Il disastro della sanità calabrese a 'Titolo V': tra dimissioni, nomine e conti che non tornano

Titolo V, dopo il servizio della settimana scorsa, è tornato ad occuparsi di sanità in Calabria svelando altri terrificanti retroscena

Walter Molino è tornato in Calabria e a Titolo V sono stati ripercorsi, uno ad uno, tutti gli avvenimenti scatenati dalla prima intervista di Cotticelli, fino alla nomina del nuovo commissario Zuccatelli.

7 giorni dopo, su Rai 3 è andato in onda il servizio di approfondimento sulla sanità in Calabria.

Sanità in Calabria – “Ma tu vuoi andare in galera”

titolo quinto crocco

Nella nuova puntata di report rientra in scena l’ormai famosa ‘Maria’, quella che al principio potrebbe sembrare quasi un’assistente ai lavori di Cotticelli e che invece è il numero due del commissariamento della sanità in Calabria.

“La devi finire, tu devi andare preparato quando vai là – spiega la Crocco a Cotticelli. Tu vuoi proprio andare in galera. Ci andrai. Se questo ha ripreso a me e mi dice qualcosa, io ti denuncio”.

Parole molto forti quelle della sub commissaria ad acta, rinnovata per il suo secondo mandato dal recente Decreto Calabria bis. Maria, però, non ha tutti i torti, perché il codice penale (art 328) punisce l’omissione di atto d’ufficio con la reclusione da sei mesi a due anni.

Molino a questo punto si domanda:

“Se il piano ci fosse stato, quanti dei 150 calabresi morti si sarebbe potuto salvare?”.

Rubens Curia, portavoce comunità competente

Rubens Curia

“Quello approvato da Cotticelli è solamente una minima parte del famoso ‘Piano Covid‘ e che riguarda gli ospedali. Ma la programmazione deve avvenire prima sul territorio, gli ospedali sono l’ultimo anello della catena, perché è li che la gente arriva quando non c’è altra possibilità”.

I conti della sanità calabrese

Saverio Cotticelli racconta di un debito fantasma comparso nel 2019.

“110 milioni del fallimento della fondazione Campanella. Appena scoperto ho richiesto l’intervento della Guardia di Finanza”.

La fondazione aveva sede presso l’azienda ospedaliera ‘Mater Domini’ di Catanzaro. Doveva essere un polo di eccellenza oncologica e, invece, è fallita nel 2014 con un buco di 94 milioni di euro. Chi era a capo della fondazione? Antonio Belcastro, il più potente manager della sanità calabrese che, dopo aver concordato un’intervista con i giornalisti di Titolo V, sparisce, non si presenta e non risponde neanche al telefono.

Ma chi era il commissario straordinario della ‘Mater Domini’? Chi avrebbe dovuto vigilare su ciò che stava accadendo? Il suo nome è ben noto ai calabresi, si tratta di Giuseppe Zuccatelli, da poco nominato direttamente dal ministro Speranza, come erede di Cotticelli.

La figura di Zuccatelli

Intervistato da Titolo V, mentre si trovava confinato nella sua casa di Cesena a causa del Covid, alla domanda “Il commissariamento ha fatto bene alla Calabria?”, ha risposto:

“Il miglioramento è assolutamente oggettivo. Esiste la contabilità economica, quella finanziaria e quella orale ovvero l’unica esistente in Calabria 11 anni. Era difficile, problematico avere un dato significativo corrispondente alla realtà”.

Travolto dalle polemiche per il video in cui mette in dubbio l’utilizzo delle mascherine, Zuccatelli non si è più fatto sentire dalla stampa, né locale, né nazionale.

Nella famosa intervista, però. Zuccatelli aveva parlato anche di responsabilità, mettendo bene in chiaro:

“Quando una regione è commissariato, la giunta e in consiglio regionale non hanno alcun potere in materia sanitaria”.

Cosa pensa Spirlì

Nino Spirlì

Fermato sempre da Molino, il presidente facente funzioni della Regione Calabria commenta la nomina di quello che dovrebbe essere il nuovo commissario della sanità in Calabria.

“Niente superpoteri, quelli ce l’aveva Batman noi cerchiamo di operare all’interno di un’emergenza. Basti pensare a tutti i fondi stanziati dalla Regione Calabria alle ASP e in gran parte rimasti inutilizzati, come quelli di Catanzaro e Cosenza, il cui capo era proprio Zuccatelli”.

Sui posti di terapia intensiva, invece, Spirlì sembra avere le idee più chiare di Cotticelli. Anche se, l’interrogativo resta sempre aperto: se la calabria è in zona rossa di chi è la colpa?