Spirlì contro la legge Zan: 'Se avessi un figlio gay che va al pride lo prenderei a calci'

Gay Pride, famiglia, legge Zan. Gli argomenti toccati dal presidente della Calabria in un'intervista. Secondo Spirlì: "L'Italia non è un paese omofobo"

Il presidente della Regione Calabria torna a discutere della legge contro l’omotransfobia. Poco importa che egli sia omosessuale dichiarato e, teoricamente, il suo appoggio dovrebbe andare alla comunità LGBTQIA+. Nino Spirlì non ha mai fatto segreto del suo pensiero ed ora, che la lotta per la calendarizzazione della legge Zan si fa sempre più pressante, il facente funzioni è tornato a dire la sua, come sempre, senza peli sulla lingua.

Spirlì torna a parlare della Legge Zan

“Se mi chiameranno in audizione sulla legge Zan ci andrò sicuramente. Non sono d’accordo e invece sono per la proposta del centrodestra che è molto più umana, più rispettosa e non crea categorie. La legge Zan censura, tappa la bocca e mette paura alla gente di usare le parole. Questa è la santa verità”.

Lo ha detto il presidente f.f. della Regione Calabria Nino Spirlì a La Zanzara su Radio 24. Non è la prima volta che l’esponente della Lega si trova ad affrontare simili discorsi. Parole simili erano state pronunciate da un’allora vice presidente. E Jole Santelli lo aveva difeso a spada tratta, nelle stesse ore in cui attorno all’assessore si creava la bufera mediatica.

“Dirò frocio e negro finché vivo” aveva detto Spirlì a margine di una conferenza a Catania. E, a distanza di mesi, da quell’episodio, l’oggi Governatore non ha affatto cambiato idea in merito alle sue posizioni.

“Esistono gli stati d’animo – prosegue – che disprezzano, non le parole, fra poco dovremo stare attenti a come respiriamo per non finire in tribunale. Si può usare la parola frocio? Sì, se non è usata in modo dispregiativo la userò e continuerò a usarla. Se noi la utilizziamo per un gioco o perché la leggiamo in un libro corriamo il rischio di essere accusati. La legge Zan è un capestro, una forca caudina. Cerca di tappare la bocca e impedire la libertà per cui abbiamo combattuto duemila anni e adesso dobbiamo stare attenti a quello che diciamo. Vi rendete conto che già non possiamo utilizzare parole come zingaro, negro, siamo alla follia. Le parole non sono armi, se non quando caricate a pallettoni da chi le pronuncia”.

“L’Italia non è un paese omofobo”

“Omofobia in Italia? Ma no, riguarda altri paesi. L’Italia non è un Paese omofobo, i paesi omofobi sono quelli dove ti tagliano la testa se sei omosessuale, come l’Iran dove vengono impiccati. Gli omosessuali italiani non lo dicono questo, che nei paesi musulmani vengono ammazzati i gay. E invece la sinistra e gli omosessuali italiani scelgono di stare dalla parte di Hamas, dove gli islamici ammazzano i gay”.

C’è del vero nelle parole del Presidente, l’Italia non è ai livelli dell’Iran. Ma non è forse errato pensare che, solo perché meglio di qualcun’altro, la Penisola non sia un Paese omofobo? A dimostrarlo sono le continue aggressioni subite da tantissime persone da nord a sud dello Stivale. L’ultima, proprio in Calabria, è avvenuta solamente pochi giorno fa, quando una donna è stata immobilizzata, picchiata e insultata solo perché lesbica.

Discriminati per il proprio orientamento sessuali, insultati e minacciati a causa della persona amata. È questa, spesso, la sorte che tocca chi non si conforma alla società patriarcale e arcaica che, dopo lunghi secoli di lotte, si fa ancora fatica ad estirpare.

“Se avessi un figlio gay e lo vedessi su un carro del Pride lo prenderei a calci”

“Le associazioni gay? Non servono a niente, solo a fare soldi. E questa legge serve a rafforzare l’associazionismo multicolore. Gli omosessuali possono avere la giornata dell’orgoglio dove possono offendere chiunque, sopra i carri c’è gente travestita da prete o da suora col culo di fuori. Loro possono offendere la religione… Devono starsene a casa e vivere l’omosessualità come le persone serene, a casa, in silenzio e a farsi le proprie cose in tranquillità”.

Spirlì va ben oltre il semplice esprimere la propria opinione in base ad un argomento ed illustra al programma di cui è ospite cosa farebbe nel caso in cui avesse un figlio omosessuale:

“L’omosessuale non è un essere speciale, è un essere normale come tutti gli altri, appartiene all’umanità. Il Gay Pride mi ha sempre fatto schifo, una carnevalata inutile che non è mai servita a niente e a nessuno. Se dovessi avere un figlio omosessuale e lo vedessi su un carro del Gay Pride lo prenderei a calci nel culo con gli anfibi e lo accompagnerei a casa e gli spiegherei cosa significa essere omosessuali con dignità, senza bisogna di diventare un deficiente su un carro”.

“Due gay fanno una coppia, ma non sono famiglia”

Parole affilate come lame quelle del Presidente che torna sul tema della famiglia e conclude:

“Chi difende la legge Zan vuole fare passare gli altri per pazzi, invece dietro le parole nasconde tutta una serie di censure e gravissimi pericoli per la libertà, se passasse tapperebbe la bocca a tutti. Voglio vivere senza categorie e voglio poter dire che la famiglia è fatta da una madre, da un padre e dai figli. Appena lo dici, e non aggiungi che ci sono anche le famiglie omosessuali corri un pericolo. Due gay fanno una coppia di persone che si vogliono bene, ma non sono famiglia. Se passasse la legge Zan per queste cose che ho detto potrei essere querelato”.