorare le regole? E soprattutto,  “Reggio non tace” smentirà i maligni che ne criticano la faziosità politica e si unirà alla richiesta di dimissioni a Falcomatà, o… tacerà? Ai posteri l’ardua sentenza.

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