Regione Calabria, una giunta di esterni per la Santelli. E Reggio…scompare

Completato l’esecutivo ora si pensa alla presidenza del Consiglio: in lizza Tallini ed Esposito

Salta il Consiglio regionale, ma il presidente della Regione, Jole Santelli, porta a compimento la tanto attesa Giunta.

Un atto dovuto, per la Calabria e per i calabresi, soprattutto in un momento estremamente delicato come quello che si sta vivendo in tutto il Paese. In tal modo, l’ormai famoso “noi”, utilizzato in campagna elettorale, per significare il senso e il concetto di squadra che avrebbe animato il governo regionale targato Santelli, trova compimento. D’altra parte fino al momento, la Santelli si era ritrovata sola a gestire l’emergenza sanitaria calabrese. Lo ha fatto in maniera coraggiosa e determinata. Mettendo sul piatto quei contatti romani che rendono plastico il concetto espresso nei primi giorni dopo l’elezione del 26 gennaio scorso.

L’assunto per cui “la Calabria si governa soprattutto da Roma”, è valso insomma fino ad ora per non isolare più di quello che è la nostra regione. Adesso però, è tempo che tutti si rimbocchino le maniche e comincino a lavorare di squadra per la Calabria.

Ritardi “giustificati”

Il ritardo accumulato fin qui ha ragioni profonde, e non solo politiche. Vero è che i partiti non hanno aiutato troppo la presidente che attendeva le indicazioni dei partiti che fanno parte della coalizione che la sosterrà.

Prima le beghe interne alla Lega, con la resistenza degli eletti che non hanno voluto accettare il diktat di Salvini per cui chi entrava in giunta avrebbe dovuto dimettersi da consigliere, e poi lo tsunami giudiziario che ha travolto Fratelli d’Italia con l’arresto di Domenico Creazzo, individuato fino ad allora tra i papabili per la nomina alla Presidenza del Consiglio regionale, hanno costituito due “incidenti” di percorso di non poco conto. Infine, l’esplosione dell’emergenza coronavirus, che ha stravolto le agende politiche di ogni governo locale. Nel mezzo, le richieste, provenienti soprattutto dall’opposizione, di dare un esecutivo alla Regione, che fino al momento non si è mai riunito. E la sconvocazione dell’Assemblea prevista per oggi, poteva costituire un fattore di sconforto e di sfiducia dei calabresi, e non solo, nei confronti della politica.

D’altra parte secondo lo Statuto il Presidente della Giunta, entro dieci giorni dall’insediamento deve nominare il vice Presidente e gli altri componenti della Giunta. Invece, nella prima seduta successiva alla elezione del Presidente del Consiglio e dell’Ufficio di Presidenza, il Presidente della Giunta presenta il programma di governo e da comunicazione della nomina dei componenti della Giunta. Ovviamente prassi e tempistiche sono stati stravolte. Ma a questo punto ciò che conta è la sostanza. Soprattutto se si pensa che dopo l’emanazione del “Cura Italia”, sono diversi gli adempimenti e le iniziative che possono essere assunte dall’istituzione regionale.

Un esecutivo di esterni

Andando ad analizzare le scelte di Jole Santelli, ciò che salta agli occhi è che la composizione della sua giunta è fatta quasi esclusivamente di esterni, e quindi non eletti. Fatto salvo il nome di Gianluca Gallo, infatti, la neo presidente ha pescato i suoi colleghi per i prossimi cinque anni, fuori dal Palazzo. Confermate invece le previsioni per ciò che attiene le nomine di Orsomarso e Talarico, in quota Fratelli d’Italia e Udc.

La lista degli esterni era stata aperta già con le nomine di Sergio De Caprio (alias Capitano Ultimo) a cui sono state consegnate le deleghe all’Ambiente, e dell’astrofisica Sandra Savaglio a cui è andata la delega dell’Università. Quella lista oggi si completa così:

A Domenica Catalfamo va la delega alle Infrastrutture, lavori pubblici, trasporti e urbanistica. Pari opportunità. A Gianluca Gallo assegnata la delega all’Agricoltura, welfare: politiche sociali e per la famiglia. A Fausto Orsomarso la delega allo Sviluppo economico, industria, piccola e media impresa. Attività turistiche, internazionalizzazione. Politiche e mercato del lavoro. Infrastrutture immateriali, innovazione tecnologica. A Nino Spirlì, la Vicepresidenza con delega alla Cultura, ai beni e attività culturali, musei, teatri e biblioteche, associazionismo culturale. Politiche del commercio e dell’artigianato. Legalità e sicurezza. A Francesco Talarico va la delega al Bilancio, e politiche del personale.

La Presidente Jole Santelli ha invece trattenuto per se le deleghe: promozione e immagine della Calabria e dei suoi asset strategici turismo, cultura, agricoltura, ambiente e paesaggio. Politiche giovanili. Spettacolo e grandi eventi, film commission, sport. Politiche energetiche. Programmazione nazionale e comunitaria, agenda digitale, affari generali, zes, sviluppo del porto di Gioia Tauro, formazione professionale, tutela della salute, nonché i rimanenti ambiti non delegati ai singoli assessori.

Reggio scompare

Si, certo, è vero. Domenica Catalfamo e Nino Spirlì sono da considerarsi reggini. Entrano nell’esecutivo da esterni, quindi non eletti, togliendo qualche castagna dal fuoco alla neo presidente e ai partiti. Se il taurianovese Spirlì, personaggio noto nel mondo della cultura e del giornalismo, è la scelta della Lega; l’ingegnere Domenica Catalfamo, già dirigente della Provincia e della Città Metropolitana, è vicina al deputato Francesco Cannizzaro, e quindi espressione di Forza Italia. Poi, il deserto.

Anche perché la partita della Presidenza del Consiglio, che nella storia del regionalismo è stata quasi sempre assegnata a Reggio, sembra essersi risolta a favore di Catanzaro. In lizza per lo scranno più alto di Palazzo Campanella ci sarebbero i consiglieri eletti nella circoscrizione centro, Sinibaldo Esposito e Mimmo Tallini, con quest’ultimo che sembra essere il favorito.

Insomma, Reggio raccoglie poco. Forse troppo poco. Ma sarà l’aula a dirci di che pasta sono fatti i rappresentanti della città in senno al Consiglio.