2020 alle spalle, che anno Reggio! Tutto da dimenticare e non solo per la pandemia

Anche per la politica si è trattato di un anno incredibilmente particolare. Ecco il resoconto degli avvenimenti più importanti

Che anno quest’anno! Sicuramente da dimenticare, e non solo per via della pandemia. Anche per la politica si è trattato di un anno incredibilmente particolare. Un anno cominciato con la campagna elettorale per le elezioni regionali, e che si chiude con l’imminente avvio di un’altra campagna elettorale. E il motivo, ahinoi, lo sappiamo tutti.

Jole dei record

jole santelli

La prima parte dell’anno è certamente segnato dalle regionali. Dopo un tira e molla infinito sul nome del candidato presidente per la compagine del centrodestra, alla fine sarà la coordinatrice regionale di Forza Italia, nonché deputata, Jole Santelli, a spuntarla. Inizialmente attorno alla sua candidatura si registrarono alcune perplessità, ma ben presto, grazie alle sue doti di aggregatrice e di politica consumata, Jole conquista tutti. Compresi i calabresi che premiano la corazzata del centrodestra: venticinque punti percentuali – Santelli al 55,9% e Callipo al 30,14 – la dicono tutta sulla compattezza di una coalizione che ha visto uno scarto minimo tra i voti di lista (57.13%) e quelli della candidata presidente. Il regista dell’operazione porta il nome di Francesco Cannizzaro che mette la firma sull’affermazione della prima donna Presidente della storia regionale calabrese. A Reggio città invece trionfa Fratelli d’Italia.

La Regione degli scandali

Ma il successo del partito di Giorgia Meloni dura un battito di ciglia. Gli sforzi dei partiti, impegnati nell’eterna lotta con i sentimenti dell’antipolitica, si infrange contro le inchieste giudiziarie che scuotono Palazzo Campanella. Nemmeno il tempo di insediarsi che il Consiglio deve fare i conti con l’arresto di Domenico Creazzo, primo degli eletti in FdI. L’accusa per lui è pesantissima: secondo gli inquirenti Domenico Creazzo, quando decise di candidarsi alle elezioni regionali accettò la promessa di un sostegno elettorale da parte delle cosche.

Mentre Jole Santelli provava ad avviare una nuova stagione con denunce e azioni concrete all’interno della Regione, il Consiglio scivolava sulla classica buccia di banana, mettendo in scena il pasticcio dell’indennità di fine mandato. Una modifica alla legge esistente dei ‘vitalizi’ che ha indignato l’opinione pubblica che l’ha ritenuta quantomeno inopportuna. L’imbarazzo tra gli scranni di Palazzo Campanella si palesò quando ormai la bomba era scoppiata, e l’unica cosa che seppe fare la politica fu quella di dare la “colpa” alla classica manina che avrebbe modificato il testo di quella modifica.

L’ultimo colpo all’istituzione regionale – a poco più di un mese dalla morte di Jole Santelli – è assestato lo scorso 19 novembre dalla Procura di Catanzaro che ha mandato ai domiciliari niente meno che il Presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini, già nella lista degli impresentabili della Commissione nazionale antimafia. L’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso. Tallini ha sempre respinto l’accusa, e quasi un mese dopo l’arresto verrà rimesso in libertà e si ripresenterà a Palazzo Campanella nelle vesti di consigliere.

Se Atene piange Sparta non ride

Mai come in quest’anno, forse, la politica regionale si è intrecciata a quella locale. E più in particolare con quella del Comune di Reggio. Il 2020 si apre con l’annuncio delle prime candidature per il rinnovo del Consiglio comunale. Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha già visto prorogata di qualche mese la scadenza del mandato e le elezioni erano fissate per la primavera. Ma la pandemia ha cambiato tutti i piani. Falcomatà fa il buon padre di famiglia e governa brillantemente la prima fase del Lockdown, mentre è sempre più chiaro che le elezioni saranno rinviate a settembre.

Ma a giugno tocca a Palazzo San Giorgio pagare dazio alla giustizia. L’avviso di conclusione indagini emesso dalla Dda di Reggio Calabria nei confronti di tredici indagati, tra cui 8 amministratori pubblici, sei dei quali in piena attività, non è un buon biglietto da visita per il sindaco che si appresta a chiedere nuovamente la fiducia ai reggini.

Nel calderone ci finiscono, oltre al neo assessore regionale Domenica Catalfamo, anche l’allora vicesindaco Armando Neri, l’assessore comunale Giovanni Muraca, i consiglieri comunali Filippo Quartuccio (anche consigliere metropolitano con delega alla Cultura), Rocco Albanese, Antonino Castorina (anch’egli consigliere metropolitano con delega al Bilancio); l’ex consigliere regionale Giovanni Nucera, e Fabio Scionti, ex sindaco di Taurianova.

Le accuse hanno un unico filo conduttore, e una vittima per così dire predestinata, che è l’Avr, non esente da grossissime responsabilità, concretizzandosi nel vizietto di chiedere favori: caldeggiando insomma assunzioni o, in questo caso, avanzamenti di posizione lavorative. Con un modus operandi che dipinge un quadro a tinte fosche a Palazzo San Giorgio e alla Città Metropolitana, dove un presunto “sistema” di pressioni sarebbe servito spesso e volentieri per agevolare una richiesta, il più delle volte irricevibile.
Il tutto mentre imperversava su Reggio l’emergenza rifiuti che innescherà un continuo botta e risposta tra Falcomatà e la Santelli.

Le elezioni e la riconferma

In un quadro non certo idilliaco, le elezioni comunali sono fissate per settembre. Ai nastri di partenza si presenteranno 9 candidati sindaco e 32 liste. Il processo che ha portato all’individuazione del candidato di centrodestra faciliterà il compito di Falcomatà, che dovrà vedersela anche con Angela Marcianò, mentre tramontava l’idea di dare vita ad un Polo che potesse raggruppare i tanti candidati “civici” in campo.

Alla fine la spunterà il sindaco uscente, ma avrà bisogno del turno di ballottaggio. Il voto genera da subito molte polemiche. Klaus Davi rimasto fuori per una manciata di voti promette battaglia ma non presenta ricorso.

Il consiglio si insedia, ma arriva il primo colpo di scena: la sospensione di Angela Marcianò. La Prefettura ha recapitato a Palazzo San Giorgio una nota con oggetto: ‘Sussistenza causa di sospensione di diritto alla carica’. La motivazione è da ricercare nella condanna subita nell’ambito del processo sull’affaire Miramare, che vede coinvolti anche il sindaco Giuseppe Falcomatà e la giunta dell’epoca . La Marcianò non la prende benissimo. Si apre così il Falcomatà bis.

E non finisce qui

La Consiliatura appena iniziata è segnata da altri due avvenimenti: il caso Ripepi e il caso Castorina. Il primo a finire nel vortice delle polemiche è stato l’esponente di Fratelli d’Italia, indagato nell’ambito di una vicenda che lo vede coinvolto, per mancata denuncia nelle vesti di Pastore della comunità religiosa che presiede, in una storiaccia di abusi familiari.

Neanche il tempo per sollevare il polverone politico, con la richiesta delle dimissioni di Ripepi, che anche la maggioranza deve fare i conti con l’etica e la moralità sbandierata qualche ora prima. Nel caso assurdo dei brogli elettorali ci finisce il capogruppo del Pd Nino Castorina indagato ed arrestato nell’ambito di una inchiesta della Procura che lo accusa di aver messo in piedi una sorta di traffico di tessere elettorali che ha portato al voto persone defunte ed elettori a loro insaputa.
Ma questo 2020 sta finendo, per fortuna…